Nuove riflessioni sull'oggetto del contratto di lavoro

AutoreMario Grandi
Pagine497-510
Mario Grandi
Nuove rif‌lessioni sull’oggetto del contratto di lavoro
S: 1. Osservazioni preliminari. - 2. Nuovi prof‌ili di teorizzazione dell’og getto del contratt o di
lavoro. - 3. Alcune (non superf‌lue) precisazioni sul prof‌ilo personale della prestazione lavorativa. -
4. Complessif‌icazione e semplif‌icazione del requisito oggettivo. - 5. Attenuazione d ell’impegno di
facere e mera disponibilità alla prestazione di lavoro. - 6. Variazione e specializzazione d ell’attività
lavorativa. Il problema della «professionalità». - 7. Se l’a ttività la vorativa sia qualif‌icabi le come
“collaborazione”. - 8. Qualche considerazione conclusiva.
1. Torno sul tema dell’oggetto del contratto di lavoro1, consapevole di espormi alla
critica di quanti sarebbero inclini a considerarlo «beghe di professori» o «parole senza
costrutto», per rievocare espressioni di redentiana memoria2. Mi spinge a riproporre il
tema, oltre che l’interesse in sé che esso racchiude per la qualif‌icazione della fattispecie,
il riemergere di dottrine recenti che esplicitamente lo evocano o implicitamente lo ri-
chiamano come elemento di specializzazione della stessa fattispecie. La riproposizione
della «professionalità» come oggetto proprio del contratto di lavoro3, come ciò che il
datore di lavoro si procura mediante il contratto, è soltanto l’ultimo o tra gli ultimi dei
prof‌ili di oggettività riformulati dalle predette dottrine, in una logica di rivalutazione o
di recupero degli elementi di specializzazione del facere, cui è, per consuetudine teorica,
ricondotto l’oggetto del lavoro dipendente in un ampio genus di tipologie contrattuali.
Questo rinnovato interesse sull’elemento oggettivo della fattispecie sembrerebbe
smentire l’idea, non priva di buoni argomenti, circa l’irrilevanza dell’oggetto nella qua-
lif‌icazione tipologica della stessa fattispecie, data la sua pertinenza, come faciendi neces-
sitas, ad un più ampio spettro di tipi contrattuali (di cui il lavoro autonomo è il tipo più
prossimo) e data la sua funzione discretiva generale nel delineare l’area dei tipi contrat-
tuali distinta da quella, in cui l’elemento oggettivo consiste nella prestazione di cose o
nel consentire il godimento di cose (anche qui gli esempi più prossimi, nella storia delle
dottrine sul contratto di lavoro, sono la vendita o la somministrazione e la locazione).
Sembra, dunque, che la riscoperta della funzione caratterizzante o di concorso caratte-
rizzante dell’oggetto, come requisito normativo del contratto di lavoro (art. 1325 c.c.),
abbia una qualche ragion d’essere, se è avvertita la ricorrente esigenza di specializzare, in
relazione al tipo, la qualità o le caratteristiche del comportamento o dell’attività, in cui
consuetamente si fa consistere l’oggetto. Parlo di “concorso caratterizzante” nel senso
che, pur negando al requisito oggettivo funzione di per sé qualif‌icante, la sua caratteriz-
zazione può, tuttavia, concorrere alla qualif‌icazione complessiva del tipo, in un’ottica
ricostruttiva che valorizza tutti gli elementi o la prevalenza degli elementi, che ne costi-
tuiscono, il tratto distintivo. In questa ottica, la proposta valorizzazione del requisito
1 Grandi 1999, 309 ss.
2 Redenti 1962, 71.
3 Alessi 2004, 81 ss.; cfr. anche Marazza 2002, 303.

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