Sul metodo e sui contenuti del negoziato per la revisione della struttura contrattuale

AutoreLauralba Bellardi
Pagine87-110
Lauralba Bellardi
Sul metodo e sui contenuti del negoziato per la revisione
della struttura contrattuale
S: 1. Spunti sul metodo della concertazione. - 2. La revisione del modello contrattuale. - 3. I livel-
li di contrattazione. - 4. Le competenze dei due livelli. - 4.1. in materia di retribuzione. - 4.2. le altre
competenze. - 5. Il rapporto tra i livelli: i raccordi oggettivi. - 5.1. e le clausole di uscita. - 6. La
tenuta del sistema: in particolare, i conf‌litti di regolazione.
1. La lunga marcia della concertazioneper rifarsi al suggestivo titolo del volume di
Giugni - è ripresa ed il 23.7.2007 ha portato alla stipulazione del «Protocollo su previ-
denza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili» e alla successiva attua-
zione legislativa delle previsioni dell’intesa, avvenuta con le l. nn. 244 e 247 del 2007.
Poco dopo è partita, poi, una fase concertativa ulteriore, che più direttamente della pre-
cedente aveva ancora una volta a che fare con i problemi della contrattazione collettiva
e della revisione della struttura contrattuale. Anche se è quest’ultima l’oggetto specif‌ico
di questo contributo, vorrei premettere qualche breve osservazione sul metodo seguito
nella concertazione del 2007 e sulle condizioni nelle quali è stata avviata l’ultima tratta-
tiva triangolare – quella, appunto, sugli assetti contrattuali - rispetto alle analoghe espe-
rienze precedenti.
Dal primo punto di vista, colpisce in primo luogo il mancato richiamo formale al
(e l’inapplicazione del) Patto di Natale del 1998 - pure sottoscritto da una compagine
governativa analoga - che aveva istituzionalizzato la concertazione def‌inendone nozione
e procedure: dif‌ferenziate, queste ultime, a seconda che i temi oggetto della trattativa
fossero di competenza del Governo o delle parti sociali ovvero comportassero o meno
oneri a carico del bilancio dello Stato, ed estese anche al rapporto tra Governo/terza
parte negoziale e Parlamento.
Presumibilmente tale inapplicazione è stata la conseguenza, oltre che della comples-
sa composizione delle tematiche oggetto del negoziato, delle dif‌f‌icoltà politiche della
maggioranza di governo e, dunque, della necessità di mediare continuamente tra le po-
sizioni e gli orientamenti delle sue componenti, eludendo almeno i vincoli, procedurali
e sostanziali, che la disciplina della concertazione def‌inita nel ’98 avrebbe imposto. In-
fatti, come dimostrano i grandi problemi incontrati (anche, e non solo) nella traduzione
legislativa del protocollo del 2007, con particolare riferimento alle modif‌iche del testo
sottoscritto dal Governo con le parti sociali, all’interno della maggioranza erano presen-
ti anche posizioni ostili alla concertazione. In particolare, una parte delle sue componen-
ti dimostrava di considerarla ancora un metodo decisionale che espropria (non giuridi-
camente, ma politicamente) della sua funzione istituzionale il Parlamento a favore delle
organizzazioni sindacali e dell’autonomia del loro ruolo politico-sociale (e, dunque, del-
la loro autonomia dagli stessi partiti).
È proprio questo, anzi, che ha determinato un conf‌litto interno alla maggioranza e
ai sindacati, oltre che tra il Governo e le parti sociali. Un conf‌litto che si è arroventato
88 Studi in onore di Edoardo Ghera
nella fase delle modif‌iche legislative del testo concordato il 23 luglio e che è stato argina-
to solo dalla maggioranza bulgara con la quale è stato approvato il referendum sul pro-
tocollo indetto dai sindacati.
Resta il fatto che queste vicende hanno determinato un indebolimento reciproco
del Governo e del metodo concertativo: mai come in questa occasione, anzi, la concer-
tazione è apparsa tutt’altro che una “stampella” per governi deboli, come invece sostene-
va il Libro Bianco, tanto più se si considera che i soggetti coinvolti nella trattativa e poi
f‌irmatari del protocollo, a dif‌ferenza delle passate esperienze, sono stati molto limitati.
Se si guarda, invece, alla trattativa triangolare successivamente incominciata - e su-
bito interrotta dalla crisi di governo, ma proseguita in sede bilaterale …En Attendant
Godot-, è noto che essa ha formalmente origine dalla vertenza avviata dalle confederazio-
ni sindacali nell’autunno 2007 per rivendicare, approf‌ittando della ripresa economica
allora in atto, «una nuova politica dei redditi che abbia come asse centrale la crescita e lo
sviluppo delle capacità produttive e competitive del Paese, con un marcato segno redi-
stributivo verso il lavoro dipendente, sostenendo le fasce sociali più esposte attraverso i
salari ed una stabile e buona occupazione»1.
Più in particolare, la vertenza mira a garantire l’incremento dei redditi e, in partico-
lare, delle retribuzioni attraverso una serie di provvedimenti in materia f‌iscale, tarif‌faria
e sui prezzi, da un lato, e di interventi sulla contrattazione collettiva, dall’altro.
Ef‌fettivamente, nell’ultimo decennio il potere d’acquisto delle retribuzioni è stato
eroso - oltre che dalla globalizzazione dell’economia, che ha l’ef‌fetto di comprimere la
dinamica dei salari in tutti i paesi ricchi - da una serie di concause, in parte esogene ed
in parte endogene al sistema contrattuale, tra le quali l’inf‌lazione, l’aumento dell’im-
posizione f‌iscale, le politiche contrattuali seguite dagli anni Novanta ed alcuni ele-
menti della struttura della contrattazione collettiva. In particolare, le retribuzioni non
sempre hanno recuperato del tutto l’inf‌lazione ma, soprattutto e più in generale, sono
cresciute decisamente meno della produttività (naturalmente, ove e quando questa sia
aumentata).
Sul primo aspetto ha inciso l’errata applicazione delle regole del protocollo del ’93
preordinate all’adeguamento all’inf‌lazione del potere d’acquisto delle retribuzioni attra-
verso la def‌inizione concertata dei tassi di inf‌lazione programmata. In realtà, questa
procedura è stata sostanzialmente ignorata dal governo Berlusconi, che ha proceduto a
determinare autonomamente tassi di inf‌lazione notevolmente inferiori rispetto agli an-
damenti dell’economia. Peraltro, il recupero (comunque a posteriori) del dif‌ferenziale tra
inf‌lazione programmata e reale, af‌f‌idato al rinnovo biennale della parte economica dei
contratti, pur quando è stato totale, è avvenuto con notevole ritardo sui tempi previsti
nello stesso protocollo, determinando pure la sovrapposizione del ciclo negoziale nazio-
nale con quello decentrato, a danno di quest’ultimo e della redistribuzione della produt-
tività: per inciso, il metodo di determinazione dei tassi di inf‌lazione, la durata dei con-
tratti e le cadenze negoziali si sono rivelati, così, tra i punti di maggiore sof‌ferenza degli
assetti contrattuali disegnati nel ’93.
1 Si tratta del documento CGIL CISL e UIL del novembre 2007 «Per valorizzare il lavoro e far crescere il
Paese».

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