Le cause della precarietà e le norme del diritto del lavoro

AutoreLuigi Menghini
Pagine693-702
Luigi Menghini
Le cause della precarietà e le norme del diritto del lavoro
S: 1. Le cause della precarietà del lavoro. - 2. Tenue incidenza sulla crescita della precarietà della
riforma del lavoro a termine del 2001. - 3. Il problema della successione dei contratti di lavoro a tem-
po determinato. - 4. La temporaneità delle ragioni giustif‌icative del termine. - 5. Le ragioni introdot-
te dai contratti collettivi. - 6. La permanente eccezionalità del contratto a tempo determinato e il si-
gnif‌icato della conversione del rapporto.
1. È da qualche anno, ormai, che nel dibattito politico, sociale e giuridico, il termi-
ne “precarietàè invalso per def‌inire le tipologie f‌lessibili di contratto di lavoro e la
conseguente situazione sociale di migliaia di lavoratori. Per molti la precarietà è un male
che impedisce ogni progetto per il futuro soprattutto ai giovani; per altri la precarietà è
una situazione inevitabile che andrebbe af‌frontata senza eccessivi pregiudizi, comunque
preferibile al lavoro irregolare.
Dinanzi alle numerose proposte tecniche e politiche dirette a sconf‌iggere questo
“male”, occorre anzitutto chiarire che la precarietà non si vince con la semplice riforma
delle norme giuridiche: la precarietà dipende da numerosi e complessi fattori, economi-
ci, sociali e culturali e, quindi, per vincerla, è necessario intervenire soprattutto su questi
piani. È innegabile, peraltro, che la precarietà è prodotta anche dalle norme giuridiche e
pure su questo aspetto, dunque, si deve intervenire. Va sottolineato, tuttavia, che la pre-
carietà, per quanto può contare il fattore giuridico, è causata non solo dalla c.d. “Legge
Biagi”, di cui tutti parlano, ma dall’insieme di regole del nostro diritto del lavoro che
toccano, ad esempio, il lavoro a termine, l’orario di lavoro, gli appalti, le esternalizzazio-
ni, i rapporti di lavoro nei gruppi di società, la distinzione tra autonomia e subordina-
zione, gli ammortizzatori sociali, il licenziamento, ecc. È infondato e fuorviante, quindi,
ritenere che una volta eliminata la “Legge Biagi”, il problema della precarietà venga mi-
racolosamente risolto.
Da qualche tempo, in particolare, ritengo che sulla precarietà abbia un rilevante
ef‌fetto la propensione dei datori di lavoro di rifugiarsi nei rapporti precari per non dover
avere problemi di applicazione della disciplina dei licenziamenti. Sul punto non ci devo-
no essere equivoci. Rimango della convinzione che, in tema di licenziamento, sia neces-
saria una tutela forte, l’unica idonea a garantire l’ef‌fettivo esercizio dei diritti previsti sul
piano individuale e sindacale dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori. Al con-
tempo, ritengo che, in talune decisioni giurisprudenziali (mi riferisco soprattutto a certe
decisioni della Cassazione in tema di giustif‌icato motivo oggettivo), siano riscontrabili
degli eccessi di tutela, delle forzature che portano a restrizioni non pensate dal legislato-
re, così come appare evidente un eccessivo “buonismo” dei giudici di merito in materia
di licenziamento per colpa. Ciò comporta, visti i tempi lunghissimi dei processi, che i
datori di lavoro a volte si vedono condannati al pagamento di importi molto alti, pur
essendo stati rassicurati dai loro consulenti che il recesso era legittimo. Per evitare queste
“brutte sorprese”, auspico, tra l’altro, un maggior impegno delle parti sociali nello spe-

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