I complicati servizi per l'impiego

AutoreRoberta Bortone
Pagine161-169
Roberta Bortone
I complicati servizi per l’impiego
S: 1. Il “collocamento” dei lavoratori. - 2. I mutamenti nel mercato del lavoro. - 3. L’idea di “ser-
vizi” per il lavoro e l’occupazione. - 4. L’attuale situazione dei Servizi pubblici per l’impiego. - 5. Il
Protocollo del 23 luglio 2007.
1. Quando nel 1970 Edoardo Ghera pubblicava la sua monograf‌ia sul collocamen-
to1, la regolamentazione del mercato del lavoro era profondamente diversa da quella at-
tuale, così come erano diversi i presupposti di ogni intervento legislativo in materia di
lavoro.
La regolazione del lavoro si concentrava sulla disciplina dei rapporti individuali,
con riferimento pressoché esclusivo, come è noto, ai rapporti di lavoro subordinato che
oggi def‌iniremmo “standard”, cioè quelli a tempo pieno e indeterminato alle dipenden-
ze dell’imprenditore-utilizzatore della prestazione. E alla tutela di questi stessi rapporti
di lavoro era f‌inalizzata in sostanza anche l’azione dei soggetti collettivi.
Ciò, a mio avviso, concorreva anche a giustif‌icare la distinzione, allora molto netta,
tra diritto della previdenza sociale e diritto del lavoro: quest’ultimo dettava le regole dei
rapporti di lavoro e con i suoi limiti contribuiva alla f‌issazione del prezzo del lavoro,
mentre alla prima era af‌f‌idato il compito di sostenere il reddito dei lavoratori a fronte di
circostanze che ne riducevano o interrompevano la capacità di guadagno.
Per quello che riguarda la disciplina del lavoro, poi, molto era incentrato sulla quan-
tità. In un sistema complessivo nel quale il contesto esterno all’azienda era tutto somma-
to stabile, il conf‌litto industriale si giocava quasi soltanto sulla contrapposizione tra
l’interesse delle imprese ad aumentare la quantità di produzione ed a ridurre i costi, ed
il corrispettivo interesse dei lavoratori a diminuire la quantità del lavoro prestato (soprat-
tutto in termini di orario) e ad aumentare le retribuzioni. Tanto che per molto tempo la
contrattazione collettiva ha continuato ad occuparsi quasi soltanto di questi temi.
Nella struttura economica di quello stesso periodo, in presenza di un’occupazione
tendenzialmente piena, tutti coloro che a vario titolo (politico, sindacale, scientif‌ico)
ritenevano di schierarsi dalla parte nei lavoratori mettevano al centro della loro attenzio-
ne la tutela del lavoratore in azienda.
È evidente che in quella fase era quasi del tutto assente la nozione di «servizio» alla
quale si pensa oggi. Il collocamento – il principale «servizio» pubblico destinato al mer-
cato del lavoro – era considerato un’attività amministrativo-burocratica, una funzione
pubblica quasi notarile, che ripartiva secondo criteri di equità le occasioni di lavoro di-
sponibili. Le stesse ragioni di equità erano alla base del sistema delle assunzioni obbliga-
torie: ciò che era importante non era il reale inserimento lavorativo dei soggetti svantag-
giati, quanto assicurare loro un reddito da lavoro. Se poi per questo l’impresa era
1 Ghera 1970.

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