Riforma fallimentare e rapporti di lavoro

AutorePaolo Tosi
Pagine1223-1233
Paolo Tosi
Riforma fallimentare e rapporti di lavoro
S: 1. Riforme organiche e competitività del sistema. - 2. Similarità e complementarità tra il
d.lgs. n. 5/2006 e il d.lgs. n. 276/2003 (c.d. riforma Biagi). - 3. Le innovazioni sul versante falli-
mentare. - 4. La tangenzialità della riforma sul versante lavoristico e l’inapplicabilità dell’art. 72. -
4.1. Le scelte del curatore. - 4.2. La continuazione dell’att ività nell’esercizio provv isorio, l’af‌f‌itto e
la vendita dell’azienda.
1. La ratio che sorregge il complesso testo del d.lgs. 9.1.2006, n. 5, intitolato «Ri-
forma organica della disciplina delle procedure concorsuali»1, emanato in attuazione
dell’art. 1, c. 5, della legge 14.5.2005, n. 80, nota come legge sulla competitività, è du-
plice: l’ammodernamento del sistema normativo e la sua armonizzazione con gli ordina-
menti degli altri Paesi europei2.
Al primo obiettivo sono riconducibili le norme di svecchiamento, semplif‌icazione
ed accelerazione procedurale di cui il decreto è disseminato3; al secondo, le norme che
tentano il superamento dell’ottica prevalentemente liquidatoria dell’impresa insolvente
a favore della logica del recupero e salvataggio della stessa, con salvaguardia dei livelli
occupazionali (e rispetto dei principi della libera concorrenza).
Il mix di ammodernamento ed armonizzazione, o meglio, l’ammodernamento pro-
posto in chiave di armonizzazione4 non è una novità: è chiara l’assonanza con la ratio
dichiarata di un altro provvedimento di riforma, il d.lgs. n. 276/2003, che riscrive parti
importanti della disciplina del lavoro subordinato cercando di liberare spazi a favore del
mercato, della f‌lessibilità, dell’occupazione.
Ciò non stupisce: entrambi i decreti, anche se non contestuali5, sono “f‌igli” della
stagione dominata dalle tematiche occupazionali e del recupero di competitività del si-
stema produttivo. Preoccupazioni in primis economiche, a fronte delle quali la tutela dei
lavoratori, sia in campo lavoristico ma anche in campo fallimentare, rischia di apparire
un obiettivo in controtendenza, per non dire un ostacolo, sul terreno del rapporto tor-
1 L’entrata in vigore, f‌issata in 180 giorni dopo la pubblicazione sul Supplemento Ordinario n. 13 alla g.u.
n. 12 del 16.1.2006, è avvenuta il 16.7.2006.
2 La disciplina comunitaria rispetto a cui si imponeva l’adeguamento è quella scaturente dagli Orientamen-
ti contenuti nella Comunicazione agli Stati membri n. 288/2002 del 1999 e nel Regolamento n. 1346 del
29.5.2000, entrato in vigore il 31.5.2002.
3 Il r.d. del 1942 era da svecchiare in quanto «tarata sulla f‌igura dell’imprenditore individuale, all’epoca
dominante sulla scena economica […]; inoltre non era più condivisibile la f‌ilosof‌ia rigoristica-punitiva, vi-
gente nell’allora Italia fascista e corporativa»: Alleva 2006, 2.
4 C’è chi ha parlato di «armonizzazione» come alibi per il mutamento f‌inalizzato alla realizzazione di uno
scopo essenzialmente ideologico.
5 È chiaro che l’uno si colloca prima e l’altro dopo l’emanazione della legge sulla competitività. Ma il nudo
dato temporale è irrilevante: si pensi che il recupero di competitività, con connesse problematiche occupa-
zionali, domina il Libro bianco, il documento governativo da cui sono scaturiti la legge delega n. 30/2003 e
il citato decreto legislativo di riforma.

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