Sicurezza sul lavoro e modello sociale europeo: un'ipotesi di sviluppo

AutorePatrizia Tullini
Pagine1257-1275
Patrizia Tullini
Sicurezza sul lavoro e modello sociale europeo:
un’ipotesi di sviluppo
S: 1. La sicurezza sul lavoro e il modello sociale europeo. - 2. Disciplina comunitaria e ordinamen-
to interno: cinque concetti-chiave per progettare il futuro. - 2.1. Prevenzione e precauzione. - 2.2.
Diritto alla salute dei lavoratori: il f‌ilo continuo per una rinnovata tessitura. - 2.3. Organizzazione,
qualità e sicurezza del lavoro: un’integrazione possibile. - 2.4. Un lavoro sicuro per tutti. - 2.5. Parte-
cipazione individuale e collettiva.
1. Un’opinione concorde, fra gli studiosi del diritto del lavoro e del diritto comuni-
tario, riconosce all’Europa un ruolo fondamentale nella promozione della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro. È in questo ambito che è stata prioritariamente attivata
un’intensa politica di armonizzazione per la creazione di un «modello sociale
comunitario»1; è su questo terreno che sono state preferibilmente sperimentate le tecni-
che classiche di conformazione (direttive e regolamenti), senz’altro più ef‌f‌icaci rispetto
agli strumenti normativi soft per la convergenza verso obiettivi comuni; è in questo set-
tore ch’è stato adottato, ai sensi dell’art. 137 TUE, un corpus legislativo vasto ed artico-
lato, realizzando – secondo la dottrina più accreditata – «il capitolo forse più importan-
te (…) del diritto del lavoro comunitario»2.
E, nonostante i timori d’una deregolamentazione surrettizia e le episodiche battute
d’arresto, questo ruolo d’avanguardia nel perseguimento della coesione sociale europea
tutto sommato non sembra appannarsi3. O almeno, così lasciano trasparire le recenti
strategie comunitarie che alzano progressivamente il tiro dell’armonizzazione, puntando
a combinare in un approccio sistematico i temi del «benessere sul luogo di lavoro» e di
«un’autentica cultura della prevenzione» nelle organizzazioni produttive, con l’ambizio-
so progetto di sviluppo delineato dal Consiglio di Lisbona in relazione alle trasformazio-
ni del mercato del lavoro, alla qualità dell’occupazione, alla produttività delle imprese e
alla crescita economica4.
1 Secondo il terzo “considerando” della Risoluzione del Consiglio 25.6.2007 su una nuova strategia comu-
nitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, in g.u.U.E., 30.6.2007, C 145/1, il modello sociale
europeo «è basato su un funzionamento armonioso dell’economia, su un livello elevato di protezione socia-
le e di istruzione nonché sul dialogo sociale e implica pertanto il miglioramento della qualità dell’occupa-
zione, specie per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro».
2 Caruso 1997, 1-3. Sul processo di costruzione comunitaria in materia cfr. Arrigo 2007, 5 ss.; Roccella –
Treu 2007, 319 ss.
3 Hanno espresso timori per una possibile deregolamentazione Caruso 1997, 2; Barbera 2007, 6; Aa.Vv.
2007, 258, secondo cui le direttive costituiscono «l’asse portante dell’intervento comunitario» mentre le
raccomandazioni si sono rivelate poco ef‌f‌icaci. Contra Arrigo 2007, 22.
4 Cfr. Comunicazione della Commissione 21.2.2007 «Migliorare la qualità e la produttività sul luogo di
lavoro: strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro», com(2007) 62, che
si pone in linea di continuità con la precedente strategia per la salute e la sicurezza sul lavoro (2002-2006)
1258 Studi in onore di Edoardo Ghera
Da un lato, è emersa la consapevolezza di dover raf‌forzare il coordinamento tra gli
interventi in materia di ambiente di lavoro e le politiche promozionali dell’occupazione
(ad es., considerando gli aspetti di genere, l’evoluzione demograf‌ica, i fenomeni migra-
tori endo ed extra-europei, «l’aumento del lavoro autonomo, dell’esternalizzazione, del
subappalto, del ricorso ai lavoratori migranti e ai lavoratori distaccati»)5; dall’altro, le
istituzioni comunitarie hanno deciso di sostenere in modo fattivo il raccordo delle azio-
ni nei settori della sicurezza e del mercato del lavoro, al f‌ine di migliorarne «la coerenza
e l’ef‌f‌icacia», attraverso il sostegno f‌inanziario e programmi unitari6.
C’è una sorta d’ingenuità nelle dichiarazioni della Commissione europea quando si
mostra convinta che «occupational health and safety plays a vital role in increasing the compe-
titiveness and productivity of enterprises»? O forse c’è un’eccessiva f‌iducia sugli ef‌fetti positivi
che potrebbero derivare dalla combinazione fra esigenze economico-produttive e tutela dei
lavoratori, sul presupposto che «for both economic and human reasons, health and safety at
work deserves to be given a prominent place on the Community’s policy agenda»?7.
Certo vi sono ragioni plausibili per condividere l’orientamento comunitario: basta
considerare che l’autoreferenzialità e la chiusura sistemica del settore – l’autonomia
dell’apparato regolativo e l’autosuf‌f‌icienza dei suoi principi fondanti – non sembrano
aver sinora giovato all’ef‌fettività. Anzi, proprio queste caratteristiche peculiari potrebbe-
ro aver favorito una certa separatezza ed una sostanziale incomunicabilità dell’intervento
comunitario in materia, considerato incapace di procurare una migliore razionalizzazio-
ne dei rapporti di produzione e soprattutto foriero di costi ed oneri burocratici a carico
delle imprese.
Ma non va sottovalutato il rischio che, una volta superati i conf‌ini troppo netti tra
le politiche della salute/sicurezza e quelle dell’occupazione, la tutela dell’ambiente di
lavoro f‌inisca per essere assorbita o al limite diluita all’interno della Strategia di Lisbona,
piegata al raggiungimento dei pressanti obiettivi di crescita economica e di competitivi-
tà delle imprese, passando così da una posizione conf‌littuale, meglio anti-statica, rispet-
to alle esigenze della produzione ad un ruolo omeo-statico di supporto e di raf‌forzamen-
to delle stesse8.
Tenendo presente questo piano inclinato, allora, sembra utile of‌frire una diversa chia-
ve d’interpretazione dei recenti indirizzi comunitari, raf‌forzando quel disegno politico co-
esivo che per ora s’intravede appena nelle dichiarazioni di principio. Va sottolineato anzi-
adottata con Comunicazione della Commissione 11.3.2002, com(2002) 118. Per un giudizio positivo cfr.
Report on the evaluation of the Community strategy on health and safety at work 2002-2006 (sec(2007) XXX);
contra Aa.Vv. 2007. 229 secondo cui «si può parlare tranquillamente di fallimento».
5 Cfr. Risoluzione del Consiglio 25.6.2007, cit. nt. 1, C 145/3, lett. j).
6 Cfr. Decisione n. 1672/2006/Ce del 24 ottobre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un
programma comunitario per l’occupazione e la solidarietà sociale (Progress), in g.u.U.E. 15.11.2006, L. 315/1,
che «risponde alla volontà della Commissione di semplif‌icare e razionalizzare gli strumenti f‌inanziari nel
settore dell’occupazione e della politica sociale». La Sezione 3 f‌inanzia «il miglioramento delle condizioni di
lavoro, comprese la salute e la sicurezza sul lavoro e la conciliazione della vita professionale con quella fami-
liare».
7 Cfr. Comunicazione della Commissione 21.2.2007, cit. nt. 4.
8 Sulla tendenza ad identif‌icare la modernizzazione dei sistemi di protezione sociale con la Strategie Euro-
pea per l’Occupazione cfr. Ales 2008, 23 ss.

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