Il Protocollo del 2007 e le riforme del welfare
Autore | Tiziano Treu |
Pagine | 1235-1256 |
Tiziano Treu
Il Protocollo del 2007 e le riforme del welfare
S: 1. Il difficile equilibrio e gli scambi plurimi realizzati nel Protocollo. - 2. Il rapporto fra accordo
sociale, governo e parlamento. - 3. Utilità e costi del compromesso sulle pensioni. - 4. Le criticità:
lavori usuranti e coefficienti di trasformazione. - 5. Pensionamento delle donne e consolidamento del
metodo contributivo. - 6. Aggiustamenti alle regole del mercato del lavoro. - 7. Il ridimensionamento
dei rapporti di collaborazione. - 8. Valorizzazione dei servizi all’impiego e della formazione professio-
nale. - 9. Completare la riforma degli ammortizzatori sociali. - 10. Gli incentivi all’occupazione. - 11.
Condizioni di efficacia del Protocollo: decentramento, cultura giuridica, etica pubblica. - 12. Il Pro-
tocollo del 23.7.2007: conclusione di un ciclo.
1. Il protocollo del 23.7.2007 e la legge attuativa 247 del 2007 vanno considerati
nel contesto delle politiche economiche e sociali del governo: non solo perché ne riflet-
tono i caratteri e le debolezze, ma anche perché riprendono motivi anticipati in altri
provvedimenti. Del resto patti sociali della portata del protocollo non vivono in isola-
mento. È stato così per l’accordo del 23.7.1993 che è il precedente più vicino per impor-
tanza, anche se le priorità sono diverse nei due accordi: allora il contenimento dell’infla-
zione oggi la “sistemazione” di alcuni assetti del mercato del lavoro e della previdenza.
Il contenuto del protocollo del 20071 costituisce una sintesi di interventi in tema di
lavoro, avviati fin dal primo insediamento del governo e orientati al contrasto di feno-
meni di irregolarità ritenuti particolarmente gravi: regolarizzazioni di collaborazioni
anomale, misure di controllo sulla regolarità contributiva (estensione del DURC, docu-
mento unico di regolarità contributiva) e sulle catene di appalti, rafforzamento del con-
trasto al lavoro nero, nuova legge sulla sicurezza del lavoro, con misure immediatamente
operative (coordinamento dei controlli e rafforzamento delle sanzioni), e delega per la
semplificazione e redazione di un testo unico. Più in generale il Protocollo si appoggia
su altri provvedimenti contenuti nella finanziaria 2008 e nel collegato che sono parte
importante del delicato equilibrio politico economico raggiunto dal governo. Lo scam-
bio che ne ha reso possibile la firma non è solo interno alla materia trattata, mercato del
lavoro e previdenza, che sono fra loro connesse più che in passato, ma è anche esterno,
come si è rilevato nel dibattito parlamentare. Questo vale in particolare per gli impren-
ditori che beneficiano della riduzione del costo del lavoro (il cd. cuneo fiscale) e di vari
incentivi presenti nella legge finanziaria (riduzione dell’Ires, semplificazione tributaria
per le piccole imprese, sgravi per le spese di ricerca ecc.). Questi provvedimenti sono
significativi anche per le parti sindacali in quanto contribuiscono al sostegno dell’econo-
mia e dell’occupazione essenziale per qualunque operazione durevole di welfare.
Per la conclusione dell’accordo operano inoltre, come in altri casi di concertazione,
elementi di scambio politico. L’intesa è importante per il governo in quanto contribuisce
a sostenerne l’equilibrio nel difficile contesto socio-politico. Il mantenimento di questo
1 Primi commenti in Perulli 2007; e il volume a cura dell’Arel 2008.
1236 Studi in onore di Edoardo Ghera
equilibrio è apprezzato dalle stesse parti sociali, in quanto funzionale al conseguimento
dei benefici attesi dalle riforme concordate. In particolare i sindacati hanno bisogno di
un accordo con Confindustria e governo sia per smentire il declino della concertazione,
minacciata nel periodo del centro destra, sia per rafforzare il proprio ruolo nella defini-
zione delle maggiori questioni sociali del paese, anche in risposta alla competizione del-
la sinistra politica. Questi fattori hanno sostenuto la scelta sindacale di rafforzare la
adesione al protocollo con il ricorso ad una consultazione dei lavoratori di dimensione
senza precedenti.
L’intreccio di elementi sindacali e politici ha influenzato l’intero iter delle trattative
e l’accordo finale, che portano i segni di un compromesso difficile. Peraltro data la com-
plessità delle materie trattate e le tensioni nella maggioranza e nel paese le conclusioni
raggiunte devono ritenersi del tutto ragguardevoli. I provvedimenti risultanti hanno
potuto ottenere l’approvazione parlamentare, da una maggioranza così stretta e divisa,
proprio per il sostegno reciproco di fattori sociali e politici. Per il primo aspetto ha gio-
cato la forte legittimazione proveniente dall’accordo con le parti e dal referendum dei
lavoratori, per il secondo è stata rilevante l’adesione al programma del centro sinistra
ancorché non privo di ambiguità. Più in generale si è capito il rilievo decisivo dei prov-
vedimenti (non solo il protocollo ma la legge finanziaria) per le sorti del governo, cioè
per evitare crisi ritenute negative, e quanto meno premature, per motivi diversi sia dalla
maggioranza sia dalle parti sindacali e da gran parte dello stesso fronte imprenditoriale.
La conclusione dell’intesa e la sua approvazione si motivano anche per la pluralità dei
contenuti che riguardano insieme provvedimenti riguardanti il mercato del lavoro e la
previdenza pensionistica. Questa è una relativa novità perché quest’ultimo tema è tradi-
zionalmente distinto dagli altri nella nostra concertazione: nel 1995 come nel 2004 è
stato oggetto di intese separate, con attori firmatari diversi, che hanno portato alle leggi
335/1995 e 243/2004. Si tratta di una scelta motivata da una ragione politica fondamen-
tale: cioè dal fatto che l’intesa sull’assetto pensionistico, in particolare la modifica della
normativa del 2004 riguardante l’innalzamento di tre anni (il cd. scalone) dell’età pensio-
nabile, ha costituito per i sindacati, e anche per parte della coalizione di maggioranza, un
elemento determinante per accettare la regolazione compromissoria sul mercato del lavo-
ro, superando le controversie esistenti al riguardo all’interno degli stessi schieramenti.
Questo legame è stato rilevante anche per il fronte imprenditoriale, Confindustria in
primis, che è stata indotta, per esplicita dichiarazione, ad accettare il nuovo assetto pen-
sionistico, pure non pienamente condiviso, in quanto inserito in un patto comprensivo
di misure apprezzabili sul mercato del lavoro e sulla competitività, nonché connesso,
come si diceva, ad altri provvedimenti varati dal governo sul costo del lavoro.
2. Prima di considerare alcuni contenuti del protocollo vorrei riprendere il tema,
discusso in sede parlamentare e toccato anche negli scritti di questo volume, dei rappor-
ti fra l’accordo sociale e le decisioni parlamentari2. Tali rapporti sono delicati in tutta la
2 Cfr. su questi rapporti: Carinci 1999, 20 ss.; Carinci 2005, 491 ss.; Ghera 1998, 501 ss.; Giugni 1985,
63 ss.; Treu 2007e.
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