Le lingue di lavoro

AutoreAlain Supiot
Pagine1213-1222
Alain Supiot
Le lingue di lavoro*
Edoardo Ghera è uno di quei grandi giuristi che non hanno mai dimenticato che il
diritto del lavoro non è soltanto una tecnica, ma anche un fatto di cultura, la cui evolu-
zione non può essere compresa se la si separa dalle sue origini storiche e di civiltà. Così,
nel momento di rendergli omaggio, non è di scarsa rilevanza attirare l’attenzione su di
un problema che il diritto del lavoro ha potuto ignorare sino a quando è stato legato ad
una economia di ambito nazionale: quello della dimensione linguistica delle relazioni di
lavoro. Alcuni gravi incidenti accaduti recentemente in Francia e in Germania hanno
dimostrato che la problematica delle lingue di lavoro non poteva più essere ignorata.
Tra il 6.5.2004 e il 1.8.2005, 23 malati alla prostata curati con radioterapia, sono
stati vittime di dosaggi eccessivi all’ospedale di Epinal. Questo è il più grave incidente
mai accaduto in Francia nell’uso terapeutico dei raggi ionizzanti. «Quattro pazienti sono
morti. Almeno dieci malati presentano una grave complicazione da esposizione radiologica,
con sintomi di dolori intensi, perdite, emorragie che necessitano di trasfusioni continue, per
la maggior parte f‌istole, dif‌f‌icoltà o impossibilità a rimanere seduto, spostarsi, dormire. Que-
sti pazienti sof‌frono di un’alterazione dello stato generale, di depressione e presentano a volte
un dimagrimento. Sono portatori di colostomia e di ureterostomia, ed hanno perennemente
bisogno di sacche, sonde e cateteri». Secondo il rapporto d’inchiesta dell’Ispezione genera-
le degli af‌fari sociali che redige tale bilancio, questo incidente deriva da errori di parame-
traggio, dovuti soprattutto al fatto che gli operatori non disponevano di alcuna guida
operativa in lingua francese del programma software utilizzato1. L’interfaccia di questo
software era compilato in inglese e questo incidente illustra in maniera drammatica
l’importanza vitale della questione delle lingue di lavoro.
Questa problematica non ha età, in quanto il lavoro, iscrivendo nel reale la rappre-
sentazione delle cose da fabbricare o degli atti da svolgere, passa necessariamente attra-
verso la mediazione della lingua. Ma essa assume una dimensione di maggiore attualità
con lo smantellamento delle frontiere commerciali, che comporta una divisione interna-
zionale del lavoro ed accresce l’impiego di prodotti e di macchinari concepiti o fabbrica-
ti all’estero. Queste trasformazioni obiettive obbligano sempre più spesso a decidere
della o delle lingue che dovranno essere comprese o utilizzate in una data situazione la-
vorativa. Secondo una convinzione piuttosto dif‌fusa e capillare, questa decisione non
* Il presente contributo sviluppa un intervento orale presentato all’incontro su Il plurilinguismo nell’impresa,
organizzato nell’ambito dei Rencontres syndicales, presso la sede della CGT [Conféderation Générale du Tra-
vail, n.d.t.] il 1.6.2007. Tengo a ringraziare i miei colleghi Patrick Chaumette (Università di Nantes), Ro-
bert Rebhahn (Università di Vienna) e Miguel Rodriguez-Pinero (Università di Madrid), oltre che Jean-
Loup Cuisiniez (CFTC) [Confédération Française des Travailleurs Chrétiens] e Jean Pierre Bourdin (CGT) per
le preziose informazioni che mi hanno fornito in occasione della preparazione del presente lavoro. Traduzio-
ne dal francese dell’Avv. Antonio M. Polito.
1 Rapporto ASN n. 2006 ENSTR 019 – IGAS n. RM 2007-015P, presentato da Guillaume Wack (ASN)
e Françoise Lalande, con la collaborazione di Marc David Seligman.

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