La formazione del giurista del lavoro tra paternalismo delle tutele, autonomia delle parti sociali, politica del diritto

AutoreFranco Scarpelli
Pagine1127-1136
Franco Scarpelli
La formazione del giurista del lavoro tra paternalismo
delle tutele, autonomia delle parti sociali, politica del diritto*
S: 1. Il problema della def‌inizione del diritto del lavoro in una società sempre più complessa. - 2.
Lo statuto tradizionale della materia e l’impostazione prevalente degli studi. - 3. Alcune domande su
conf‌ini e contenuti della materia. - 4. Una possibile via d’uscita: il diritto del lavoro come diritto
della società, dell’economia, della concorrenza, del mercato. - 5. L’insegnamento del diritto dei lavori
della società complessa: un diritto per problemi e per principi.
1. Mi è capitato recentemente di rileggere, su un quotidiano, una nota frase di Ale-
xis de Tocqueville ne L’ancien régime: non essere più nel prima, vale a dire nella società
già passata, ma non essere ancora nella società futura.
Vi ho subito riconosciuto la condizione del diritto del lavoro, per come vi stavo ri-
f‌lettendo nella preparazione di questo intervento: condizione che peraltro ispira più in
generale la rif‌lessione sulla formazione del giurista in una società e in un’università che
vanno cambiando rapidamente1.
A me pare indubbio che il diritto del lavoro stia attraversando una dif‌f‌icoltà fonda-
mentale, anzi fondativa perché attinente alla coscienza e def‌inizione di se stesso, e della
propria funzione, in una società assai più complessa rispetto a quella nella quale ha ma-
turato la propria autonomia scientif‌ica e didattica.
Più complessi sono sia il fenomeno economico sul quale le regole incidono – i rap-
porti economici e di competitività, che scaricano tensioni sempre più forti sulle regole
giuridiche – sia i rapporti sociali che le stesse regole governano (per fare un esempio di
grande attualità: il rapporto tra cittadino-lavoratore e cittadino-consumatore, condizio-
ni sociali che rischiano di entrare in conf‌litto nonostante l’inevitabile sovrapposizione
delle due f‌igure sociali nelle medesime persone f‌isiche).
Rispetto all’epoca nella quale si è formata la mia generazione di giuslavoristi (po-
tremmo dire la generazione di mezzo: tra quella dei giovani oggi in via di formazione e
quella dei maestri, che hanno def‌inito il diritto del lavoro del nuovo ordinamento costi-
tuzionale nei primi decenni della repubblica e f‌ino allo statuto dei lavoratori del 1970)
la complessità che il diritto deve governare, si diceva, è considerevolmente maggiore.
Senza pretesa esaustiva (né di giustif‌icare uno per uno gli elementi del seguente
elenco) essa può individuarsi:
ovviamente, nei rapporti economici di produzione ed in quelli sociali (così come,
va aggiunto, in quelli culturali, religiosi, ecc.);
* Relazione tenuta al Seminario su “La dimensione sociale del fenomeno giuridico. Storia, lavoro, economia,
mobilità e formazione”, Osservatorio sulla formazione giuridica, Università degli Studi di Firenze, 19 aprile 2007.
1 Così Irti, di recente, ha riecheggiato de Tocqueville proprio rif‌lettendo sui nostri temi: «Ci troviamo in
un’età di transizione, in uno di quei periodi di mezzo, dove scopi e forme di ieri non ci sono più, e scopi e
forme di domani non ci sono ancora» (Irti 2005, 68); v. anche Roselli 2005, 147.

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