La repubblica delle autonomie: un percorso ancora incompiuto (anche per ragioni culturali)
Autore | De Martin G.C. |
Pagine | 365-373 |
365
Gian Candido De Martin
LA REPUBBLICA DELLE AUTONOMIE:
UN PERCORSO ANCORA INCOMPIUTO
(ANCHE PER RAGIONI CULTURALI)
SOMMARIO: I. Il significato dell’opzione per le autonomie nel riassetto del sistema repubblicano. - II. Auto-
nomie ma in una cornice unita ria. - III. La prospettiva di autonomie responsabili. - IV. Le difficoltà e
le contraddizioni attuative. - V. I principali problemi pendenti. - VI. Il ruolo (in chiaroscuro) delle as-
sociazioni rappresentative delle autonomie.
I. Il significato dell’opzione per le autonomie nel riassetto del sistema repubblicano
Il sistema istituzionale italiano ad oltre sessanta anni dall’entrata in vigore della
Carta fondamentale, in cui erano stati sanciti in modo lungimirante principi e valori
volti a realizzare un radicale decentramento dell’assetto dei poteri pubblici – sta viven-
do paradossalmente una fase di incertezza sul suo assetto futuro, poiché permangono
molte resistenze e difficoltà nel dare effettivo e concreto sviluppo ad un disegno conso-
lidato sul piano costituzionale nel 2001, che dovrebbe concorrere a rafforzare la demo-
crazia sostanziale, responsabilizzando le collettività regionali e locali e stimolando la
stessa partecipazione dei cittadini alla gestione degli interessi comuni. Con le conside-
razioni che seguono ci si propone di mettere a fuoco, sia pure in estrema sintesi, lo sta-
to dell’arte e le ragioni che stanno frenando il processo di attuazione della Repubblica
delle autonomie, prefigurata nel 1948 – pur nell’ambito di un sistema unitario e indivi-
sibile – con il riconoscimento e la valorizzazione del policentrismo autonomistico, san-
cito dall’art. 5, successivamente sviluppato in modo per molti versi originale (anche
rispetto ad altri ordinamenti costituzionali contemporanei) con la riforma del Titolo V
della Parte II della Costituzione, approvata con la l.c. n. 3/2001.
L’orizzonte in cui si collocano queste riflessioni è, quindi, quello della nuova sta-
tualità, che potrebbe per certi versi oggi anche qualificarsi come via italiana al federali-
smo (termine polisenso, non riferibile al solo fenomeno dello Stato composto), nella
consapevolezza che il forte potenziamento delle istituzioni territoriali, sia regionali che
locali, prefigurato nelle norme costituzionali, delinea un modello in larga misura inedi-
to – per alcuni versi ancora da completare e perfezionare –, incentrato comunque sul
netto superamento dello Stato monocentrico e sul potenziamento (più ampio possibile)
delle autonomie territoriali come elementi costitutivi del sistema istituzionale della Re-
pubblica, in una logica che, da un lato, può inquadrarsi nella crisi della tradizionale
concezione della sovranità (sia all’interno che all’esterno dell’ordinamento statale) e
che, dall’altro, porta a sottolineare la necessaria fisionomia autonomistica dello Stato
democratico contemporaneo.
Si tratta di un modello – va subito precisato – che si può certamente ricavare e ri-
costruire sulla base dei principi e delle previsioni costituzionali vigenti, ma che è ben
lungi dall’essere (stato finora) interpretato in modo univoco e, tanto meno, attuato in
modo coerente. Anzi, è del tutto evidente come, allo stato, il processo di trasformazio-
ne in chiave autonomistica del nostro sistema istituzionale sia alle prese con spinte
spesso non univoche, se non contraddittorie, con molte incertezze e reticenze nei prov-
vedimenti che dovrebbero dare sviluppo e concretezza allo sviluppo costituzionale, a
voler tacere dei risorgenti centralismi e di talune striscianti controriforme, talora conte-
nute anche nei progetti di “riforma della riforma”.
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