Antipolitica, governi, Costituzione

AutorePisicchio P.
Pagine515-531
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Pino Pisicchio
ANTIPOLITICA, GOVERNI, COSTITUZIONE
Sommario: I. Fattori di condizionamento della forma di governo: l’esperienza dei g overni tecnici. - II. Una
difficile definizione dell’antipolitica oltre la suggestione dei media. - III. Il “sentiment” dell’anti-
politica nella storia pubblica italiana. - IV. I Fondamenti teorici dell’antipolitica. - V. La globalizza-
zione dell’antipolitica. - VI. Antipolitica e costituzione. - VII. Antipolitica, media, finanza e sugge-
stione tecnocratica. - VIII. Conclusioni.
I. Fattori di condizionamento della forma di governo: l’esperienza dei governi tecnici
L’esperienza dei governi cosiddetti “tecnici” si propone con caratteri di originalità
tali da configurarla come una rottura di continuità della forma di governo divisata dalla
Costituzione negli artt. 92/961.
La forma di governo parlamentare,infatti, evocata dalla Costituzione e più ancora
descritta dal “costituzionalismo vivente”, assegna al sistema dei partiti una rilevanza
centrale, che dà origine ad un processo complesso, caratterizzato anche da elementi
dialettici, destinati a riverberarsi nell’esperienza di governo2.
La dottrina, a partire dall’approccio mortatiano3, volto a privilegiare l’ermeneutica
della “Costituzione materiale”, passando per gli studi sulle forme di governo condotti
da Elia4, che offrono un approccio metodologico teso ad analizzare l’organizzazione
strutturale dei poteri in uno con la comprensione dei relativi momenti funzionali e di-
namici, o alla stessa definizione della forma di governo parlamentare offerta da Amato5,
volta a sottolineare la “non indipendenza” dal Parlamento del vertice dell’Esecutivo, è
apparsa sempre ispirarsi alla concezione dello stato contemporaneo come “Parteienstaat”,
celebrato dalla dottrina tedesca degli anni venti del secolo scorso6.
1 Vasta è la bibliografia sulle forme di governo. Ex multis: P. BISCARETTI DI RUFFIA, Intr oduzione al
Diritto Costituzionale italia no e comparato. Le “forme di Stato” e le “forme di governo”, Giuffrè, Milano,
1984; M. VOLPI, For ma di governo, in G. MORBIDELLI, L. PEGORARO, A. REPOSO, M. VOLPI, Dir itto Pub-
blico Compara to, Giappichelli, Torino, 2004; ID., Libertà e autorità : la classificazione delle forme di go-
verno, Giappichelli, Torino, 2004; C. MORTATI, Le forme di Governo, Cedam, Padova, 1973; C. P INELLI,
Forma di Stato e forma di Governo, Napoli, 2006; G. AMATO, Forma di Stato e forma di Governo, Il Mulino,
Bologna, 2006; L. ELIA, voce “Governo”(for me di), in Enc. Diritto, Giuffrè, Milano, 1970; N. BOBBIO, La
teoria del la forma di governo nella s toria del pensiero politico, Utet, Torino, 1976. Sull’esperienza dei go-
verni “tecnici”, tra gli altri: A. CHIATELLO, Le stra tegie dei partiti in tema di forme di governo, in Semipre-
sidenzialismo: dall’arcipelago europeo al dibattito italiano (a cura di) A. GIOVANNELLI, Giappichelli, Torino,
1998; C. CHIMENTI, Regolamenti pa rlamentari e forme di governo, in Amm. in Camm., 2011; L.
D’ANTONE, Il governo dei tec nici. Specialisti e politica nell’Italia de l Novecento, in Meridia na, n° 37,
2000; A. SPATARO, I diversi tipi di responsabilità del Capo dello Stato nell’attuale forma di governo italiana,
in AiC, n° 1/2011; M. OLIVETTI, Appunti sulle trasformazioni della forma di governo ita liano, in il Filan-
gieri, J ovene, Napoli, 2006; D. FISICHELLA, L’altro potere, tecnocrazia e gruppi di potere, Laterza, Bari,
1997; M. TIMIANI, Crisi e formazione dei Governi. Tendenze nella prassi del maggiorita rio (1997/2007), in
A. BARBERA, T.F. GIUPPONI, La prassi negli or gani costituzionali, Il Mulino, Bologna, 2008.
2 Sul tema si veda S. GAMBINO, Dal P arteinstaad al populismo: (prospettive e limiti della) democrazia
maggioritar ia tra riforme elettorali, presidenzializzazione degli esecutivi e svaluta zione del Pa rlamento, in
Forum di Q.C., 2010, pagg. 1/34.
3 C. MORTATI, Note introduttive a uno studio sui partiti politici nell’ordinamento italiano, in Scritti in
memoria di V.E.Orlando II, Cedam, Padova, 1957 e, ancora, ID., La Costituzione in senso mater iale (r i-
stampa con premessa di G.Zagrebelsky), Giuffrè, Milano, 1998.
4 In particolare si veda L. ELIA, voce Governo, op. cit. e ID., La for ma di Governo, in Il valore della
Costituzione (a cura di) M. FIORAVANTI, Laterza, Bari, 2009.
5 G. AMATO, Forma di Stato e F orma di Governo, op. cit.
6 In particolare H. KELSEN, Vom Wesen und wert der Demokratie (1929), in it.: I fondamenti della
democrazia, Il Mulino, Bologna, 1966; cfr. anche S. GAMBINO, Dal Pa rteinstaad a l populismo, op. cit.
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Insieme con il rilievo assunto dai partiti nel funzionamento concreto dei governi
parlamentari, peraltro, va considerato il ruolo dei sistemi elettorali7, fortemente condi-
zionante il funzionamento della forma di governo. Tali sistemi vanno intesi non solo
come strumenti tecnico-giuridici per la trasposizione dei voti in seggi, ma anche come
essenziale strumento di riqualificazione della rappresentanza politica e di garanzia della
governabilità.
Tuttavia la linea di discontinuità registrata nei sistemi elettorali che hanno accom-
pagnato le diverse fasi della storia della Repubblica, non ha avuto occasione di segnare
una significativa cesura, quanto a rafforzamento effettivo della compagine di governo,
tra l’esperienza delle formule elettorali proporzionali e quella successiva caratterizzata
dalle formule maggioritarie. Infatti vi è una linea di continuità8 nella storia costituzio-
nale della Repubblica quanto ad esperienza di Esecutivi “deboli” che, lungi dall’essere
espressione di una maggioranza omogenea sostenuta in sede parlamentare, si sono ba-
sati su alleanze di gruppi eterogenei proprie della logica coalizionale.
La relativa valetudinarietà dei governi parlamentari, ha, allora, aperto la strada
all’esperienza dei governi “tecnici”, generati da circostanze emergenziali di carattere
estrinseco, come crisi internazionali di natura economico-finanziaria, o intrinseco, co-
me crisi delle maggioranze parlamentari scaturite dal voto popolare, o da ambedue le
circostanze9. Il carattere tipico di queste esperienze è segnato dall’emergenza, dalla
temporaneità e dalla mancanza, nei membri che la compongono, di una originaria iden-
tità politica oltre che dalla circostanza d’essere soggetti diversi, in tutto o in parte, dalla
platea dei parlamentari10, caratterizzati dall’agire nella prospettiva del ripristino della
normale dialettica parlamentare a seguito di nuove elezioni.
Il modus operandi del governo tecnico, anche nell’esperienza dell’Esecutivo gui-
dato da Monti, si caratterizza con l’attribuzione di una importante quota di poteri nor-
mativi al potere governante , una piena omogeneità di indirizzo tra potere governante e
potere legislativo e la devoluzione di ampie prerogative al governo nell’esercizio delle
procedure di funzionamento delle assemblee rappresentative: elementi tutti che integre-
rebbero i caratteri tipici del premierato britannico11 se il governo fosse originato da
un’investitura diretta della maggioranza e del suo leader attraverso un voto popolare
espresso in base a formule maggioritarie in un ambiente bipartitico.
Circostanza che, evidentemente, non è, anche se appare opportuno registrare come
la tendenza ad una forma impropria di “presidenzializzazione”12 legata all’esperienza
dei partiti personali e della personalizzazione del potere, abbia caratterizzato anche la
storia dei governi parlamentari nella stagione del maggioritario e, in particolare, dopo
l’approvazione della legge n° 270/2005, che devolvé ai leader dei partiti la composi-
zione delle liste di candidati, spezzando il legame dell’eletto con il territorio e desti-
tuendo, così, di rappresentatività le assemblee legislative. La “presidenzializzazione”
del leader, affermata anche attraverso l’indicazione del suo nome sulla scheda elettora-
7 Cfr. T. GROPPI, Forme di governo e sistemi elettorali in Italia, Astrid on line, n° 23, 12/2/2007; C.
ROSSANO, La forma di governo nella prospettiva delle riforme costituzionali, in Feder alismi it., 17/2/2008.
8 C. ROSSANO, op. cit.
9 L’esperienza dei governi “tecnici”nella storia dell’Italia unita è alquanto risalente: il primo governo
con questa caratteristica lo si fa risalire al 1867, con la presidenza di Luigi Menabrea. Per un’efficace sinos-
si cfr.: L. D’ANTONE, Il governo dei tecnici, op. cit.
10 Un utile approfondimento relativo alla presenza dei tecnocrati nelle democrazie occidentali è offer-
to da D. FISICHELLA in L’altro potere,tecnocrazia e gruppi di potere, op. cit.
11 T.E. Frosini delinea i tratti essenziali del premierato bri tannico che dà vita al modello Westminster:
“La forma di governo del premierato”, in Il Filangieri, quaderno 2006, Jovene, Napoli.
12 Cfr. L. E LIA, Pr esidenzializzazione della politica, in Teoria Politica, Angeli, Milano, 2006; ID.,
Forma di governo e re visione costituzionale, op. cit.

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