Costituzione italiana: l'interludio delle riforme

AutoreReposo A.
Pagine533-542
533
Antonio Reposo
COSTITUZIONE ITALIANA: L’INTERLUDIO DELLE RIFORME
SOMMARIO: I. Nasce il centro-sinistra. - II. Verso il “disgelo costituzionale”. - III. La Costituzione «rinsal-
data». - IV. La mancata programmazione. - V. Consociativismo.
I. Nasce il centro-sinistra
Anche nel diritto pubblico ciò che accade nel presente è il risultato di ciò che ac-
cadde nel passato. A commentarla dall’esterno, come fa lo scrivente, si ha la sensazio-
ne che la storia repubblicana italiana abbia conosciuto una sola età delle riforme e che
le tappe di quel processo, i successi allora conseguiti insieme ai gravi ritardi accumula-
ti, rappresentino una delle cause, e forse la principale, delle attuali arretratezze costitu-
zionali che gravano sull’Italia rispetto ad altri Paesi europei a democrazia matura1.
La caduta del governo monocolore «palatino» di Fernando Tambroni, imposto dal
Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi ed erroneamente interpretato dalla dot-
trina come un gabinetto elettorale2 rappresentò, ad un tempo, la fine del neo-centrismo
a-costituzionale e l’anticamera del primo centro-sinistra3, anche se l’anomalia del pro-
cesso politico che ne fu all’origine doveva poi contagiarne gli sviluppi riformatori.
Le correnti maggioritarie della Democrazia cristiana, pur essendo ancora ben
lontane dal proporre o dal sollecitare una integrale attuazione della Costituzione, si
trovavano comunque nella necessità di ricercare il sostegno parlamentare dei rag-
gruppamenti facenti capo alla sinistra moderata: risultato che fu raggiunto con la
confluenza al centro del Partito socialista.
Quella cesura istituzionale venne teorizzata da Aldo Moro con la criptica e-
spressione delle «convergenze parallele», che stava ad indicare la diversa predispo-
sizione con la quale, in una fase intermedia, i partiti laico-moderati si erano determina-
ti a sostenere l’esecutivo pur restando fuori dal governo. Il 26 luglio 1960 i socialisti
accordarono così l”appoggio esterno” al III gabinetto di Amintore Fanfani, un monoco-
lore “di tregua” che si poneva come obiettivo programmatico «la difesa della democra-
zia da tutte le minacce e da tutte le insidie». E, dopo il famoso discorso di apertura te-
nuto da Moro, segretario della Democrazia cristiana, al VIII Congresso di Napoli del
1962 (27-31 gennaio), il IV gabinetto Fanfani, sorretto ancora dai socialisti e compren-
dente sia socialdemocratici che repubblicani, cioè le forze politiche che spingevano per
il centro-sinistra, aprì le porte alla nuova stagione politica, impostando un programma
nel quale figuravano gran parte delle riforme poi attuate4.
Le elezioni del 28 aprile 1963 punirono la Democrazia cristiana e il suo segretario
Fanfani, premiando il Partito comunista. Cionondimeno la IV legislatura, dopo il falli-
1 Mi permetto di rinviare, per un inquadramento generale della problematica qui succintamente espo-
sta, a Storia e critica comparata della Costituzione italiana , Bologna, 2012, 92 ss.; e al saggio pubblicato in
Dir. soc., 2012, 537 ss.
2 Così P. CALANDRA, I governi della Repubblica. Vicende, formule, regole, Bologna, 1996, 169 ss.
3 Anche L. PALADIN, Per una storia costituzionale dell’Italia repubblicana, Bologna, 2004, 177, fis-
sa nell’estate del 1960 la fine delle politiche basate sull’apporto delle destre e, conseguentemente, la data di
partenza della fase di centro-sinistra. Nel medesimo senso, inter a lios, P.A. CAPOTOSTI, Accordi di governo
e Presidente del Consiglio dei Ministri, Milano, 1974, 67.
4 Un’opinione diffusa (ad es. S. GALEOTTI, Il Pr esidente della Repubblica gara nte della Costituzione.
La concezione ga rantistica del Capo d ello Stato negli scritti dell’autore dal 1949 ad oggi, Milano, 1992,
223) colloca infatti nel 1962 l’anno di inizio del centro-sinistra.

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