Il declino delle funzioni maieutiche nella prassi della Presidenza Napolitano

AutoreNiccolai S.
Pagine491-500
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Silvia Niccolai
IL DECLINO DELLE FUNZIONI MAIEUTICHE
NELLA PRASSI DELLA PRESIDENZA NAPOLITANO *
SOMMARIO: I. La prassi presidenziale nel 2011. - II. La Presidenza della Repubblica adattata a una demo-
crazia dell’alternanza a mandato elettorale? - III. Il declino delle funzioni maieutiche.
I. La prassi pr esidenziale nel 2011
Il 2011 ha segnato la più lunga convivenza che si ricordi tra un Presidente della
Repubblica italiana e una crisi di governo non dichiarata. Chiusosi il 2010 con la con-
ferma per tre voti di scarto della fiducia parlamentare al Governo Berlusconi,
lanno è stato punteggiato da unaltalena di momenti, poi rientrati, in cui lEsecutivo in
carica è parso sullorlo della fine: nellinverno, a creare difficoltà allEsecutivo sono
stati gli scandali che hanno colpito il Presidente del Consiglio; in primavera la crisi l i-
bica, nellestate e al principio dellautunno, la congiuntura economica internazionale.
Allimmagine di un Governo «in preda a un 8 Settembre permanente»1 ha fatto da con-
trappeso quella inversa del Capo dello Stato2: instancabile controllore, insieme al suo
«puntiglioso staff», di atti del Governo mal confezionati3; grande collettore di senti-
* Questo lavoro è stato concluso nel Settembre 2011.
1 M. DAMILANO, Re Giorgio, in LEspresso, 8.7.2011, 34-40.
2 Lanno è stato un inarrestabile crescere della popolarità del Presidente, che ha giganteggiato sul
Governo (150 volte Napolitano, di D. PARODO, in LEspresso, 31.3.2011, 24); è stato «il vero vincitore del-
le elezioni amministrative», che ne hanno fatto «luomo forte della politica italiana, lunico punto di riferi-
mento dentro e fuori il Palazzo, dopo che le urne hanno distribuito cocenti sconfitte e contraddittori successi» (F.
VERDERAMI, Governo, riappare lo spettro della crisi. E si rafforza il ruolo del Quirinale, in Il Corriere della Se-
ra, 17.5.2011, 11); «supplente teorico e fattivo dell’inconsistente leadership dell’opposizione» (La dottrina Napo-
litano, in Il Foglio, 6.5.2011, 1). Quasi «materno» per gli italiani, e perciò popolarissimo, poiché «tutela, difende,
non attacca mai: una garanzia quasi affettiva» (C. LOPAPA, Il Pr esidente mai così popolare, in La Repubblica,
13.5.2011, 1), il Presidente è peraltro anche “paterno”, e per lo stesso motivo popolarissimo: «inconsciamente, la
gente vede in lui il ritorno del Padre, e dunque della politica, di una politica rigorosa» (Il lento sipar io sulla
seconda Repubblica, intervista di I. DOMINIJANNI a G. DE RITA, Il Manifesto, 8.6.2011, 7).
3 Una funzione tipica del Presidente della Repubblica, il controllo allatto della emanazione dei decreti
e della presentazione dei disegni di legge del Governo, ha assunto con Napolitano particolare risalto. Nel
caso dei decreti legge, la prassi del Governo di ricorre re a un maxi-emendamento da sottoporre al voto di
fiducia per giungere nei t ermini alla conversione in legge è stata contestata dal Capo dello Stato q uale elu-
sione del suo ruolo di controllo (oltre c he delle prerogative del Parlamento), posto che il testo sul quale le
Camere votano è diverso da quello originariamente sottoposto al Capo dello Stato per la controfirma: così
nel caso del cd decreto milleproroghe, che il Capo dello Stato annunciò in un colloquio a Berlusconi, e
con una lettera ai Presidenti delle Camere, di non poter firmare, che venne in seguito a ciò parzialmente
modificato e dopo la cui approvazione il Capo dello Stato chiese e ottenne dal Governo e dai Presidenti del-
le Camere il solenne impegno futuro nel senso della sostanziale inemendabilità dei decreti, mentre il Pre-
sidente della Repubblica auspicava interventi correttivi di alcune disposizioni del decreto (R. PETRINI, Il
Milleproroghe diventa legge e Napolitano chiede correttivi, in La Repubblica, 27.2.2011, 29). In quella
occasione fu chiamato in causa lo staff del Quirinale: «se una legge non piace a Napolitano e al suo enorme
staff, che interviene puntigliosamente su tutto…», si lamentò Berlusconi, sebbene in seguito Calderoli abbia
riconosciuto l«aiuto» offerto dalla Presidenza della Repubblica al Governo in quella circostanza (Il Colle
tace. I Consiglieri: puntigliosi? È una lode, di D. PESOLE, in Il Sole 24 Ore, 1.3.2011, 2). Dopo la vicenda
del decreto milleproroghe le cronache hanno rubricato: la sofferta emanazione del decreto sulle energie
rinnovabili e il contrasto sul decreto che avrebbe dovuto ampliare il numero dei sottosegretari (marzo); il
decreto sul Parco dello Stelvio (aprile); il decreto sviluppo (maggio), il decreto rifiuti, firmato con riser-
ve in luglio. Il decreto che avrebbe dovuto regolare lo spostamento dei Ministeri al Nord sarebbe stato rit i-
rato per effetto del filtrare di un no del Quirinale (Il Colle contrario. E il decr eto saltò, di M. BREDA, in Il

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