Coesione territoriale e leale collaborazione valori primari della nostra Repubblica
Autore | Cuccodoro E. |
Pagine | 321-341 |
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Enrico Cuccodoro
COESIONE TERRITORIALE E LEALE COLLABORAZIONE
VALORI PRIMARI DELLA NOSTRA REPUBBLICA
SOMMARIO: A mo’ di premessa... I. Sofferto regionalismo che evolve in federalismo “ mite”. - II. Autono-
mie finanziarie e capacità politiche di scelta. - III. Coamministrazione ed elasticità degli apparati terri-
toriali. - IV. Equilibrio della costruzione federale dello Stato. - V. Proiezione e rappresentazione del
potere regionale. - VI. Governa nce in partecipazioni locali: fra Stato e Società civile. - VII. Governa-
bilità efficiente del territorio. - VIII. Rappresentanza politica nazionale e territoriale. - IX. Equa pere-
quazione fiscale e federalismo solidaristico e cooperativo. - X. Articolazioni istituzionali in favore
dell’associazionismo sul territorio. - XI. Alleanze fra territori e sistemi locali. - XII. Sovranità e terri-
torialità: realtà e metafore di distinzione.
A mo’ di premessa...
Mi è particola rmente gradito offrire questo contributo scientifico in affettuoso tri-
buto al prof. Aldo Loiodice, nel momento nel quale Egli lascia l’insegnamento attivo,
profuso in lunghi, intensi anni di attività magistra le svolta dalla Sua Cattedr a di diritto
costituzionale nella Terra di P uglia. Una Regione d’Italia a me car issima e che le vi-
cende della vita ha nno consentito potesse anche divenire a mbito del mio personale im-
pegno accademico e didattico presso l’Università del Salento: una chiamata in mio fa-
vore che Tu, da Maestro sensibile, ha i inteso subito patrocinare, promuovere e segui-
re, passo pa sso, in ogni fase della procedur a, e per la quale Tua generosa disponibilità
e benevola attenzione, in antica amicizia sincera, intendo qui davvero r innovarTi il
mio grazie di vero cuore.
I. Sofferto regionalismo che evolve in federalismo “mite”
Lo scritto “in onore di Aldo Loiodice” si orienta nel solco dei 150 anni dell’unità
nazionale italiana, stagioni che ripropongono il tema di una conquistata unità nella di-
versità; tematica che consente di riprendere il filo dello sviluppo ondivago del regiona-
lismo, in un ordine di affermate alleanze tra realtà istituzionali e culturali diverse. Mai,
come oggi, è centrale ed attuale il nuovo assetto, che va prospettandosi nell’ottica fede-
ralista della nostra Repubblica. Tenendo, però, in debito conto la pur giovane età
dell’autonomia politica, amministrativa e di programmazione delle Regioni (1970), in
quella importante sintesi tra istanze regionali, governo centrale e unità della Nazione,
già impostata dalla Costituzione del 1948, fra forti resistenze e accelerazioni. Una te-
stimonianza resa nelle pagine difficili del dualismo della storia e tradizione italiana, in
un complesso distacco e squilibrio Nord ricco-Sud povero, fra miti e realtà (G. Galas-
so, Amato, S. Cassese, Cheli), e nella radice di una governabilità territoriale innervata
dal diffuso policentrismo della rete di Comuni e Province; aspetti documentati e ripresi
nelle appassionate, penetranti espressioni pronunciate dal Capo dello Stato, nel suo av-
vincente discorso davanti alle Camere solennemente riunite in Seduta comune per
l’anniversario del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, il 17 marzo 2011.
Un percorso, evidentemente, lento e faticoso, ma proteso verso la coesione territo-
riale e leale cooperazione quali valori primari della nostra Repubblica, per il dettato ex
artt. 5 e 114 della Carta.
Il cammino verso una struttura federale si presta a rappresentare e raccogliere i
fermenti del dinamismo dei territori, insieme a originali responsabilizzazioni delle co-
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munità locali, con forme di autodeterminazione popolare nell’ambito della partecipazione
verso nuovi equilibri solidali delle autonomie periferiche. Un dinamismo che investe il di-
segno e l’adeguamento dell’unitario assetto costituzionale vigente, nel kombinat di federa-
lismo che incalza, auspice lo specifico ambito di applicazione “bilanciata” della governance
democratica. Affiora anche la missione dell’identificazione dell’interesse nazionale che il
Parlamento, ogni giorno di più si sente attribuita; dove ora nel regionalismo dagli ac-
centi anti-statuali e nell’Europa dalle due velocità si è rotto l’incanto dell’irreversibile
placido flusso dell’unificazione senza confini (Manzella; A. Barbera, Groppi, Bifulco,
Vandelli, Vesperini, D’Atena, Gianfrancesco-Lupo, Curreri, Rivosecchi).
In merito alla “natura” di un indirizzo politico conforme agli snodi del pluralismo
istituzionale, garantito nel reciproco interscambio Assemblee elettive-Governo e altri
soggetti statuali (insieme a tutte le forze economiche e sociali del Paese), sovrastatuali
e multistatuali, infatti, può tenersi presente il profilo costituzionale, di “intersezioni”
fra politica costituzionale e organizzazione istituzionale, momenti significativi attraver-
so i quali possono concorrere a prendere corpo modelli e formule riguardanti la piatta-
forma e l’orientamento delle diverse “scelte di governo” e quelle del “governo delle
scelte” da seguire. Poiché, si tratta di distinti modelli di decisione e di a ttuazione e ge-
stione dei processi politici ed economici integrati. Altresì nuove, interessanti soluzioni
in evidenza, che si affacciano nella sfera della governabilità, direttiva e decisione poli-
tiche, potendo richiamare, tanto procedure di elaborazione degli indirizzi e fra indirizzi,
quanto sistemi alternativi, caratterizzati anche da un più qualificato grado di coopera-
zione tra apparati pubblici e opinione pubblica. Quindi, non più soltanto figure legate al
tradizionale “dialogo” dei maggiori poteri della rappresentanza politica, attualmente
configurata dal presente apparato. Un quadro che, appunto, richiama l’interesse di tutte
le strutture del potere locale, per esprimersi sempre in qualità quali le efficaci organiz-
zazioni territoriali di base e di sintesi al servizio della società e dei cittadini. Una attitu-
dine, adesso, smarrita?
Già la fotografia dell’attuazione regionale, con le sofferte revisioni che il Titolo V
della Costituzione ha conosciuto nei decenni repubblicani, comporta una visione del
tutto particolare delle trasformazioni dell’assetto strutturale della forma di Stato (Bas-
sanini, Antonini, F. Pizzetti, Mangiameli). Indubbiamente, l’interesse per il c.d. impat-
to federa le produce sensibili ripercussioni, come onde concentriche, verso fermenti e
protagonismi tanto significativi nell’autogoverno responsabile del territorio, della tra-
sparenza ed efficienza. Inoltre, l’esperienza italiana – ci si permetta qui indicarla del
tutto liberamente e sotto una comunque “soggettiva” lente istituzionale di analisi e giu-
dizio – ha conosciuto un inveramento atipico, per le evidenti asimmetrie e per la con-
formazione duale del nostro assestato impianto.
Le autodeterminazioni regionali si prestano, così, non solo a valutazioni di stretta
ermeneutica costituzionale. Ma, anche nel quadro indicativo del progetto “mite” di fe-
deralismo, con perequazioni e garanzie per riqualificare i contributi da distinguere ri-
spettivamente fra Stato centrale ed enti locali, in una stagione indubbiamente complica-
ta nei capitoli di qualificazione e sostenibilità dell’intera finanza pubblica del Paese e
proprio in un contesto mondiale dai molteplici segnali di incertezza e crisi disparati.
II. Autonomie finanziarie e ca pacità politiche di scelta
Autorevoli interventi e contributi hanno progressivamente animato un consistente
dibattito, discussione che, da ultimo, approda nell’elaborato normativo in ordine al c.d.
“federalismo fiscale” e alla sua mappa attuativa d’insieme, in itinere con la legge dele-
ga 42/2009 e decreti delegati successivi.
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