La prospettiva geologica

AutoreSergio Ortino
Occupazione dell'autoreProfessore ordinario di diritto dell’economia, Università di Firenze
Pagine81-106

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@1. Dalla formazione del sistema solare alle prime forme di vita sulla Terra

1.1. Le tre componenti del processo evolutivo ominide agiscono con tempi e modalità differenti. Ognuna di esse si avvicenda nello svolgere il ruolo principale in un determinato periodo dell'evoluzione, come pure nel diventare elemento attivo all'interno delle altre componenti. Vedremo più avanti che la vita sul nostro Pianeta ha inizio da combinazioni primordiali di alcuni elementi inorganici, così come le prime forme di vita unicellulari furono alla base di fondamentali trasformazioni nella composizione dell'atmosfera e le moderne tecnologie umane stanno trasformandosi attualmente in potenti forze geologiche del cambiamento climatico. L'osservazione della nostra evoluzione dalla prospettiva inorganica rivela tuttavia come la componente geologica, rispetto alla componente biologica e alla componente tecnologica, è quella con il maggior grado di indipendenza, in quanto si è manifestata per prima sul Pianeta e Page 82 ha continuato fin dall'inizio a determinare costantemente le condizioni gene- rali di base da cui tutti gli altri fenomeni emergenti sul Pianeta non possono prescindere.

Per gli antichi il Sole, i Pianeti e le stelle erano corpi eterni e immutabili. Questa visione statica fu superata con l'età moderna. Si ritiene che il primo a introdurre il concetto di evoluzione nello studio del sistema solare fu il filosofo e scienziato René Descartes in un saggio del 1632. Secondo l'opinione oggi prevalente tra gli scienziati, l'origine dell'Universo deve farsi risalire a una esplosione di energia, il Big Bang, collocabile a circa 15 miliardi di anni fa. Poiché sappiamo che il Sole è una stella di seconda o terza generazione e che la materia che costituisce i pianeti è il risultato di trasformazioni termonucleari avvenute in epoche posteriori al Big Bang, è ovvio collocare la nascita del sistema solare in un'epoca molto più vicina a noi, a circa due terzi di distanza dal Big Bang1. Ricercatori dell'Università della California hanno datato le prime fasi della formazione del sistema solare a 4568 maf, quando la polvere microscopica interstellare è andata incontro al fenomeno di coalescenza formando masse rocciose2. In base a recenti ritrovamenti, la roccia più antica sulla Terra risalirebbe a 4,28 miliardi di anni fa3. Questa data potrebbe trovare una conferma dal ritrovamento di particolari diamanti filiformi in alcune rocce antichissime dell'Australia risalenti a 4,3 miliardi di anni. Poiché i diamanti si formano sotto elevatissime pressioni (300 mila atmosfere), possibili soltanto a 100-150 chilometri di profondità all'interno di rocce fuse, ciò comporterebbe, se questa tesi fosse confermata, che già 4,3 miliardi di anni fa la Terra disponeva di una crosta ben consolidata e suddivisa in placche4. L'origine della vita viene collocata a circa 3,8 miliardi di anni fa nonostante che i fossili più antichi trovati finora risalgano soltanto a 3,5 miliardi di anni fa. Essi tuttavia contengono una gran quantità di microbioti simili a batteri. Tali reperti fanno presumere l'esistenza di forme di vita più semplici precedenti di circa 300 milioni di anni5. Gli effetti delle tecnologie sulla nostra evoluzione possono collocarsi a circa 3-2 maf.

Il rapporto tra tempo di durata e grado di dipendenza di ciascuna delle tre componenti prese in esame, è di facile comprensione. La vita biologica nasce in particolari condizioni della materia inorganica determinatesi quando la Terra esisteva già da poco meno di 1 miliardo di anni, mentre le tecnologie sono state possibili per fondamentali variazioni genetiche di alcuni rami dell'ordine Page 83 dei primati in tempi geologici vicinissimi a noi. Parimenti la nostra vita biologica dipende tuttora dalla situazione ambientale generale determinata in gran parte dalle dinamiche geologiche (ciò significa ad esempio che una drastica riduzione dell'ossigeno nell'atmosfera potrebbe far nascere condizioni inaccettabili per la specie umana, ma non ad esempio per gli insetti), mentre le tecnologie sono costantemente forgiate in relazione alle modalità di funzionamento del nostro corpo e quindi condizionate dalle capacità naturali di sussistenza della nostra specie e degli altri esseri viventi in generale.

La logica che sottintende questo modo di indagare l'evoluzione ominide è pertanto molto semplice: quanto più le componenti sistemiche alla base della nostra evoluzione sono lontane nel tempo, tanto più sono in grado di influenza- re gli eventi che si sono manifestati successivamente. In questa ottica non sorprenderà che si sia soliti affermare che l'astronomia è la più antica delle scienze. Infatti, avendo l'uomo ben presto capito come i fenomeni del cielo erano all'origine di aspetti essenziali della sua vita sulla Terra, è stato naturale che le prime rilevazioni sistematiche e i primi risultati, ancora oggi validi sotto il profilo scientifico, riguardassero il cielo e il movimento degli astri. Oltre alle più ovvie osservazioni sul Sole, la Luna e le stelle, comuni a tutti i popoli fin dalle epoche preistoriche, furono le scoperte astronomiche fatte già ai tempi dei babilonesi e degli egiziani che ci insegnarono a dividere il giorno e la notte in 12 ore (variabili di giorno in giorno per la differente durata del giorno e della notte), a distinguere nel cielo le costellazioni principali, a suddividere in 365 giorni e un quarto l'anno e a misurare il tempo con le meridiane.

Esplorare il cielo era fondamentale per facilitare la vita umana, non soltanto perché molti fenomeni che interessavano gli uomini erano regolati dagli astri come i processi collegati alla coltivazione dei campi, ma anche perché si credeva che esistessero varie influenze astrali capaci di condizionare nel bene e nel male l'intera vita degli esseri viventi. La nascita dell'astrologia è certamente un altro sintomo dell'importanza primaria che gli uomini fin dai tempi più remoti davano agli accadimenti celesti. Dall'arte divinatoria rivolta a scoprire i destini dell'uomo e dei popoli attraverso l'osservazione dei corpi celesti e del cielo, discende tutta quella serie di esplorazioni del soprannaturale che fin dai tempi della preistoria ci ricorda come la nostra esistenza è legata indissolubilmente alla vita dell'Universo.

Il minor grado di dipendenza della componente geologica rispetto alle altre due componenti non esclude che il carattere generale che accomuna l'evoluzione biologica e l'evoluzione tecnologica secondo le teorie del gene-culture co-evolution, possa essere alla base anche dell'evoluzione geologica, secondo quanto prospettato dalle teorie sulle macchine intelligenti6. Se ciò si dimostrasse vero, il punto di vista accolto in questa ricerca, secondo cui le componenti sistemiche più remote influenzano le componenti sistemiche più recenti, sarebbe confermata a un livello ancor più profondo riguardante gli stessi processi Page 84 evolutivi, avendo il carattere generale dell'evoluzione geologica trovato una sua prosecuzione, sia nell'evoluzione biologica, che nell'evoluzione tecnologica. Da questa prospettiva, ad esempio, si potrebbero fare dei collegamenti e rinvenire delle somiglianze tra l'esplosione delle grandi stelle che alla fine della loro vita sparge nell'universo una gran quantità di atomi di vari elementi arricchendo i pianeti con diverse sostanze, la eiaculazione degli spermatozoi nella vagina attraverso cui l'uovo viene fecondato, e la diffusione improvvisa e generalizzata dei paradigmi superorganici che dà vita alle specie tecnologiche.

1.2. Riprendendo e arricchendo un'immagine evocata dall'antropologo Brian Fegan7, l'evoluzione della nostra famiglia osservata dalla prospettiva geologica potrebbe essere colta nella sua essenza attraverso la metafora di uno stagno in cui siano individuabili sulla sua superficie tre aree circolari concentriche. L'area più interna è rappresentata dagli eventi geologici, l'area intermedia dall'evoluzione naturale, l'area più esterna dalle tecnologie. La loro concentricità fa sì che se un sasso viene gettato in mezzo all'area più interna, le onde si propagheranno dal centro verso l'esterno raggiungendo prima l'area biologica e dopo l'area tecnologica. Il lancio del sasso nello stagno fa sì che le aree interne imprimano alle aree esterne circostanti, uniformi movimenti ondulatori in conformità alla spinta impressa all'acqua dal sasso lanciato. (Lascio alla fantasia, alle conoscenze scientifiche, alle credenze del lettore di completare la metafora, configurando la forza che getta il sasso).

Tra il gran numero e varietà di sassi che sono stati lanciati al centro dell'area più interna dello stagno della nostra metafora, credo legittimo affer- mare che il più importante di tutti sia stato quello che ha creato i presupposti indispensabili per permettere la nascita e il mantenimento della vita biologica sulla Terra. Più correttamente bisognerebbe parlare non di un sasso, ma di una serie di sassi, numerosi essendo gli elementi necessari perché si costituiscano le premesse per la vita biologica.

Tra questi elementi bisogna in primo luogo che il Pianeta all'interno della galassia non occupi una zona in rapida evoluzione stellare per non subire drastici effetti dai cambiamenti dei cicli stellari e che sia inoltre provvisto di uno schermo protettivo, come il campo magnetico terrestre, altrimenti l'abbondanza di radiazioni potrebbe mettere in pericolo la vita biologica. Il campo magnetico terrestre è una dinamo autogenerantesi che si mette in moto solo quando il magma -. contenente ferro liquido a una temperatura di circa 4000 gradi e collocato nel mantello subito sotto la sottile crosta terrestre -, si muove a vite con sufficiente velocità a seguito del calore termico emanante dal nucleo terrestre e dal movimento rotatorio del Pianeta.

In secondo luogo l'orbita che il Pianeta percorre intorno alla sua stella centrale deve essere non troppo stretta né troppo ampia, perché altrimenti le Page...

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