Decisioni e strategia

AutoreAmedeo Maizza
Occupazione dell'autoreProfessore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese
Pagine271-288
CAPITOLO 8
DECISIONI E STRATEGIA*
Sommario: 1. Le decisioni nella gestione d’impresa – 2. L’approccio razionalista
alle decisioni – 3. Le decisioni nella teoria comportamentista – 4. Soggettività e
decisioni – 5. I sistemi di supporto decisionale.
1. Le decisioni nella gestione d’impresa
La vitalità dell’impresa dipende in massima parte dalle decisioni
del suo organo di governo, il quale è costantemente chiamato a cono-
scere, valutare, decidere. La difficoltà, e, quindi, il successo di un’or-
ganizzazione sistemica, deriva, infatti, dalla capacità di risolvere uno o
più problemi, dinanzi ai quali si presentano diverse possibili soluzioni
i cui esiti risultano incerti. In questa prospettiva, si può asserire che
gli elementi essenziali del processo decisionale possono riconoscer-
si nei seguenti elementi: il problema, le alternative, l’incertezza. Per
riuscire ad avviare e definire detto processo è necessaria l’esistenza
della conoscenza, che si manifesta sia nella fase genetica che in quella
finale della decisione. La percezione del problema richiede, infatti, la
conoscenza di uno stato di difficoltà, mentre la valutazione delle alter-
native e dei rischi connessi alla decisione necessita di approfondimenti
basati su una base conoscitiva adeguata alle circostanze. L’incertezza
può essere attenuata dalla conoscenza dei fenomeni che consente la
misurazione degli eventi, quindi, la valutazione del rischio o delle op-
portunità da essi potenzialmente derivanti. L’assenza di conoscenza
non permette, pertanto, tale analisi rendendo di fatto non comparabili
* Il presente capitolo riprende con aggiunte e revisioni il cap. 7 di Maizza A., La gestione d’im-
presa tra vitalità e rischio di crisi, ed. Cacucci, 2006.
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le diverse alternative e, quindi, impedendo l’assunzione di idonee de-
cisioni. Naturalmente, la complessità ambientale incrementa l’incer-
tezza che non si manifesta soltanto nella numerosità delle opzioni da
considerare, ma investe soprattutto la prevedibilità del loro risultato.
La vastità e la differente rilevanza delle decisioni che vengono as-
sunte nell’ambito della conduzione dell’impresa determinano una loro
classificazione in due macro tipologie: le decisioni operative e quelle
strategiche1.
Le prime sono rappresentate dall’insieme di scelte poste in essere
per il normale funzionamento dell’impresa; esse presuppongono l’e-
sistenza di fini, la disponibilità di risorse e l’organizzazione interna.
Le decisioni operative si presentano spesso concatenate l’una all’al-
tra da una logica sequenziale generata da un livello decisionale più
elevato (rispetto all’ambito di applicazione), che attiene all’organo di
governo. Tali decisioni (definibili anche di routine) possono farsi risa-
lire allo studio condotto da March e Simon2, che le collocavano nella
tipologia psicologica dello stimolo-risposta; queste, infatti, appaiono
come l’effetto di precedenti esperienze attuate per situazioni analo-
ghe. Caratteristiche tipiche di tali decisioni sono dunque: la semplicità
della scelta, la frequenza e la ripetitività dei problemi. Esse si mani-
festano prevalentemente nella sfera inerente la gestione dell’impresa
in cui si suole far rientrare il complesso di processi (quindi la sequen-
za dell’operatività funzionale) che qualificano la struttura aziendale.
In misura maggiore, le decisioni di gestione, rispetto alle decisioni di
governo, possono far ricorso a precedenti esperienze positive che rie-
scono a risolvere determinati problemi in maniera adeguata, ciò per
via della minore complessità del contesto in cui esse si manifestano.
Le routine si distinguono dall’attività di governo poiché quest’ultima
richiede la conoscenza dei fenomeni, l’interpretazione delle condizio-
ni migliori per la realizzazione delle finalità dell’impresa e l’adozione
di decisioni volte anche a dirigere la struttura operativa. Va comunque
osservato come pure le routine presentino rilevante importanza qua-
lora possano essere utilizzate in contesti complessi, per via della loro
capacità di ridurre l’incertezza (quindi i rischi) ed il conflitto tra gli or-
gani decisionali3. La difficoltà applicativa delle routine in un ambiente
complesso deriva dall’esigenza di cambiamento dettata dalla ricerca
di nuovi vantaggi competitivi da parte delle imprese, le quali ovviano
1 Sciarelli S., Il processo decisorio nell’impresa, ed. Cedam, 1967, p. 31.
2 March J.C., Simon H.A., Teoria dell’organizzazione, ed. Etaslibri, 1995.
3 Rullani E., “La teoria dell’impresa: soggetti, sistemi, evoluzione”, in Rispoli M. (a cura di),
L’impresa industriale, cit., p. 45.

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