Le strategie per affrontare la crisi d'impresa

AutoreAmedeo Maizza
Occupazione dell'autoreProfessore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese
Pagine367-382
CAPITOLO 12
LE STRATEGIE PER AFFRONTAR E
LA CRISI D’IMPRESA1
Sommario: 1. La manifestazione della crisi d’impresa – 2. La crisi d’impresa e le sue
cause – 3. Il turnaround – 4. I piani di turnaround.
1. La manifestazione della crisi d’impresa1
Osservando la realtà economica, è agevole constatare come i feno-
meni degenerativi delle imprese non siano l’effetto immediato di uno o
più eventi, ma piuttosto si presentino come un processo evolutivo (cfr.
Figura 1) che, generalmente, muove da un disequilibrio economico per
poi ripercuotersi, più o meno repentinamente, su tutti gli altri ambiti.
La maggiore o minore velocità del processo può essere la conse-
guenza di più eventi nei confronti dei quali non si sono poste valide
soluzioni. Detta incapacità può farsi risalire all’assenza di una “cultu-
ra della crisi”2, ovvero la capacità di percepire i primi segnali di de-
bolezza del sistema e la conseguente inerzia dinanzi all’evidenza del
declino. Talvolta, questa inerzia – o peggio l’attivazione di processi
incentivanti la crisi (si pensi, ad esempio, alla decisione di realizzare
nuovi investimenti produttivi in un contesto che nel medio periodo
potrà prevedibilmente caratterizzarsi per una contrazione della do-
manda) – non è generata da carenze manageriali, ma dal rifiuto di ac-
cettare uno stato di iniziale difficoltà, immaginando che comunque si
risolverà con normali operazioni di gestione. Quelli che sono i sintomi
1 Il capitolo riprende, con aggiunte e revisioni, alcune parti di: Maizza A., La gestione d’impresa
tra vitalità e rischio di crisi, ed. Cacucci, 2006.
2 Guatri L., “Turnaround: declino, crisi e ritorno al valore”, in Finanza Marketing e Produzione,
14, 1996, p. 13.
368 Management d’impresa e strategie competitive
del processo di decadimento vengono così interpretati come momen-
tanee difficoltà (quotidianamente presenti nelle organizzazioni) che si
cerca di superare esclusivamente con ottimismo – evidentemente non
motivato – e non già con idonee azioni di contrasto; ciò sino a quando
non si verifica un evento scatenante (trigger event) che pone il mana-
gement dinanzi alla “dura realtà”.
Da tali brevi considerazioni, emerge la condizione – unanimemente
accolta dalla letteratura in argomento e dalla verifica empirica – se-
condo cui la crisi è sempre preceduta da un periodo di declino, durante
il quale l’impresa, anziché creare, distrugge valore (cfr. Figura 2). Ciò
è evidentemente in antitesi con la fisiologica tendenza che il sistema
impresa deve possedere e che si concretizza nella sua attitudine a crea-
re valore per perseguire la propria sopravvivenza nel lungo termine3.
L’accrescimento o il depauperamento del valore economico necessi-
tano ovviamente di una misurazione, tradizionalmente effettuata con
l’attualizzazione dei flussi reddituali prospettici4.
3 Tra gli altri si veda: Sicca L., “Creazione di valore, conoscenza e gestione delle crisi aziendali”,
in Finanza, Marketing e Produzione, 2, 1993, p. 7.
4 Adottando il metodo reddituale puro si avrà: W = R/i; intendendo con R il reddito annuo ed
i il tasso di attualizzazione.
Figura 1: Il ciclo vizioso della crisi
1
Disequilibrio
Costi - Ricavi
2
Perdite
economiche
3
Erosione
del
Capitale e
deterioramento
dei flussi
finanziari
4
Disimpegno
del sistema
finanziario
5
Illiquidità e
insolvenza
Fonte: elaborazione dell’autore.

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