Sicurezza alimentare ed agricoltura biologica: profili giuridici sovranazionali

AutoreMaria Casola
Pagine113-163

Maria Casola. Avvocato del foro di Taranto e Dottoranda di ricerca in “Tutela giuridica della persona” presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bari.

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@Premesse

In questi ultimi anni l’agricoltura biologica, in quanto uno dei modelli possibili di un’agricoltura “sostenibile”, ha assunto un’importanza crescente agli occhi dei consumatori, dei produttori, degli ambientalisti e dei politici.

Come si può spiegare questo interesse per un tipo di agricoltura che, pur avendo una tradizione più che centenaria, rappresentava una percentuale infima della produzione agricola in Europa (circa il 2% ) per diventare ora uno dei settori agricoli più dinamici dell’Unione europea1 ?

La risposta è forse nella constatazione che i protagonisti della vita economica e sociale (agricoltori, commercianti, consumatori e politici) hanno sentito la necessità di un cambiamento. Negli ultimi anni la crisi della ESB (“mucca pazza”), gli scandali alimentari (pollo alla diossina, bue agli ormoni, allarme OGM) e alcuni avvenimenti di carattere politico hanno influenzato in modo po-Page 114sitivo la riconversione al metodo di produzione biologico. Questa riconversione è poi facilitata dal fatto che l’agricoltura biologica è percepita come un’opzione desiderabile dal punto di vista sociale, economico ed ambientale, intesa come parte integrante di un sistema di agricoltura sostenibile.

Un’agricoltura e un ambiente sostenibili, oltre ad aumentare la compatibilità ambientale della produzione agricola e preservare la biodiversità e la ricchezza dell’ambiente naturale, sono attualmente uno degli obiettivi fondamentali della politica agricola comune (da ora in poi “PAC”). La costante inesorabile riduzione della biodiversità negli ultimi anni deriva infatti da un approccio miope di cui si è resa colpevole l’agricoltura “tradizionale” favorendo, con assoluta pervicacia, la diffusione e l’intensificazione delle monoculture2, con conseguenze negative, spesso irreversibili, per gli ecosistemi naturali. A ciò si aggiunga il ricorso massiccio ad agenti chimici i cui effetti nocivi per l’ambiente sono ampiamente dimostrati e universalmente riconosciuti dalla comunità scientifica. Per evitare tali situazioni gli agricoltori dovevano tener conto degli effetti della loro attività sul futuro dell’agricoltura e dell’impatto ambientale dei sistemi da loro utilizzati.

Ed è per questo che agricoltori, consumatori e politici hanno mostrato un rinnovato interesse per l’agricoltura biologica3.

Essa si propone di limitare, se non in alcuni casi eliminarePage 115 l’utilizzo di fertilizzanti chimici, garantendo la qualità del prodotto e la salute del consumatore.

Ve n’è abbastanza, dunque, per dedicarsi ad approfondire le tematiche inerenti la sicurezza alimentare del consumatore, mettendo a contatto, in particolare, l’agricoltura con l’ambiente4, settori apparentemente diversi ma indissolubili fra loro, considerando così il ruolo di primo piano che il comparto biologico ha acquisito nelle strategie di sviluppo elaborate a livello mondiale.5 Mi pare, però, che, per dare una risposta esauriente al sopraddetto quesito sia necessario procedere all’esame non solo della normativa comunitaria e nazionale, ma anche di eventuali riferimenti al diritto internazionale.

È da questa prospettiva, infatti, che si possono meglio cogliere ed inquadrare le iniziative in atto per proteggere la salute del consumatore e la promozione di consumi sostenibili.

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Si avrà modo di tornare sull’argomento nei successivi paragrafi, dopo esserci soffermati preventivamente sul significato di “sviluppo sostenibile”.

@1. La nuova strategia europea per lo sviluppo sostenibile

Il principio dello sviluppo sostenibile rappresenta uno degli esiti di maggior rilievo della evoluzione del diritto internazionale, coniugando le esigenze di sviluppo economico degli Stati membri della Comunità internazionale con la necessità di preservare il patrimonio ambientale a beneficio delle generazioni presenti e future. La prima formulazione di detto principio si rinviene nel Rapporto Brundtland del 1987 dove si afferma che lo sviluppo sostenibile deve essere inteso come un modello di svolgimento e sviluppo delle attività umane idoneo a soddisfare le attuali esigenze dell’umanità senza pregiudicare la possibilità delle future generazioni di soddisfare le proprie. Tutte le successive convenzioni internazionali, in materia ambientale, presentano uno esplicito riferimento al principio dello sviluppo sostenibile ed alla sua portata trasversale rispetto alle diverse problematiche affrontate in ambito internazionale. A questo riguardo merita menzione, tra le altre, la Convenzione di Rio del 1992 che codifica il principio affermando che il diritto allo sviluppo deve essere perseguito in modo da soddisfare equamente i bisogni di sviluppo e ambientali delle generazioni presenti e future. L’analisi di questo principio richiederebbe una disamina delle disposizione contenute nella succitata Convenzione che non è qui possibile effettuare. Basti ricordare che la Convenzione richiede ad ogni Stato di integrare, “dans toute la mesure possibile et comme il convient”, la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica nelle proprie politiche settoriali e nel processo decisionale nazionale. A questo proposito, l’art 14 impone alle Parti, sempre “dans toutePage 117 la mesure possibile et comme il convient”6, di esigere valutazioni di impatto ambientale sui progetti suscettibili di nuocere sensibilmente l’ecosistema. Nel caso in cui sussiste il pericolo di un danno grave ed imminente, lo Stato nel cui territorio si svolge l’attività all’origine del pericolo dovrà notificarlo immediatamente agli Stati che potrebbero essere coinvolti e prendere le misure adeguate per prevenirlo o ridurne gli effetti.

Il principio dello sviluppo sostenibile viene, invece, introdotto nel diritto comunitario dal Trattato di Amsterdam nel quale per la prima volta la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile vengono in rilievo nel perseguimento di tutti gli obiettivi di integrazione, condizionando le azioni delle istituzioni in tutti i campi di competenza comunitaria. L’articolo 6 del Trattato CE, infatti, afferma che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni comunitarie in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile. La portata trasversale che il trattato comunitario riconosce alle problematiche ambientali trova ampio riscontro nei documenti ed atti adottati dalle istituzioni comunitarie in materia, a partire dalla Prima Strategia dell’Unione europea in materia di sviluppo sostenibile adottata dal Consiglio europeo di Göteborg7 del 2001 e completata dal ConsiglioPage 118 europeo di Barcellona del 2002 in vista del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 20028.

Il riesame di questi due importanti documenti, avviato dalla Commissione nel 2004, ha portato alla elaborazione, nel dicembre 2005, di una Comunicazione sul riesame dello sviluppo sostenibile – una piattaforma d’azione, sulla cui base il Consiglio europeo del giugno scorso ha adottato una Nuova Strategia dell’Unione europea in materia di sviluppo sostenibile. In tutti questi documenti viene sottolineata l’importanza dell’agricoltura biologica ai fini della tutela dell’ambiente e vengono invocate ulteriori azioni per la promozione della stessa.

Il documento, di nostro interesse, ribadisce come lo sviluppo sostenibile sia un obiettivo trasversale della Unione europea basato sui principi della democrazia, della parità di genere, della solidarietà, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti fondamentali e volto al costante miglioramento della qualità della vita e del benessere sul nostro pianeta per le generazioni attuali e future, attraverso la promozione di una economia dinamica caratterizzata dalla piena occupazione e da un livello di istruzione, protezione della salute, coesione sociale e territoriale nonché della tutela dell’ambiente in un mondo pacifico e sicuro nel rispetto della diversità culturale9. L’ambizioso programma comunitario presenta il pregio di individuare con chiarezza gli obiettivi chiave da perseguire, i principi guida che dovranno ispirare le diverse politiche comunitarie e sette principali settori di intervento10, traPage 119 i quali vi è, per l’appunto, il settore del consumo e della produzione sostenibile di nostro interesse.

Gli obiettivi chiave riguardano essenzialmente la tutela ambientale, l’equità sociale e la coesione, la prosperità economica nonché l’assunzione di responsabilità a livello internazionale, ispirandosi al principio di precauzione nonché al principio di chi inquina paga11.

In un simile contesto, la Commissione12 è chiamata ad elaborare entro il 2007 un piano d’azione dell’Unione europea al fine di superare gli ostacoli che si frappongono alla sostenibilità del consumo e della produzione, ad assicurare una maggiore coerenza fra i vari settori politici legati a questa tematica ed a sensibilizzare i cittadini modificandone le abitudini di consumo insostenibili.

Ciò porta, gli Stati membri a sostenere nello specifico campagne di informazione rivolte ai rivenditori al dettaglio ed alle altre organizzazioni volte a promuovere i prodotti sostenibili tra cui, per l’appunto, i prodotti dell’agricoltura biologica. L’obiettivo di migliorare la gestione ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali ha richiesto anche nuovi quadri normativi per l’agricoltura biologica. Tale esigenza di rinnovamento trova infatti conferma nell’attuale proposta di regolamento del consiglio chePage 120 modifica il Regolamento 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli13.

Le riforme intraprese già nell’ambito dell’Agenda 2000, sulla cui scia ha trovato sbocco un nuova importante riforma della PAC, fornivano un poderoso slancio per integrare la problematica ambientale nella...

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