Regolamento CE N. 178/2002: Principi generali della legislazione alimentare e istituzione dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare

AutoreAlessandra Giusti
Occupazione dell'autoreAvvocato
Pagine9-42

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@1. Introduzione

Pollo alla diossina, manzo agli ormoni, mucca pazza, afta epizootica: questi gli allarmi alimentari che negli ultimi anni hanno messo a repentaglio la salute e la sicurezza dei consumatori europei. Scandali che hanno investito gli Stati nazionali e le istituzioni europee, al punto da far montare la pressione pubblica a favore di misure a livello europeo per stroncare sul nascere queste epidemie e rafforzare i livelli generali dei controlli e dell’etichettatura dei prodotti.

L’Unione europea ha risposto a tali episodi con una serie di disposizioni in materia di sicurezza alimentare e il Parlamento europeo ha sostenuto molte di queste misure - come il divieto di usare ormoni nell’allevamento - rafforzandone altre, come quelle sugli additivi alimentari e l’etichettatura delle carni.

La politica europea in materia di alimenti è sempre più orientata verso standard elevati di sicurezza onde tutelare e promuovere la salute dei consumatori. A questo riguardo l’Unione, sulla base del programma del Libro Bianco sulla sicurezza alimentare adottato nel 2000, ha avviato un vasto processo di riforma e di ammodernamento della legislazione per renderla più adeguata al perseguimento di questo obiettivo.

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Si deve tener presente che il settore agro-alimentare è uno dei principali settori produttivi europei. Da un confronto internazionale risulta che siamo i primi produttori mondiali di alimenti ed anche il più importante mercato di prodotti alimentari, con un significativo volume sia d’esportazione che d’importazione di prodotti agricoli da paesi terzi.

Questo settore ha delle ripercussioni di carattere economico, sociale, nonché ambientale, di grande rilevanza. La produzione e il consumo di alimenti rappresentano un fatto centrale nella nostra società.

C’è un generale risveglio delle coscienze, una riscoperta dei valori di una sana alimentazione, un atteggiamento sempre più attento ed esigente da parte dei consumatori che chiedono più garanzie e la disponibilità di prodotti sicuri, genuini e di qualità. Rispondere a questa domanda dei consumatori non è un compito facile.

Sono innumerevoli gli agenti chimici o biologici in grado di minacciare la sicurezza degli alimenti ed estremamente complessi i meccanismi attraverso i quali essi possono agire. Il rischio di contaminazione incombe a tutti i livelli della catena di produzione, distribuzione e vendita degli alimenti. Questo significa che ogni singolo anello della complessa catena alimentare deve essere ben saldo e forte, se si vuole che la salute dei consumatori sia adeguatamente protetta.

E’ quindi necessario che ci sia l’impegno e l’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti interessati (agricoltori, allevatori, operatori dell’industria alimentare e della distribuzione) affinché questo rischio sia mantenuto sotto controllo e ridotto al minimo. Per ottenere questo risultato è fondamentale avere un sistema di regole efficaci ed applicabili, una capacità di controllo adeguato a tutti i livelli della catena alimentare, dai campi fino alla tavola. E a quest’obiettivo sta lavorando la Commissione Europea.

Data la natura interrelata della produzione alimentare, una politica efficace di sicurezza alimentare non può prescinderePage 11 dall’attuazione di sistemi di valutazione e monitoraggio dei rischi e di controllo che devono necessariamente cominciare dalla produzione primaria, in altre parole dai campi e dagli allevamenti, dall’origine delle materie prime.

E’ molto importante che ci sia una forte integrazione e un coordinamento tra produzione primaria, livelli produttivi superiori e distribuzione se si vuole che il sistema funzioni e se si vogliono raggiungere gli obiettivi di sicurezza alimentare richiesti dalla società e dai consumatori.

La sicurezza deriva dall’impatto complessivo generato da svariate fonti di rischio per la collettività quali le materie prime, i processi tecnologici di trasformazione e conservazione, la distribuzione e l’ambito domestico1.

La sicurezza, essendo un bene inalienabile e irrinunciabile, è un elemento che deve essere garantito e al quale però devono essere associati principi di qualità nutrizionale e di qualità sensoriale.

Bisogna considerare che il consumatore può orientarsi, per quanto concerne la scelta degli alimenti, basandosi su requisiti di tipo sensoriale o sulla qualità dei servizi, mentre non è assolutamente preparato per valutare gli aspetti relativi alla sicurezza e alle qualità nutrizionali degli alimenti.

Si può affermare, pertanto, che il problema della sicurezza degli alimenti si fonda su un fenomeno culturale. Infatti, per la popolazione le problematiche alla base della sicurezza degli alimenti derivano dalla percezione che essa ha in merito ai rischi.

A questo proposito nel luglio 2006 è stata pubblicata una nuova indagine Eurobarometro che fornisce interessanti indicazioni sulla percezione dei rischi per la salute da parte dei consumatori e in particolare dei rischi correlati alla sicurezza alimentare. La ricerca è stata commissionata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) unitamente alla Direzione Generale Salute e Tutela dei Consumatori (DG SANCO) della Commissione Europea.Page 12 Nel complesso i consumatori hanno una percezione positiva del cibo, le preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare non sono in cima ai loro pensieri e il ruolo delle autorità pubbliche nella protezione dei loro interessi viene apprezzato. I risultati alle fonti d’informazione giudicate più attendibili dai consumatori, nonché l’esposizione e la reazione di questi ultimi alla copertura dei media sui temi legati alla sicurezza alimentare, possono avere importanti implicazioni nello sviluppo di una comunicazione del rischio che risponda efficacemente ai bisogni e alle preoccupazioni dei consumatori. Tale indagine ha sottoposto ai consumatori un elenco di possibili rischi associati al cibo, con i seguenti risultati: i consumatori tendono ad essere per lo più preoccupati per i rischi causati da fattori esterni su cui esercitano scarso o addirittura nessun controllo. In cima alla scala delle “preoccupazioni” (oltre 60% degli intervistati) troviamo timori relativi a: residui di pesticidi, nuovi virus (come l’influenza aviaria), residui nella carne, igiene alimentare (fuori casa) e contaminazione del cibo da parte di batteri. In particolare:

* Assenza di additivi 44%

* Presenza di soli additivi autorizzati 18%

* Assenza di conservanti 35%

* Presenza di soli conservanti autorizzati 28%

* Assenza di pesticidi 64%

* Assenza di ormoni 49%

* Presenza di pesticidi/ormoni autorizzati 13%

* Imballaggio inadeguato 24%

* Presenza di controlli di organismi autorizzati 52%

Come si può rilevare la tipologia dei rischi percepiti dalla popolazione è completamente diversa da quella reale. Infatti, la comunità dei consumatori attribuisce i rischi per la sicurezza alimentare principalmente a problematiche di natura chimica (assenza di conservanti, pesticidi, ormoni) e all’insicurezza derivan-Page 13te dalla incertezza dell’effettuazione dei controlli adeguati da parte degli organismi di controllo.

Tali dati sono confermati dalla FAO, dal WHO e dalla bibliografia internazionale che evidenziano che nei paesi industrializzati i principali problemi della sicurezza alimentare sono di origine microbiologica.

Stime autorevoli attestano che i rischi per la sicurezza alimentare indicati dai consumatori, e cioè additivi, pesticidi e farmaci veterinari, sono responsabili in realtà solo dello 0.5% delle malattie associate agli alimenti (foordorne diseases). Inoltre, la stessa fonte stima che ogni anno nei paesi industrializzati circa il 30% della popolazione vada incontro a patologie (foodborne diseases) determinate dalla contaminazione microbica degli alimenti, con conseguenti pesanti costi sanitari, assicurativi e previdenziali.

E’ interessante anche considerare, analizzando i luoghi dove prendono origine le tossinfezioni (WHO 1995), che - seppur per alcune non sia possibile individuare l’origine (11%) - il 51% delle epidemie originano dalla ristorazione collettiva e il 36% è di origine domestica. Quest’ultimo dato, in particolare, evidenzia la diffusa mancanza di cultura per quanto riguarda la manipolazione e conservazione degli alimenti.

Pertanto, l’opinione dei consumatori dimostra una pesante contraddizione, in quanto i rischi da loro individuati sono molto diversi da quelli realmente esistenti nei paesi industrializzati.

Tale comportamento trova giustificazione perché influenzato dai recenti episodi su menzionati che hanno determinato una perdita progressiva di fiducia da parte dei consumatori nei sistemi di controllo della sicurezza alimentare.

Inoltre, la situazione descritta sottolinea l’esistenza di un notevole divario tra le conoscenze della comunità e lo sviluppo tecnologico nel settore alimentare che offre una variegata composizione di prodotti e consente di controllare il rischio microbiologico con le più semplici norme di igiene generale.

Infatti, le tecniche alla base dell’approccio preventivo per laPage 14 sicurezza alimentare corrispondono alle tre aree principali dell’igiene, cioè:

– prevenzione primaria che possiamo identificare come prevenzione all’origine (HACCP, certificazione di sistema e di prodotto, informazione ed educazione del consumatore),

– prevenzione secondaria, cioè durante il processo produttivo (ritiro delle derrate che presentano rischi, controlli chimici e microbiologici sui prodotti intermedi e sul prodotto finito) e, anche se teoricamente non dovrebbe mai intervenire,

– prevenzione terziaria rappresentata dalle indagini e dagli interventi sanitari da svolgere in caso di focolaio epidemico generato dal consumo di alimenti.

– La distinzione degli aspetti di “prevenzione” legati alla salute umana dagli elementi “commerciali” di promozione della qualità2 poggia su di una ambiguità di fondo legata alla concezione stessa di quest’ultima. Se infatti nel quadro unitario della...

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