Le sfide dell'imposizione nel mondo che cambia tra globalizzazione e nuove tecnologie

AutoreAntonio Uricchio
Pagine11-42
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CAPITOLO PRIMO
LE SFIDE DELL’IMPOSIZIONE NEL MONDO CHE CAMBIA
TRA GLOBALIZZAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE
SOMMARIO: 1. Lo stretto intreccio tra modelli di prelievo e modalità di produzio-
ne della ricchezza. - 2. La difficile individuazione di nuovi modelli di pre-
lievo tra globalizzazione e localismi. - 3. Selezione di nuove fattispecie im-
ponibili e principi costituzionali.
1. Lo stretto intreccio tra modelli di prelievo e modalità di produ-
zione della ricchezza
Confrontando l’indice di un manuale delle discipline finanzia-
rie di poco meno di un secolo fa1 con uno attuale si può facilmente
rilevare quanto profondi siano stati i mutamenti del sistema fiscale
in un arco di tempo nemmeno troppo ampio. Tributi oggetto, nel
1 L’orgoglio di appartenere ad una istituzione universitaria prestigiosa, co-
me quella di Bari, che ha avuto, tra i propri docenti coloro che hanno contribuito,
in modo decisivo, allo sviluppo scientifico delle discipline del diritto finanziario e
tributario (Tesoro, A.D. Giannini, d’Amati), mi spinge a citare, in ordine cronologi-
co, i Manuali curati da tali Maestri: Lezioni di scienza delle finanze di Giovanni
Carano Donvito, Palermo, 1926, GIORGIO TESORO, Scienza delle finanze e diritto
finanziario, Lezioni di diritto finanziario, Roma; ID., Principi di diritto tributario,
Bari, 1938; ACHILLE DONATO GIANNINI, Istituzioni di diritto tributario, Milano,
1951, NICOLA d’AMATI, Principi di legislazione fiscale, Bari, 1978; ID., Diritto
tributario, Torino, 1981. Per approfondimenti sui percorsi lungo i quali si è svi-
luppata la Scuola giuridico finanziaria barese, si veda, per tutti, N. d’AMATI, A.
URICCHIO, C. COCO, La simmetria imperfetta, L’insegnamento della finanza pub-
blica nell’Università di Bari. Si ricordano. inoltre, i fondamentali saggi di N.
d’AMATI, La formazione del diritto tributario in Italia, in Dir. prat. trib., 2001, I, e
di A. AMATUCCI, La questione metodologica tra teorie vecchie e nuove e
l’autonomia scientifica del diritto tributario, in Dir. prat. trib., 2005, I.
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passato, di complessa regolamentazione e di raffinate indagini giu-
ridiche sono completamente scomparsi, sostituiti da tributi profon-
damente diversi per struttura e natura.
Bastano peraltro poche esemplificazioni per comprendere quali
e quante trasformazioni abbiano subito i sistemi fiscali del nostro
Paese così come quelli di molti Paesi europei. I tributi che oggi as-
sicurano gran parte del gettito (imposta sul reddito delle persone
fisiche, imposta sul valore aggiunto, imposta sulle società, imposta
regionale sulle attività produttive, imposta comunale sugli immobi-
li) sono stati introdotti da pochi anni (irpef, irpeg, iva solo a seguito
della legge delega n. 825 del 1971 e i successivi decreti attuativi, l’ici
in base al d.lgs. 504 del 1992 e l’irap con il d.lgs. 446 del 1997). Tri-
buti che, invece, hanno rivestito notevole rilevanza nel passato (testa-
tici, fuocatici) sono del tutto scomparsi, apparendo del tutto inaccetta-
bili alla luce dei principi costituzionali vigenti; altri tributi (patrimo-
niali, sui movimenti o sui consumi di merci) sono stati profondamente
modificati in conseguenza dei mutamenti degli assetti economico so-
ciali (passaggio da un’economia agricola a quella industriale, da si-
stemi economici chiusi a sistemi aperti e globali).
Non mancano poi tributi, in passato giustificati dalle motiva-
zioni più disparate, che oggi si rivelano bizzarri e possono persino
far sorridere2. Senza richiamare l’imposta sui celibi, istituita nel pe-
riodo fascista per finalità demografiche, possono essere citate esem-
plificativamente la tassa sul macinato3, introdotta dopo un trava-
2 Invero, non mancano nemmeno oggi tributi a dir poco singolari. Tra i più
buffi la tassa sulle flatulenze dei bovini, che alcuni Governi (neozelandese ed
estone) vorrebbero introdurre per limitare le immissioni nocive ovvero quella sui
chilometri percorsi dalle autovetture allo studio del governo olandese con finalità
ambientali. Tra le imposte del passato, si segnala per la sua originalità l’imposta
sulle barbe, introdotta da Pietro il grande di Russia per fini igienico sanitari.
3 Tra le opere più significative che indagano le origini dell’attuale sistema tri-
butario, si vedano S. BUSCEMA - N. D’AMATI, Documenti e discussioni sulla forma-
zione del sistema tributario italiano, Padova, 1961; vol. I; N. d’AMATI, La progetta-
zione giuridica del reddito, vol. I, Padova, 1973, pag. 33; A. PLEBANO, Storia della
finanza italiana dalla costituzione del nuovo regno alla fine del secolo decimonono,
Torino, 1899; A. SRAFFA, Questioni sull’imposta di ricchezza mobile, in Riv. dir.
comm., 1907, II, pag. 178; G. PARRAVICINI, Lineamenti storici del sistema tributario
italiano, in “Ulisse”, Tasse e tassati, 1959, pag. 9; F.A. REPACI, La finanza pub-
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gliato iter parlamentare nel periodo immediatamente successivo al-
la unificazione (legge 7 luglio 1868 n. 44904) e divenuta sinonimo
di prelievo fiscale rapace e vessatorio5, le imposte sulle fotografie6,
sui velocipedi7, sulle bestie da tiro, da sella e da soma8, sui dome-
stici9, sui balconi10, sul ghiaccio, sulla cicoria o sugli altri surrogati
blica italiana nel secolo 1861-1960, Bologna 1962; G.F. LIBERATI, La formazio-
ne del diritto tributario dell’ottocento. Le tasse sugli affari, Napoli, 1983; Id., voce
Tributi (diritto interm.), in Enc. dir., vol. XLV, Milano, 1992, pag. 128; G. GALEOT-
TI, Le origini dell’imposta sui redditi di ricchezza mobile in Italia, Milano, 1967; P.
BORIA, voce Sistema tributario, in Digesto, disc. priv. sez. comm., vol. XIV, Torino,
1997, pag. 66., P. CLEMENTINI, Legge sull’imposta di ricchezza mobile annotata, in
Raccolta delle leggi speciali, vol. II, Torino, 1886; G. MARONGIU, Alle radici
dell’ordinamento tributario italiano, Padova, 1988, pag. 150; ID., Storia del fisco
in Italia, La politica fiscale della destra storica (1861-1876), Torino, 1995.
4 Ricorda G. CARANO DONVITO, L’economia meridionale prima e dopo il
Risorgimento, Firenze, 1928, pag, 286 che, mentre veniva abolito il dazio gover-
nativo sul macinato con una riduzione di gettito di 16 milioni di lire, erano anco-
ra applicate le imposte comunali sugli stessi prodotti farinacei che anzi divennero
ancora più onerose.
5 Nonostante la triste fama che ha accompagnato il tributo sul macinato, troppo
spesso considerato strumento di oppressione fiscale verso i ceti meni abbienti, occor-
re ricordare che, nelle intenzioni del governo dell’epoca, esso rifletteva esigenze di
gettito e di semplificazione fiscale. Nella relazione al disegno di legge, il Ministro
delle finanze Quintino Sella, dopo aver sottolineato come il disavanzo si aggirava
attorno ai 190 milioni di lire (1868), rilevava come il tributo sul macinato rispondeva
ai principi di comodità del prelievo: “abolite le polizze e lo stadere, il contribuente
non deve che guardare il contatore, prendere nota del numero da cui comincia la sua
macinatura confrontandolo con quello con cui finisce e conteggiare, con il suo mu-
gnaio, le centinaia di giri eseguiti; tutto ciò si compie agevolmente senza dubbi e con-
trasti. E poi la facilità di macinare in qualsiasi momento, la pienissima libertà di tra-
sportare i grani e le farine come se nessuna imposizione vi gravasse, la facoltà di pa-
gare la tassa in derrate costituiscono senza dubbio un ordinamento per il quale
l’imposta sul macinato riesce ad assumere una fisionomia onesta e civile che non
aveva certamente l’imposta organizzata cogli antichi sistemi”.
6 Il tributo colpiva indistintamente tutte le fotografie messe in vendita, com-
prese quelle eseguite per privata commissione o esposte al pubblico.
7 Il tributo aveva natura erariale ma era partecipato dai Comuni in ragione
della metà del provento netto.
8 Si trattava di un tributo comunale (meglio noto anche come tributo sul be-
stiame) il quale trovava applicazione sulle diverse specie animali impiegate in
agricoltura.
9 L’imposta colpiva chiunque impiegasse personale domestico al proprio
servizio; si applicava in misura piena per gli uomini e ridotta alla metà per le

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