Le scritture di chiusura e di riapertura dei conti

AutoreStefano Adamo
Pagine339-445
CAPITOLO V
LE SCRITTURE DI CHIUSURA
E DI RIAPERTURA DEI CONTI
di Stefano Adamo
SOMMARIO: 1. Principi e criteri per la determinazione del risultato economico di perio-
do. – 2. La chiusura dei conti: gli strumenti preparatori e di controllo. – 3. La chiu-
sura dei conti: le correlazioni tra contabilità e bilancio. – 4. La chiusura dei conti.
4.1. Le fasi della chiusura. – 4.2. I procedimenti di chiusura dei conti. – 4.3. Gli
assestamenti: le scritture: di epilogo. – 4.4. Gli assestamenti: le rettifiche di valore.
– 4.4.1 La procedura dell’ammortamento. – 4.4.2. Svalutazioni e rivalutazioni. –
4.5. Gli assestamenti: le scritture di storno. – 4.5.1. La rilevazione delle rimanenze
di magazzino. – 4.5.2. La rilevazione delle rimanenze contabili. I risconti attivi e
passivi. – 4.5.3. La capitalizzazione dei costi: le costruzioni interne o in economia.
– 4.5.4 La capitalizzazione dei costi: gli oneri pluriennali. – 4.6. Gli assestamenti:
le scritture di integrazione. – 4.6.1. I valori approssimati. – 4.6.2. I valori astratti o
congetturati. I ratei attivi e passivi. – 4.6.3. I fondi per rischi ed oneri futuri. – 4.7.
La rilevazione delle imposte sul reddito. – 4.8. La rilevazione del risultato econo-
mico. – 4.9. Le scritture di chiusura vere e proprie. – 5. Le scritture di riapertura.
– 6. L’assegnazione del risultato economico di periodo.
1. Principi e criteri per la determinazione del risultato economico
di periodo
Come più volte affermato, l’obiettivo preminente della Contabi-
lità Generale è quello di procedere alla determinazione del risultato
economico dell’esercizio o di periodo e del connesso capitale di fun-
zionamento dell’azienda.
Ribadito che i risultati economici rilevati dalla contabilità devono
favorire il riflesso della gestione, può considerarsi del tutto ordinaria,
alla fine di un singolo processo produttivo, la situazione di utilizzo
parziale delle varie utilità acquisite.
Tale problema si presenta con maggiore evidenza, allorquando si
renda necessario pervenire a dati intervalli di tempo ad una misura-
340 Parte Seconda – Le scritture complesse: la contabilità generale
zione della ricchezza prodotta mediante i consumi e gli utilizzi della
combinazione produttiva, considerando, tuttavia, la possibilità che in
tale momento vi siano processi produttivi ancora in corso (ossia avvia-
ti, ma non ancora completati).
In definitiva, data una combinazione produttiva in corso ad una
scadenza temporale ben definita (la chiusura del periodo ammini-
strativo), per la determinazione delle grandezze richiamate si rende
necessario considerare, non tanto le variazioni finanziarie attive e
passive manifestate in tale periodo, bensì gli aspetti economici con-
nessi da un lato alla ricchezza ottenuta dalla vendita dei prodotti,
delle merci o dei servizi e, da altro lato, ai consumi ed agli utilizzi
effettuati in quello stesso periodo al fine di ottenere quella ricchez-
za. Come dire che la ricchezza che un’azienda riesce ad ottenere in
un dato periodo non deriva necessariamente dall’integrale utilizzo
della dotazione di mezzi che l’azienda può presentare all’inizio del
periodo, bensì deriva, solo da quella parte della dotazione che è stata
utilizzata e consumata a tal fine1.
consumi fattori > produzione ricchezza
costi > ricavi
Da ciò discende che un costo rilevato in Co.Ge. durante l’eserci-
zio (in quanto acquisizione di utilità non necessariamente interamente
consumata) non costituisce automaticamente un componente negativo
del reddito dello stesso esercizio, così come ricavo non è sinonimo di
componente positivo di reddito.
Alla base del riconoscimento della natura di componenti di reddito,
occorre, pertanto, porre un principio-guida che tenga conto di quanto
appena evidenziato, identificabile nel basilare principio economico-
contabile della competenza.
In base a tale principio, un costo o un ricavo si imputano ad un
esercizio, divenendo rispettivamente componente negativo o positivo
di reddito, in funzione della relativa manifestazione economica, pre-
scindendo quindi dall’aspetto finanziario (pagamento o riscossione,
sorgere di debiti o crediti)2. Ciò in quanto la determinazione del reddi-
1 In effetti, solo nell’ipotesi in cui i costi attribuibili ad un esercizio coincidessero con le uscite
verificatesi nel periodo, così come se i ricavi coincidessero con le entrare sempre dello stesso perio-
do, non avremmo alcun problema ad individuare una obiettiva differenza tra variazioni intervenute
nel periodo considerato.
2 In altra dimensione la competenza può essere intesa in senso finanziario, con l’effetto che i
costi e i ricavi si imputano all’esercizio in relazione alla manifestazione finanziaria. In argomento:
E. PERRONE, Dalle regole ai concetti contabili, Cedam, Padova, 2009, p. 194 e ss.
Cap. V – Le scritture di chiusura e di riapertura dei conti 341
to deriva esclusivamente dagli effetti economici dei fatti di gestione,
sulla base della correlazione che si instaura tra gli stessi3.
In particolare, la correlazione costi-ricavi, che costituisce un co-
rollario fondamentale del principio di competenza, si realizza ricono-
scendo4:
quali componenti positivi di reddito, quei ricavi concernenti beni
e/o servizi, il cui processo produttivo è stato completato e lo scam-
bio è già avvenuto;
quali componenti negativi di reddito, quei costi il cui fattore pro-
duttivo sottostante è stato utilizzato ai fini dell’ottenimento del pro-
dotto o servizio reso con conseguimento dei relativi ricavi.
Entrando nello specifico, il percorso costi > ricavi (precedentemen-
te richiamato ai fini della corrispondenza con la dinamica finanziaria
uscite > entrate) laddove ricondotto in un alveo strettamente econo-
mico meglio si identifica nel rapporto utilità consumate > ricchezza
realizzata, evidenziando la stretta relazione esistente tra utilizzazioni
dei fattori acquisiti e generazione di ricchezza incrementativa.
A rendere maggiormente complesso il ragionamento, vi sono, inol-
tre, le utilità economiche che, completato un ciclo produttivo, ancora
residuano e che, come già evidenziato rappresentano a tutti gli effetti
mezzi aziendali da utilizzare per successivi cicli.
In definitiva, è possibile affermare come, ai fini della rappresen-
tazione gestionale periodica di impresa, si combinino due processi di
misurazione/valutazione intimamente connessi, riconducibili ai se-
guenti aspetti5:
il rapporto, in termini di stretta correlazione, tra utilità consumate e
ricchezza prodotta nel periodo amministrativo considerato6;
la determinazione del valore attribuibile alle utilità residue ancora da
utilizzare ai fini dello svolgimento della combinazione produttiva7.
Ne consegue che, avendo presente il concetto di integrità eco-
nomico-finanziaria del capitale8, ogni incremento/decremento della
3 ALDO AMADUZZI, Il sistema dell’impresa nelle condizioni prospettiche del suo equilibrio, Si-
gnorelli Editore, Roma, 1949, p. 60 e ss.
4 F. SUPERTI FURGA, Reddito e capitale nel bilancio di esercizio, Giuffrè, Milano, 1991, p. 29.
5 P.E. CASSANDRO, Le rilevazioni aziendali, III ed., Cacucci, Bari, 1979, p. 442.
6 ALDO AMADUZZI, L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, II ed., Utet,
Torino, 1963 p. 167. Trattasi di correlazione astratta e non reale, in quanto in parte fondata su mere
convezioni. P. ONIDA, Il bilancio d’esercizio nelle imprese. Significato economico del bilancio.
Problemi valutativi, Giuffrè, Milano, 1974, p. 22.
7 G. FERRERO, La valutazione del capitale di bilancio. Logica economico-comparativa della valu-
tazione. Legislazione vigente e direttive comunitarie. Principi contabili, Giuffrè, Milano, 1988, p. 9.
8 Emerge chiaramente come il calcolo soggettivo del consumo dei fattori produttivi (ossia delle uti-

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