Introduzione

AutoreMaria Luisa Lo Giacco
Pagine9-29

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@1. La religione tra cambiamento e movimento. Premesse metodologiche ad uno studio del pellegrinaggio dal punto di vista giuridico

Qualche anno fa, riflettendo sul futuro del diritto ecclesiastico alla luce della riforma degli ordinamenti universitari, Salvatore Berlingò lamentava un "arretramento di alcune tipiche postazioni ecclesiasticistiche nelle più comode e tutelate distrette del «diritto comune»" e indicava diversi esempi a dimostrazione di questo processo, tra i quali la "riconduzione dei pellegrinaggi a itinerari turistico-culturali"1. In effetti, quello a cui stiamo assistendo è un fenomeno piuttosto paradossale: mentre la religione torna ad avere un ruolo centrale, anche in quelle società occidentali che più sembravano essersi incammi- nate in un processo irreversibile di secolarizzazione, sembra che lo studio delle molteplici manifestazioni (anche giuridiche) del fenomeno religioso e dei numerosi temi di ricerca che vi sono connessi vada perdendo la sua autonomia scientifica.

La sottolineatura del pellegrinaggio non costituisce un semplice esempio, ma una significativa intuizione relativa a un ambito importante non solo per le intrinseche dinamiche fattuali, ma anche per le ricadute scientifiche che esso presenta nel più ampio alveo della tutela della libertà religiosa. Page 10

Dall'idea che si fosse ormai prossimi alla fine della religione si è infatti passati ad una religione onnipresente nella società; una delle espressioni caratterizzanti il nuovo ruolo delle religioni nello spazio pubblico è costituita dalla religiosità popolare, che si esprime anche attraverso i pellegrinaggi verso i santuari o altri luoghi significativi per i fedeli delle diverse confessioni e tradizioni religiose. Un attento e noto sociologo della religione, in un suo recente volume identificava un tratto della religiosità italiana agli inizi del terzo millennio nella numerosa e spontanea partecipazione di tanti a riti collettivi quali le processioni, le cerimonie di canonizzazione, le "giornate mondiali della gioventù", i pellegrinaggi che vedono ogni anno milioni di persone raggiungere i santuari più famosi quali San Giovanni Rotondo, Loreto o Padova2. Di fronte alla diminuzione della partecipazione dei fedeli al precetto domenicale, non conoscono crisi gli spazi della religiosità popolare, espressione di una pratica religiosa maggiormente individualista e meno legata all'appartenenza istituzionale, cosicché è inevitabile osservare come sia "ampia la quota di popolazione che frequenta i riti e gli ambienti religiosi secondo i propri tempi e ritmi, avendo sostituito il criterio dell'osservanza con quello della preferenza e della significatività personale"3. D'altro canto, il pellegrinaggio verso un santuario, o la devozione verso un determinato santo patrono è espressione di quella ricerca di identità dell'individuo, spaesato nella società globale, che trova rifugio in una pratica religiosa tradizionale che sottolinea l'appartenenza ad una realtà locale e circoscritta. Questa ricerca di identità si esprime in due forme apparentemente contrastanti: da un lato, "nella tendenza alla globalizzazione la spinta verso un consolidamento dell'identità viene assorbita dalle religioni", determinando una situazione nella quale "al territorio come centro di identità si sostituisce l'appartenenza"4 religiosa come Page 11 luogo identitario. Dall'altro, la fede personale sfugge al controllo delle Chiese e cresce il numero dei credenti individuali, cioè di coloro che costruiscono la propria identità religiosa non a partire da un nucleo di valori e di precetti che si trasmettono di generazione in generazione, ma attraverso un processo di scelta e di costruzione personale continuamente in movimento. La pratica religiosa non è più dunque vissuta come un obbligo di doverosa obbedienza all'autorità, ma come il frutto di una libera adesione all'impulso della propria coscienza, percepito come doveroso: in questo contesto "la figura che sembra caratterizzare meglio la mobilità tipica di una modernità religiosa che si costruisce da esperienze personali è quella del pellegrino"5. Il pellegrinaggio, infatti, in quanto evento eccezionale e di forte impatto psicologico, consente anche a chi non è abitualmente praticante di vivere un'esperienza religiosa intensa e coinvolgente scegliendone però i tempi e i modi di realizzazione, in un processo di "individualizzazione del religioso"6. La partecipazione a un atto di culto collettivo come il pellegrinaggio consente a chi decida di parteciparvi di immergersi in una realtà comunitaria nella quale la ricerca individuale di identità trova una sintesi nella fede condivisa.

Un'altra caratteristica del pellegrinaggio consiste nella sua capacità di rispondere alle domande di sicurezza dell'uomo contemporaneo, domande che nascono sicuramente da un contesto politico internazionale nel quale la globalizzazione sembra attaccare i valori e la cultura che costituiscono l'identità di una determinata società7, ma anche da una diffusa sensazione di insicurezza esistenziale, che cerca nella religione una forma di rassicurazione: malattie, disoccupazione, difficoltà nelle relazioni umane, costituiscono alcuni dei motivi che spingono ogni anno milioni di pellegrini a mettersi in cammino verso i santuari8. Page 12

Eppure il pellegrinaggio non è, come potrebbe apparire, un fenomeno spontaneo, ma un vero istituto giuridico, anti- chissimo, la cui regolamentazione si è andata organizzando per strati nel corso dei secoli. L'uomo contemporaneo che si mette in viaggio, pellegrino verso Santiago, verso Gerusalemme, o verso Roma, spesso ignora il fatto che sta unendo i suoi passi a quelli di generazioni di credenti che prima di lui hanno compiuto lo stesso cammino, e che questa tradizione ha determinato la nascita e lo sviluppo di regole e istituti giuridici.

Le stesse religioni monoteistiche, nate nella regione del Mediterraneo, hanno nel loro patrimonio genetico l'impronta del movimento, del nomadismo, del pellegrinaggio: la Bibbia degli ebrei è la rivelazione di Dio al suo popolo nomade e in essa è sempre presente la tensione tra nomadismo - che rappresenta il bene, come nella vicenda di Abele, il pastore ucciso da Caino, il sedentario agricoltore - e sedentarietà. Da parte sua, il cristianesimo è la religione dei fedeli di un Dio che si è fatto uomo, nomade fin dalla nascita: Gesù è nato durante un viaggio dei suoi genitori a Betlemme e il primo omaggio che ricevette fu quello dei pastori e dei Magi, principi nomadi; da adulto tutta la sua vita si è svolta in movimento con i suoi discepoli sulle strade della Palestina, fino all'ultimo pellegrinaggio a Gerusalemme. L'islam è la fede nata tra le popolazioni di nomadi e mercanti della penisola arabica e sin dalle origini il profeta Maometto ha indicato tra gli obblighi fondamentali per la vita dei fedeli musulmani, i c.d. "pilastri", il pellegrinaggio alla città santa della Mecca9. Sono le tre religioni abramitiche, che riconoscono non casualmente in Abramo, un pastore nomade che ascoltando il comando di Dio ha abbandonato la sua terra in un pellegrinaggio verso la terra promessa, il padre comune di tutti i credenti. Page 13

Il pellegrinaggio, dunque, è un'espressione antica di religiosità che troviamo in tutte le epoche e presso tutti i popoli10che, per le sue caratteristiche, riesce a rispondere alle esigenze di fede dell'uomo contemporaneo. Ma, proprio per questo, il pellegrinaggio è un'istituzione. Esistono moltissimi studi sul pellegrinaggio dal punto di vista storico, molta letteratura, romanzi, diari di viaggio e itinerari, qualche studio di sociologia religiosa e di teologia. Rari, e tutti limitati alla disciplina del pellegrinaggio medievale, sono gli scritti che hanno come oggetto specifico di indagine l'istituto del pellegrinaggio e la sua regolamentazione giuridica. Eppure il pellegrinaggio ha le sue regole e il pellegrino, in quanto tale, gode di diritti e di doveri. Questo appare chiaramente, come vedremo, sia nel pellegrinaggio ebraico, sia in quello islamico, sia in quello cristiano, che rivela un'opera progressiva di regolamentazione e di creazione di istituti giuridici, a partire da una realtà consuetudinaria.

Una comprensione del pellegrinaggio dal punto di vista giuridico non può pertanto prescindere dalla ricognizione delle radici storiche degli istituti che ad esso sono legati. Ciò non per un esercizio scolastico di semplice ricognizione di istituti lontani nel tempo, ma per l'esigenza di collocare il diritto vigente nel flusso degli eventi che hanno determinato la configurazione attuale degli istituti e delle regole del pellegrinaggio. Nell'analisi della disciplina del pellegrinaggio si verifica infatti quel particolare rapporto tra storia e diritto che è tipico dello studio del diritto ecclesiastico11; ciò è evidente soprattutto quando oggetto di riflessione sono "norme che conservano Page 14 in vita frammenti o relitti di istituti vigenti in passato oppure impiegano una terminologia arcaica: l'indagine storicistica si rivela in tali casi uno strumento prezioso"12. Nel pellegrinaggio, infatti, si vede con chiarezza che esso, in quanto istituto giuridico, come ogni fenomeno giuridico è il "risultato, il prodotto ultimo, di una evoluzione storica a volte secolare"13. Attraverso i secoli si crea una disciplina del pellegrinaggio e si delineano istituti - voto, giubileo, indulgenza, penitenzieria apostolica, solo per citarne alcuni - che ancora oggi sono strettamente legati ad esso e la cui comprensione non può prescindere dalle loro origini, poiché i tratti che li caratterizzano si sono formati proprio nell'evoluzione storica. La ricognizione storica, pertanto, si propone come una necessaria premessa metodologica, in uno studio che, partendo dall'analisi storica non si esaurisce in essa bensì sfocia nella migliore comprensione degli attuali e sopravvissuti istituti giuridici. Nella consapevolezza che ciascuno di essi può essere oggetto...

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