Origine consuetudinaria e iniziale regolamentazione giuridica del pellegrinaggio

AutoreMaria Luisa Lo Giacco
Pagine31-65

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@1. Origine e peculiarità del pellegrinaggio cristiano

Se negli altri monoteismi il pellegrinaggio è un atto di culto raccomandato dai libri sacri, e addirittura un obbligo per ogni credente che sia in grado di compierlo, nel cristianesimo i Vangeli non contengono alcun invito a compiere pellegrinaggi. Anzi, alcune affermazioni di Gesù porterebbero a concludere che per i cristiani la visita ad un luogo sia priva di significato, un atto esteriore che distoglie il fedele dalla necessità di conformarsi alla volontà di Dio interiormente e non seguendo comportamenti rituali. Nell'incontro con la donna samaritana presso il pozzo di Giacobbe, narrata dal Vangelo di Giovanni, le parole di Gesù sembrano molto chiare al riguardo1, anche se le Sacre Scritture narrano che egli stesso, come tutti gli ebrei praticanti del suo tempo, compì più volte il pellegrinaggio a Gerusalemme, sin da quando era ragazzo, in particolare per la festa della Pasqua ebraica2.

Ciononostante, fin dai primi anni della storia del cristianesimo cominciò a diffondersi fra i credenti della nuova religione Page 32 l'uso di visitare alcuni luoghi altamente simbolici per la loro fede, in particolare Gerusalemme e Roma. Eusebio di Cesarea descrisse i pellegrinaggi in Terrasanta compiuti, prima dell'età costantiniana, da personaggi che volevano vedere con i propri occhi le terre nelle quali si era manifestata la vicenda terrena di Gesù, mentre già dal II secolo sono attestati pellegrinaggi di fedeli diretti a Roma per visitare e pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e dei martiri lungo la via Appia3. San Girolamo, che si ritirò a Betlemme e lì tradusse la Bibbia, scriveva che un viaggio in Palestina poteva aiutare il lettore a comprendere meglio la Scrittura4. Il pellegrinaggio nei primi secoli traeva origine infatti soprattutto dalla curiosità e dal desiderio degli uomini e delle donne del tempo, di vedere con i propri occhi i luoghi di cui parla la Scrittura, piuttosto che da motivi devozionali o penitenziali in senso stretto5.

Il fenomeno, che in un primo periodo rimase piuttosto limitato dal punto di vista numerico, ebbe una crescita con la conversione di Costantino e l'edificazione delle due grandi basiliche, a Gerusalemme sul luogo che venne identificato come il sepolcro di Cristo, a Roma su quella che la tradizione indicava come la tomba dell'apostolo Pietro. Divenuto il cristianesimo religio licita, i fedeli potevano liberamente organizzare Page 33 manifestazioni pubbliche di culto e recarsi in pellegrinaggio6. La scelta di Costantino di promuovere il pellegrinaggio a Gerusalemme, al di là della sincerità dell'adesione dell'imperatore alla fede cristiana, nasceva certamente anche da una motivazione politica: l'impero era già in preda a forze centrifughe, che si tentava di arginare tenendo insieme la parte orientale e quella occidentale grazie alla capacità attrattiva e aggregante della nuova religione7. L'intuizione imperiale ebbe un certo seguito. A partire dal IV secolo troviamo resoconti di viaggi in Terrasanta come quello della pellegrina Egeria (o Eteria)8, avvenuto tra il 381 e il 384, che seguiva di qualche decennio l'Itinerarium Burdigalense, diario di un pellegrino che nel 333 si era recato da Bordeaux a Gerusalemme9. La presenza di pii viaggiatori in Terrasanta doveva essere piuttosto numerosa se nel 400 esistevano a Gerusalemme circa duecento monasteri dedicati all'accoglienza e all'ospitalità dei pellegrini10. Accanto alla "letteratura di viaggio" si svilupparono opere agiografiche che diffusero il culto dei santi e dei martiri raccontandone i miracoli e determinarono un movimento di fedeli Page 34 che si recavano nei luoghi che custodivano le loro memorie per venerarne le reliquie e chiederne la protezione. Dopo un'iniziale diffidenza verso il culto dei corpi dei santi e martiri defunti, e soprattutto verso la frammentazione di essi, vietata anche dalla legislazione romana che proibiva la manomissione dei cadaveri, cominciò a diffondersi la venerazione delle reliquie, soprattutto in Oriente11. Il Codice Teodosiano, entrato in vigore nel 439 d.C., proibiva che i morti fossero disturbati, anche soltanto spostando la bara da un luogo all'altro, ma questa norma veniva ignorata dagli stessi imperatori12.

In Terrasanta e in tutta l'Asia minore si sviluppò il culto dei luoghi sacri dell'Antico Testamento, si ricercarono le reliquie, si consacrarono alla fede cristiana luoghi che erano appartenuti alla tradizione pagana. In alcuni casi, la venerazione dei fedeli si rivolgeva a persone ancora viventi, come gli stiliti siriaci. I cenobi egiziani divennero la meta di molti pellegrini, mentre vicino ad Antiochia la roccia che ospitava un eremita di nome Simone, in fama di santità, "aveva messo in moto prima del 500 le più grandi masse di pellegrini"13. Si determinò così una vera e propria geografia sacra, voluta anche dalle autorità ecclesiastiche che videro in essa un mezzo per attuare la cristianizzazione dell'impero14. Il pellegrinaggio in Terra- santa conobbe grande fortuna e diffusione, ma suscitò anche, in alcuni Padri della Chiesa, una certa preoccupazione per le sue forme esteriori e il rischio che da atto di devozione si potesse trasformare in una sorta di superstizione; con sospetto veniva poi vista l'inevitabile promiscuità tra i pellegrini durante Page 35 il lungo viaggio15. Fra i pellegrini in Terrasanta dell'epoca troviamo in gran numero monaci, ma anche vescovi, sacerdoti e laici di entrambi i sessi; in genere provenivano dalle terre situate all'interno dei confini dell'impero, ma non era raro che vi fossero anche cristiani provenienti dalla Persia o dall'Etiopia16.

Parallelamente allo sviluppo degli itinerari religiosi in Oriente veniva acquistando sempre più importanza il pellegrinaggio a Roma, non solo come strumento di santificazione personale, ma anche come affermazione dell'ortodossia di chi lo compiva e del suo legame con la Chiesa del papa. Tracce dei primi pellegrini a Roma sono state rinvenute nelle catacombe di San Sebastiano, lungo la via Appia: graffiti mostrano scritte e preghiere di persone provenienti da terre lontane, soprattutto dal nord Africa, che sulle tombe dei martiri si recavano per pregare e chiedere grazie17. La costruzione della grande basilica di San Pietro sul colle Vaticano attirò un enorme numero di pellegrini provenienti da tutte le regioni dell'impero, specie da quelle di più recente cristianizzazione; particolarmente numerosi furono i monaci scozzesi18. Anche per il pellegrinaggio romano cominciarono a diffondersi raccolte di itinerari e descrizioni dei luoghi sacri da visitare nella città19. Page 36

In questo periodo si iniziò a considerare il pellegrinaggio a Roma non solo come un atto di devozione personale, ma come modo per mostrare la propria sottomissione al romano pontefice. Alla fine del IV secolo papa Damaso si preoccupò di sostenere il movimento dei pellegrini, particolarmente numeroso in occasione della festività del 29 giugno, giorno memoriale dei santi Pietro e Paolo, curando e abbellendo i luoghi che custodivano le reliquie dei martiri20. Un poeta spagnolo morto dopo il 405, Prudenzio, descrisse nelle sue opere il pellegrinaggio a Roma e per primo utilizzò una definizione che avrebbe avuto fortuna nei secoli successivi: la visita ad limina apostolorum21. Questo istituto canonistico trae infatti origine storica dall'usanza dei vescovi di recarsi in pellegrinaggio a Roma in segno di comunione ecclesiale delle chiese locali con la Chiesa universale. Il Decreto di Graziano avrebbe stabilito in seguito che tale visita doveva essere compiuta ogni anno, alle idi di maggio, da parte dei vescovi che risiedevano vicino Roma, mentre gli altri avrebbero dovuto effettuarla "iuxta chirographum suum"22. Da un movimento spontaneo di pellegrinaggio nacque così un importante istituto giuridico che permane anche ai giorni nostri23.

L'aumento dei pellegrini e la diffusione della pratica fra tutti gli strati della popolazione, senza differenze di censo o di sesso, ha portato ad individuare nel pellegrinaggio uno degli elementi che hanno favorito la cristianizzazione dell'impero Page 37 romano24 e che hanno contribuito ad "una potente ridefinizione religiosa e culturale del mondo mediterraneo ancora tenuto insieme dalla compagine imperiale"25. Per tutto questo periodo il pellegrinaggio rimase però un atto di devozione personale, e la scelta se intraprendere o meno un tale viaggio religioso veniva lasciata alla libera decisione dei fedeli. Questi erano spinti non solo dal desiderio di vedere con i propri occhi luoghi importanti per la propria fede, che nel caso di Roma tra l'altro coincideva con la capitale dell'impero, ma anche da motivazioni più contingenti, come l'adempimento di un voto o la richiesta di guarigione dalle malattie. Si andava infatti in pellegrinaggio per vedere, per conoscere, per aumentare la propria fede; spesso il viaggio veniva compiuto in un atteggiamento di umiltà e povertà, a piedi, indossando abiti mode- sti, digiunando. In alcuni casi la motivazione principale che spingeva il pellegrino a mettersi in viaggio consisteva in una richiesta di guarigione. Si affermò, a partire dal V secolo, la pratica dell'incubazione: i pellegrini malati, arrivati presso la tomba del martire o del santo, si stendevano vicino ad essa e vi rimanevano anche per mesi e anni, in preghiera, attendendo che il santo in sogno li guarisse o indicasse quale medicina prendere26. Si cominciò a diffondere, inoltre, la pratica del pellegrinaggio penitenziale, che tanta fortuna avrebbe avuto nei secoli successivi.

Per viaggiare i pellegrini utilizzavano le vie romane e si muovevano in gruppo, visti i pericoli della strada. Facevano sosta nelle taverne e osterie pubbliche, luoghi poco raccomandabili, nei quali facilmente veniva messa a repentaglio la loro sicurezza e incolumità; inoltre, la promiscuità forzata era causa Page 38 di pericoli per le donne che in gran numero...

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