Il pellegrinaggio attraverso i mutamenti istituzionali europei. Fine del potere temporale della Chiesa e secolarizzazione

AutoreMaria Luisa Lo Giacco
Pagine119-146

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@1. Inquisizione e pellegrinaggi giudiziari. Il pellegrinaggio come pena

Uno dei motivi della crisi fu la riduzione del viaggio religioso a pratica esteriore e, in alcuni casi, forzata. Infatti, già a partire dal XIII secolo, la pena del pellegrinaggio penitenziale, utilizzata dal tribunale dell'Inquisizione, era passata, attraverso di questi, anche alla giurisdizione civile. Il tribunale dell'Inquisizione distingueva tra pellegrinaggi maggiori e minori e condannava a compierli quanti venivano ritenuti colpevoli di reati meno gravi, come ad esempio gli eretici pentiti e confessi1. Al termine del processo inquisitorio, ricevuta la condanna, i penitenti avevano un certo periodo di tempo per prepararsi alla partenza, che avveniva in un giorno stabilito, chiamato moutte, dal latino motus, generalmente il primo marzo e il primo settembre. Se in quel giorno il condannato non poteva partire perché gravemente ammalato gli veniva concesso il tempo di rimettersi in salute, ma dopo quaranta giorni dalla guarigione, cioè una volta trascorsa la quarantena, doveva mettersi in cammino2. Prima della Page 120 partenza, in giorno di domenica o in altro giorno festivo, il penitente partecipava alla celebrazione liturgica in parrocchia, e durante la messa si avvicinava all'altare portando una candela e delle verghe, con le quali il sacerdote lo flagellava. In alcuni casi il condannato doveva presenziare alla celebrazione vestito di sacco e a piedi scalzi. Egli portava con sé delle lettere di salvacondotto e al rientro doveva presentarsi dall'inquisitore esibendo i certificati che attestavano l'effettivo compimento del viaggio; talvolta alla pena principale del pellegrinaggio veniva aggiunta una pena accessoria, come ad esempio quella di camminare a piedi nudi o l'obbligo di flagellarsi3. Per essere distinguibili dagli altri, i pellegrini condannati dall'Inquisizione, oltre alle consuete insegne dovevano indossare un abito nero, sul quale, sia davanti, sia dietro, era cucita una grande croce color zafferano: ciò li rendeva facilmente riconoscibili e oggetto della derisione da parte di coloro che incontravano lungo il cammino4. La distanza della meta di pellegrinaggio dipendeva dalla gravità del reato compiuto5. Nel 1252 l'inquisitore di Carcassonne condannò un tale Pierre Brice a recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme6 e, nel 1258, un eretico a compiere tre diversi pellegrinaggi nell'arco di tre anni; nella stessa città, nel 1321, un professore di diritto sospettato di eresia venne condannato al pellegrinaggio in Terra- santa7. Uno studio sulle 724 condanne inflitte da un altro inquisitore, Pierre Selhan, tra il dicembre del 1241 e il giugno del 1242, mostra che più della metà prevedevano come pena uno o più pellegrinaggi8.

Il significato che i giudici dell'Inquisizione attribuirono al pellegrinaggio era mutato rispetto al passato: non più penitenza Page 121 espiatoria, ma pena afflittiva o coercitiva. Per questo motivo, l'Inquisizione non consentiva mai ai condannati al pellegrinaggio di riscattare la pena in cambio di una somma di denaro, tranne il caso di vecchi e malati, che però dovevano versare una cifra molto superiore rispetto a quella prevista per il riscatto dello stesso pellegrinaggio dai tribunali civili9. Infatti, così come era possibile ottenere l'indulgenza giubilare anche senza recarsi personalmente a Roma, era anche consentito riscattare la pena del pellegrinaggio, quando questa veniva inflitta da un tribunale civile.

Come detto, attraverso la giurisprudenza inquisitoriale la pena del pellegrinaggio passò alla giurisdizione civile. Tale passaggio è comprensibile alla luce dei particolari rapporti esistenti in età medievale tra potere civile e potere religioso e della compenetrazione tra i due poteri, tipica di quell'epoca. Questa pena venne utilizzata in particolar modo dai tribunali civili dei Paesi Bassi, del nord della Germania e del nord della Francia.

Van Cauwenbergh ha compiuto uno studio grazie al quale è possibile riassumere i principali delitti puniti con un pellegrinaggio. Innanzitutto i delitti contro la religione, ovvero la blasfemia, l'eresia, la stregoneria e i reati compiuti all'interno degli edifici di culto: nel 1354 il tribunale di Saint-Trond condannò una donna, sorpresa a leggere testi proibiti, a partire per Colonia, mentre nel 1514 i giudici del comune di Anversa inviarono in pellegrinaggio a Roma tre cittadini che avevano mangiato carne in giorni proibiti dalla Chiesa. Un bestemmia- tore il 5 aprile del 1445 venne condannato dal giudice di Saint-Trond a compiere un doppio pellegrinaggio, a Compostela e a Roma, con l'obbligo di presentarsi al papa per l'assoluzione. La doppia pena veniva giustificata come aggravante, dovuta al fatto che il reato di bestemmia era stato compiuto durante la Settimana Santa. Nel 1374, a Gand, a un uomo era stata inflitta la condanna a recarsi a Notre Dame de Vabre per aver seppellito il proprio figlio naturale in terra non consacrata, e nel 1408 una donna, accusata di stregoneria e di Page 122 aver gettato maledizioni sul terreno della vicina, era stata inviata a Santiago10.

Altri reati puniti con il pellegrinaggio erano quelli contro la tranquillità e la proprietà pubblica: nel ducato di Brabante venivano condannati a recarsi a Roma, Santiago e Cipro i cittadini che avessero oltraggiato il duca, come pure erano inviati in pellegrinaggio coloro che si riunivano armati. Nella zona di Malines, invece, venne condannato a recarsi al santuario di San Nicola di Bari un funzionario pubblico che si era lasciato sfuggire un prigioniero. Se un pubblico funzionario era aggredito o ingiuriato nell'esercizio delle sue funzioni, il colpevole rischiava la pena del pellegrinaggio: nel 1522 una donna di Anversa venne condannata a recarsi a Cipro per avere insultato un giudice11.

Costretto a partire era anche colui che fosse stato condan- nato per aver realizzato falsi certificati di pellegrinaggio. Nel 1419 un cittadino di Saint-Trond fu inviato a Rocamadour per aver esibito lettere contraffatte che attestavano il compimento di un pellegrinaggio al quale era stato in precedenza condan- nato e al quale aveva cercato con tale sotterfugio di sottrarsi. A un conciatore di Lovanio, che aveva falsificato il marchio della città e timbrato così le sue pelli, fu imposto di recarsi al santuario che custodiva la Santa Croce, a Lucca12.

Soprattutto erano puniti con il viaggio verso un santuario i delitti contro la persona e la proprietà, in particolar modo le minacce, le aggressioni e i reati di sangue. A Liegi la Paix des Clercs del 7 agosto 1207 stabilì la medesima sanzione per chi avesse ferito una persona all'interno di una chiesa, mentre chi rapiva una ragazza ad Anversa e a Lovanio veniva inviato a Rocamadour. Anche per l'adulterio la pena prevista era spesso un pellegrinaggio. Gli Statuti della città di Liegi del 1328 condannavano a recarsi a Rocamadour chiunque, sia di notte sia di giorno, avesse costretto un cittadino ad uscire dalla sua casa13. Nel 1397 uno studente dell'Università di Angers fu inviato Page 123 a Santiago per aver commesso un omicidio14. Nel 1405 un cittadino di Gant ricevette la stessa pena, con destinazione il santuario di Santa Maria Maddalena, in Provenza, per aver scalato le mura del beghinaggio della sua città ed aver minacciato le monache15. Ancora nel 1592 abbiamo notizie di condanne da parte di tribunali dei Paesi Bassi a compiere pellegrinaggi a Santiago e Rocamadour16.

Il pellegrinaggio fu utilizzato come pena anche nei casi di giustizia fra privati, soprattutto in seguito all'omicidio: i familiari della persona uccisa, invece di ricorrere alla vendetta, potevano ottenere un accordo di pace che talvolta contemplava l'obbligo per alcuni familiari dell'omicida di compiere un pellegrinaggio riparatorio17.

Anche i trattati di pace tra principi e signori potevano contenere una clausola che obbligava al pellegrinaggio: nel 1305 il re di Francia Filippo il Bello ottenne nel trattato di Athis che i fiamminghi inviassero tremila abitanti di Bruges in pellegrinaggio, mentre la pace di Arques del 19 aprile 1326, sottoscritta da Carlo il Bello, prevedeva che dovessero partire trecento abitanti di Bruges e Tournai: cento diretti a Santiago, cento a Saint Gilles e cento a Rocamadour18.

Era spesso previsto che il pellegrinaggio fosse riscattabile, e spettava alla vittima del reato scegliere se esigere l'effettiva partenza del reo o accontentarsi di una somma di denaro. Tal- volta erano gli stessi giudici a decidere per la commutazione in denaro, e ciò avveniva soprattutto quando la vittima di un omicidio aveva lasciato una vedova e figli in tenera età, in modo tale che il denaro potesse mitigare le inevitabili difficoltà economiche della famiglia superstite. In ogni caso la possibilità di riscattare la pena del pellegrinaggio con una somma era sempre subordinata alla volontà delle vittime del reato. Page 124

La partenza dei condannati da un tribunale civile seguiva le stesse regole di quella dei pellegrini inviati dall'Inquisizione: avveniva nelle stesse date, ma i primi dovevano preliminarmente prestare un giuramento davanti alle autorità citta- dine con il quale si impegnavano a compiere lealmente il proprio viaggio e a esibire al loro rientro le certificazioni che dimostravano l'effettiva realizzazione del pellegrinaggio. I giudici invece fornivano un salvacondotto che, oltre a offrire garanzie circa l'identità del viaggiatore, chiedeva alle autorità dei luoghi che avrebbe attraversato di consentirgli di lavorare per mantenersi oppure di fornirgli vitto e assistenza. In qualche caso, quando il pellegrinaggio veniva imposto ai cittadini in seguito a una pacificazione, le autorità comunali provvedevano a dare a chi partiva il denaro necessario al viaggio.

Generalmente la sentenza non indicava né le modalità del viaggio né l'itinerario che il pellegrino avrebbe dovuto seguire. Talvolta però erano previste delle pene accessorie: raggiunto il...

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