La disciplina del pellegrinaggio nel diritto canonico del post-concilio

AutoreMaria Luisa Lo Giacco
Pagine147-154

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@1. Il pellegrinaggio nel mondo contemporaneo

Il Novecento ha visto moltiplicarsi il fenomeno dei pellegrinaggi, aumentare il numero dei luoghi visitati e soprattutto il numero dei pellegrini. La diffusione di mezzi di trasporto via via più efficienti e accessibili anche alle classi sociali meno agiate ha reso possibile per tanti l'esperienza del viaggio, prima riservata alle persone più ricche o dotate di un notevole spirito di avventura. Il XX secolo è stato, dal punto di vista della spiritualità popolare, il secolo delle grandi adunate, dei pellegrinaggi di massa, della riscoperta di antichi luoghi di pellegrinaggio. Accanto ad essi sono sorti nuovi santuari, spesso espressione di una religiosità spontanea.

La Conciliazione tra la Santa Sede e il governo italiano, chiudendo la Questione Romana e restituendo al papa una sia pur minima potestà territoriale, aveva ristabilito tra le due sponde del Tevere relazioni politiche e diplomatiche più che cordiali e aveva nuovamente aperto le porte ai grandi pellegrinaggi e raduni di cattolici intorno al Sommo Pontefice. Roma era tornata ad essere non soltanto la capitale del Regno d'Italia, ma anche il centro della cattolicità. A questa particolare caratteristica della città, che la rendeva e la rende un unicum nel panorama mondiale, furono sensibili coloro che stipularono i Patti Lateranensi del 1929 che, all'art. 1, cpv. del Concordato, affermarono il "carattere sacro" della città in quanto "sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo Page 148 cattolico, e meta di pellegrinaggi". Anche l'essere meta di pellegrinaggi rendeva Roma, nel Concordato lateranense, una città sacra. Si è detto a tal proposito che con il riconoscimento del carattere sacro di Roma si sottolineava il "carattere di città-santuario e di luogo di pellegrinaggi della capitale"1, di una città "concepita come un santuario nella sua interezza e soprattutto di una città che ha nel suo centro numerosi luoghi sacri, meta di tanti pellegrinaggi"2. La dottrina ecclesiasticistica ha valutato in modi diversi l'incidenza dei pellegrinaggi sul carattere sacrale di Roma; si va così da chi riteneva che l'art. 1, II comma del Concordato del 1929 avesse esclusivamente lo scopo di impedire che a Roma si potessero creare situazioni di disturbo o di ostacolo allo svolgimento dei pellegrinaggi3, a chi, sottolineando la natura essenzialmente politica della norma, il cui intento era soprattutto quello di garantire l'idea cattolica di una città la cui missione era quella di evangelizzare tutte le genti, rilevava però che, venuta meno tale carica ideologica, "l'esser Roma meta di pellegrinaggi ed in genere di peculiari manifestazioni di devozione... resta oggi l'unico elemento vitale ai fini della conservazione della norma"4, fino a chi riteneva che la sacralità della città fosse determinata da altri motivi e che i pellegrinaggi, piuttosto che essere causa di tale qualifica ne fossero la conseguenza5.

In ogni caso, quali che fossero i motivi politici ed ideologici che portarono nel 1929 all'affermazione del carattere sacro di Roma6, è innegabile che tale riconoscimento faceva Page 149 leva sul fatto che la città appariva come meta di pellegrinaggi. Si introduceva pertanto nella legislazione concordataria la definizione di pellegrinaggio, ed è interessante notare come il legislatore dell'epoca non si sia riferito genericamente alla visita, o alla presenza di turisti, sia pure "religiosi", ma abbia scelto di utilizzare espressamente tale termine, che aveva una sua chiara identità di atto di culto e devozione, ed era, ed è, ben diverso da qualsiasi altro tipo di viaggio, sia pure a scopo religioso.

Un'altra norma che nel Concordato Lateranense faceva indirettamente riferimento al pellegrinaggio era quella contenuta nell'art. 27, laddove si stabiliva che, oltre alle Basiliche della Santa Casa di Loreto, di San Francesco d'Assisi e di Sant'Antonio di Padova che venivano cedute alla Santa Sede, gli "altri santuari" nei quali esistevano amministrazioni civili sarebbero stati lasciati alla "libera gestione dell'autorità ecclesiastica". Come la dottrina ha avuto modo di rilevare, nella legislazione concordataria faceva il suo ingresso una categoria, quella del santuario, sconosciuta alla codificazione canonica pio-benedettina, nella definizione della quale si esercitarono i canonisti dell'epoca. La maggior parte degli autori ne individuò un elemento caratteristico nell'elevato numero di fedeli che vi si recavano in pellegrinaggio. In tal modo, i santuari vennero definiti come quei luoghi sacri che, per le immagini o reliquie custodite in essi7, o per i miracoli e gli eventi soprannaturali che vi si verificavano8, spesso arricchiti di speciali indulgenze9, soddisfacevano "un bisogno di culto particolare, Page 150 diverso da quello che si esplica nella devozione quotidiana"10, diventando meta di pellegrinaggi11.

La dottrina, insistendo sull'elemento dinamico della pietà dei fedeli, faceva dunque tesoro di una tradizione che piantava le sue radici nella storia della Chiesa: fin dalle origini è stato il pellegrinaggio, come espressione della fede del popolo, a determinare la nascita dei santuari12. Una pratica tradizionale, quella del pellegrinaggio, che nel corso del XX secolo ha visto aumentare la sua popolarità grazie alla faticosamente conquistata stabilità politica dell'Europa e alla facilità di movimento garantita dall'evoluzione dei mezzi di trasporto. Come infatti in passato la fortuna di un pellegrinaggio era stata fortemente influenzata dalle condizioni politiche delle terre che occorreva attraversare, dalla sicurezza delle strade, dalle facilitazioni o al contrario dagli ostacoli che la legge stabiliva, anche nel corso del Novecento guerre e regimi dittatoriali hanno in vario modo influito sul numero dei pellegrini e sulla fruibilità dei luoghi di devozione popolare.

Con la Costituzione Apostolica Auspicantibus Nobis del 6 gennaio 192913 Pio XI indisse un giubileo straordinario in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione. Per lucrare l'indulgenza i fedeli residenti a Roma e i pellegrini avrebbero dovuto visitare per due volte le basiliche di San Pietro, Page 151 San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore e pregare secondo le intenzioni del Sommo Pontefice "per la conversione dei peccatori, per l'estirpazione delle eresie e degli scismi, per la pace e la concordia dei principi" oltre che per "l'esaltazione, la prosperità e la libertà della Chiesa Cattolica e del suo Capo, il Vicario di Gesù Cristo".

Nel 1933 lo stesso papa Pio XI volle la celebrazione di un giubileo straordinario, preoccupato per i venti di crisi che attraversavano l'Europa e per i rischi sempre più concreti della scoppio di una nuova guerra14.

Nel frattempo, però, l'aumento del numero dei pellegrini e la maggiore facilità degli spostamenti, che relativizzava il sacrificio fisico da sempre legato al pellegrinaggio, portarono ai primi provvedimenti dell'autorità ecclesiastica diretti a chiarire gli aspetti fondamentali del pellegrinaggio e a disciplinarne l'organizzazione così da evitare la sua trasformazione in un semplice viaggio a scopo turistico o ricreativo. Sembrano queste le preoccupazioni alla base di un decreto della Sacra Congregazione del Concilio, De piis fidelium peregrinationibus ad celebriora sanctuaria moderandis, promulgato l'11 febbraio 193615. Il Decreto ricordava come l'antica consuetu- dine dei pellegrinaggi fosse espressione della pietà cristiana e ne disciplinava lo svolgimento. In primo luogo, i pellegrinaggi dovevano sempre avere un carattere realmente religioso e distinguersi dai semplici viaggi di piacere: "Hae piae peregrinationes characterem vere religiosum semper praeseferant, habeantur et peragantur uti actus ad pietatem christianam pertinentes, atque ab itineribus ob merum solatii finem susceptis probe distinguantur". Soltanto l'autorità ecclesiastica aveva il diritto di organizzare pellegrinaggi e doveva aver cura che essi si svolgessero "sub moderatione delectorum virorum", accertandosi anche che non mancasse "unquam vir ecclesiasticus qui munere fungatur moderatoris spiritualis". Il chierico doveva però astenersi dagli aspetti tecnici e pratici dell'organizzazione, poco consoni alla sua dignità sacerdotale, incaricando Page 152 a tal scopo un laico. Dunque organizzazione da parte dell'autorità ecclesiastica, guida affidata a persone fidate, accompagnamento spirituale, cura affinché il viaggio stimolasse la pietà dei fedeli e non solo soddisfacesse la loro curiosità o desiderio di svago. Per l'organizzazione dell'assistenza e della cura pastorale dei pellegrini che affluivano a Roma il Papa fondò anche un'istituzione che prese il nome di Peregrinatio ad Petri Sedem, che papa Paolo VI nel 1972 eresse in ente canonico16.

La seconda guerra mondiale fu certamente di ostacolo ai pellegrinaggi, basti pensare alla difficoltà di raggiungere Roma occupata dai nazisti. Anche durante il conflitto non mancarono però fedeli che si recavano nei santuari più celebri, spinti talvolta dalle autorità politiche, come nel caso della Francia del maresciallo Pétain che organizzava pellegrinaggi a Lourdes con intenti patriottici17 o della Spagna franchista preoccupata di rivitalizzare il cammino verso Santiago di Compostela18. Abbiamo già visto come nel Concordato fascista il riferimento al carattere sacro di Roma e al fatto che fosse meta di pellegrinaggi fosse considerato quasi come un aspetto della più generale vocazione di Roma ad essere capitale di un nuovo impero. Emerge una caratteristica che ha sempre segnato la vita del pellegrinaggio, cioè quella di essere fortemente influenzato dalle vicende politiche, e soprattutto dalle guerre.

Con la fine del conflitto, franata rovinosamente l'idea di ricostruire un impero politico, Roma rimaneva comunque il centro della cattolicità, e il desiderio europeo di ricostruzione e pace si manifestò nella convocazione del giubileo del 1950 con...

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