Culture e comportamenti: le mutilazionigenitali femminili tra società 'arcaiche' e società moderne

AutoreGiovanna Da Molin
Pagine7-28
CULTURE E COMPORTAMENTI: LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
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Culture e comportamenti: le mutilazioni genitali
femminili tra società “arcaiche” e società moderne
di Giovanna Da Molin
1. Premessa
Il 6 febbraio è stata proclamata dalla Commissione dei
Diritti dell’Uomo la Giornata Internazionale della “tolleranza
zero” nei confronti delle Mutilazioni Genitali Femminili
(MGF), considerate una gravissima violazione del diritto
fondamentale alla salute e all’integrità fisica delle donne e
delle bambine.
Si tratta di un fenomeno complesso, solo nell’ultimo ven-
tennio affrontato a livello internazionale, che coinvolge pro-
blematiche di diversa natura, che variano da aspetti propria-
mente medico-clinici, come le patologie e le complicanze im-
mediate e a lungo termine, ad aspetti antropologici relativi alla
storia, alla cultura, alle tradizioni di intere popolazioni.
Nell’ultimo decennio il fenomeno dell’immigrazione in
Italia ha subìto una forte accelerazione, con riflessi sociali ed
economici di notevole portata. In particolare, l’aumento della
componente femminile nel processo migratorio ha portato il
nostro Paese a confrontarsi direttamente con tradizioni e con-
suetudini diverse dalle proprie, alcune di esse difficilmente
comprensibili come le mutilazioni genitali femminili.
In particolare, due sono gli aspetti assunti da questo fe-
nomeno nei paesi industrializzati:
1. presenza di donne escisse e infibulate provenienti da paesi
a tradizione escissoria;
2. giovani donne e bambine che subiscono o rischiano di
subire la pratica delle mutilazioni durante il periodo di
permanenza in Italia o, comunque, durante un periodo di
vacanza nel paese di origine dei genitori.
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2. Le mutilazioni genitali femminili
In tutte le società esistono norme di comportamento e di
assistenza che si fondano sull’età, sul genere e sulla classe so-
ciale. Queste norme, identificate come pratiche tradizionali,
possono essere innocue e benefiche, ma possono anche avere
effetti nocivi sulla salute, come nel caso delle mutilazioni ge-
nitali femminili. Gli effetti di tale pratica dipendono dal tipo di
mutilazione eseguita, dall’esperienza dell’operatore che la
esegue, dalle condizioni igieniche in cui l’operazione viene
effettuata, dalla collaborazione e dalle condizioni di salute del-
la bambina al momento dell’operazione. Tali effetti possono
essere suddivisi in due categorie: conseguenze fisiche che
comprendono danni immediati, a breve e a lungo termine, e
conseguenze sessuali, psicologiche e sociali1.
Con l’espressione “mutilazioni genitali femminili” si fa
riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei
genitali femminili esterni effettuate per ragioni culturali o
comunque non terapeutiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione
con l’UNICEF e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popola-
zione (UNFPA) identifica quattro tipi di mutilazioni genitali
femminili con livelli di invasività molto diversi:
I TIPO - Circoncisione;
II TIPO - Escissione;
III TIPO - Infibulazione o Circoncisione faraonica;
IV TIPO - Altre pratiche non classificate di manipolazione
degli organi genitali femminili2.
La forma più radicale è l’infibulazione, termine che deriva
dal latino fibula, la spilla adoperata per agganciare la toga ro-
mana, ma utilizzata anche dagli stessi sulle proprie mogli per
1 Per un approfondimento sulle conseguenze delle mutilazioni genitali
femminili si rimanda a R. Maiorino, F. Cutrone, Clinica delle mutilazioni geni-
tali femminili (MGF), in G. Da Molin, A. Lepera (a cura di), Donne e società.
Le mutilazioni genitali femminili. Un percorso tra aspetti clinici, valori, tradi-
zioni e diritti umani, Cacucci Editore, Bari 2010, pp. 103-120.
2 Who/Unfpa/Unicef, Female genital mutilation. A Joint WHO/UNICEF
UNFPA statement, Organizzazione Mondiale della Sanità, Ginevra 1997.

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