Fitorimedio bioassistito

AutoreAngelo Massacci - Valeria Ancona - Anna Barra Caracciolo - Paola Grenni - Vito Felice Uricchio
Occupazione dell'autoreConsiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Biologia Agroforestale - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca Sulle Acque
Pagine21-34
21
Fitorimedio bioassistito
Angelo Massacci1, Valeria Ancona2, Anna Barra Caracciolo2,
Paola Grenni2, Vito Felice Uricchio2
Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1Istituto di Biologia Agroforestale;
2Istituto di Ricerca Sulle Acque
SINTESI
Nell’ambito delle strategie di fitorimedio, il fitorimedio bioassistito è una tecnica, messa
a punto dal CNR, per ridurre al di sotto dei limiti di legge la concentrazione di alcuni conta-
minanti cloro-organici del suolo sfruttando le interazioni che si instaurano tra le piante ed i
microrganismi della rizosfera. Le piante arboree, selezionate con cura ed utilizzate in impianti
agro-forestali ad alta densità e a turno breve, favoriscono un’elevata e omogenea produzione
di radici nel suolo che tendono ad aggrovigliarsi e fondere, formando un’enorme superficie
adsorbente e un’estesa rizosfera. All’interno di quest’ultima, grazie alla presenza di essudati
radicali, si crea un microhabitat favorevole alla comunità microbica ed alla biodegradazione
dei contaminanti organici presenti. Le piante, oltre a sviluppare un apparato radicale esteso,
possono produrre biomassa legnosa con qualità idonea per la termoconversione o la cogene-
razione termica ed elettrica prodotta con vari processi. Tale strategia è caratterizzata da un
ridotto costo e da un basso impatto ambientale.
PRINCIPALI OBIETTIVI
L’obiettivo è di ridurre, al di sotto dei limiti di legge, la concentrazione di alcuni contami-
nanti cloro-organici del suolo attraverso la tecnologia di fitorimedio bioassistito o biori-
medio fitoassistito (Wenzel, 2009).
Tale scopo è raggiungibile utilizzando specie arboree idonee selezionate ad hoc (Pietrini et
al., 2010a) da poter utilizzare in impianti agro-forestali ad alta densità (fino a 10-12,000 piante
per ettaro) e a turno breve di due o tre anni (Short Rotation Coppice, SRC). Tale tipo di impian-
to favoriscono non solo un’elevata e omogenea produzione di radici nel suolo (fino a 0,7-1,5 m
di profondità) ma anche massimizzano la produzione di biomassa. Le radici prodotte da piante
molto vicine tendono ad aggrovigliarsi e fondere (anastomizzano) formando un’enorme super-
ficie adsorbente e un’estesa rizosfera (la porzione di suolo intorno alle radici; Buée et al., 2009)
all’interno della quale i contaminanti organici presenti sono più facilmente metabolizzati dalla
comunità microbica, la cui attività viene favorita dalla presenza dei ricchi essudati radicali (Jones
et al., 2009). Le piante, in particolare, essudano sostanze carboniose (la cui presenza nel suolo è
un fattore limitante per la crescita microbica), ossigeno (necessario per l’ossidazione metabolica
di molti contaminanti organici), varie molecole che possono influenzare il pH e lo stato redox,

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT