La responsabilità ex art. 57 C.P.

AutoreMaria Grazia Maglio/Fernando Giannelli
Pagine11-13

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Delle particolari problematiche sorgono quanto alla trattazione dell'elemento psicologico dei reati commessi con il mezzo della stampa.

Preliminarmente, va chiarito che, all'art. 57 c.p., si contempla non un reato commesso con il mezzo della stampa, sebbene un reato «di stampa», un reato proprio del direttore, in materia di stampa periodica (della stampa periodica, e della stampa clandestina, si occupano gli artt. 57 bis e 58 c.p.); di reato «di stampa» si doveva parlare anche a proposito di quello preveduto dagli artt. 5, 6 e 18 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, ma si tratta di ipotesi decriminalizzata dalla legge 24 dicembre 1975, n. 706; reato «di stampa» del proprietario, del direttore o del vice-direttore responsabile è quello contemplato dall'art. 19 L. 8 febbraio 1948 n. 47, e punito a norma dell'art. 483, primo comma, c.p.

In sintesi, con la locuzione «reati di stampa» s'allude - ma la terminologia usata da giudici e dottori è promiscua, e, perciò, erronea - a quei reati propri di persone qualificate del mondo della stampa, ed il cui prototipo è quello di cui all'art. 57 c.p., reato omissivo «puro».

Invece, la gamma dei reati commessi con il mezzo della stampa è vastissima e comprende tutti quei reati, comuni o propri (per i primi valga l'esempio della diffamazione commessa con il mezzo della stampa, di cui all'art. 595, terzo comma, c.p., con l'integrazione legislativa aggravatrice, quando concorra l'attribuzione di un fatto determinato, ex art. 13 L. 47/48; per i secondi, valga l'esempio della rivelazione di segreti d'ufficio - art. 326 c.p. - quando si ricorra a quello specifico mezzo di diffusione costituito dalla stampa).

Anche un omicidio può essere commesso con il mezzo della stampa, poiché è comunemente, e giustamente, ammessa la possibilità di esecuzione dell'omicidio con mezzi «morali» (MANZINI, VANNINI, PATALANO, MARINI, MANTOVANI) (si pensi alla divulgazione di notizie oltremodo compromettenti per un noto personaggio politico).

Quello che è sicuro è che un reato commesso con il mezzo della stampa, se a forma vincolata, non lo sarà mai nell'epifania omissiva; se a forma libera, dovrà essere commesso necessariamente in forma positiva. Si può trattare anche di reati militari (PANNAIN). Esistono anche reati «contro la stampa» (es.: art. 20 L. 8 febbraio 1948, n. 47).

La distinzione tra reati commessi con il mezzo della stampa e reati di stampa era oltremodo gravida di pratiche conseguenze prima della sentenza della Corte costituzionale n. 68 del 1991, che dichiarò costituzionalmente illegittimo l'art. 223 D.L.vo 28 luglio 1989, n. 271, nella parte in cui, pur a seguito della nuova disciplina data al procedimento direttissimo dagli artt. 449 ss. del vigente codice di procedura penale, manteneva il procedimento in esame ratione materiae di cui all'art. 21, terzo comma, L. 47/48.

Il primo comma dell'art. 21 L. cit., che informava la disciplina della competenza e delle forme del procedimento, parla di cognizione dei reati commessi con il mezzo della stampa; quindi, nel precedente regime, il procedimento direttissimo non riguardava i reati di stampa diversi da quello di cui all'art. 8 L. cit., peraltro di competenza - allora - del pretore, e non riguardava, in particolare, lo specifico reato di cui all'art. 57 c.p.

L'oggetto della responsabilità del direttore (o vice-direttore) responsabile è costituito dai reati commessi con il mezzo della stampa. D'altra parte, la rubrica dell'art. 57 c.p. reca «Reati commessi col mezzo della stampa periodica»; nel corpo della norma si dice «... il direttore o il vice direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che...

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