La circolazione in ambito nazionale dei beni culturali

AutoreGiuseppe Tempesta
Pagine53-75
1. Premessa
In relazione ai beni culturali, particolare rilevanza riveste la disciplina re-
lativa alla loro circolazione che tende a congiungere distinti interessi giuridici
tutelati a livello costituzionale1: quelli del proprietario del bene, che intende
avvalersene per il valore economico e per le utilità che il bene stesso garanti-
sce, e quelli dello Stato, che, come portatore delle istanze della collettività,
vede nel bene culturale un “bene immateriale”2, prescindendo dalla valuta-
zione patrimoniale ed esaltando i “valori” di cui il bene stesso è espressione.
Del resto, l’intero sistema di tutela dei beni culturali approntato dal
legislatore (costituzionale, ordinario) ovvero anche su base negoziale mira
direttamente alla difesa di un interesse superiore della collettività, anche
nelle ipotesi di mancanza dell’atto formale di imposizione del vincolo e, di
conseguenza, delle relative formalità pubblicitarie.
1 A. MANSI, La tutela dei beni culturali e del paesaggio, parte V, La circolazione
dei beni culturali all’interno dello Stato, III edizione, Padova, 2004, 225 ss.; A. FUC-
CILLO, La circolazione dei beni culturali di interesse religioso, in Dir. eccl., 1993, I, 603
ss.; ID., Diritto ecclesiastico e attività notarile, Torino, 2000, p. 127 e ss.; ID., I beni
immobili culturali ecclesiastici tra principi costituzionali e neo dirigismo statale, in
Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 2009.
2 M.S. GIANNINI, I beni culturali, in Riv. trim. dir. pubbl., 1976, 20 e ss. Secondo
l’Autore, il bene culturale si presenterebbe come “bene immateriale” caratterizzato dall’a-
pertura ad una “fruizione universale”; consistendo appunto nella garanzia di questa fruibi-
lità erga omnes il risultato cui tendono le potestà pubbliche di tutela. Lo stesso Autore
aveva in precedenza formulato altra teoria nella quale ravvisava l’insistenza nel bene cul-
turale privato di due diverse situazioni proprietarie: quella utile e attuale del soggetto pri-
vato, quella latente e potenziale dello Stato, che pretende la conservazione del bene privato
e può acquistarlo per esproprio o per prelazione. Cfr. M.S. GIANNINI, I beni pubblici,
Roma, 1963, 33 ss. Sul punto vedasi anche A. FUCCILLO, op. cit.
PARTE SECONDA
LA CIRCOLAZIONE IN AMBITO NAZIONALE
DEI BENI CULTURALI
54 Parte Seconda
E, con particolare riferimento ai beni culturali d’interesse religioso,
non deve trascurarsi che su di essi insistono, oltre all’interesse dello Stato
e del proprietario, anche quello della Confessione religiosa, in quanto rap-
presentante delle istanze di culto dei fedeli3, nonché quello del singolo
che “utilizza” il bene per le proprie pratiche religiose.
I diversi interessi insistenti su tali beni e la funzione sociale che essi
assolvono hanno suscitato un’attenzione particolare da parte del legisla-
tore statale, con la conseguente previsione di forme di tutela in parte con-
fliggenti con i diritti e le facoltà che spettano al proprietario, tanto, del re-
sto, in perfetta applicazione di quanto la Costituzione enuncia all’art. 42.
2. Beni culturali di proprietà privata: limiti all’uso iure privatorum
ed assolvimento della funzione “sociale”
L’esame della legislazione “vincolistica” emanata a tutela dei beni cul-
turali in generale costituisce l’indefettibile punto di partenza per l’analisi
del sistema giuridico inerente alla tutela dei beni culturali di interesse reli-
gioso in proprietà di soggetti privati, ovvero di enti riconosciuti secondo le
norme del diritto civile del nostro ordinamento.
Tutte le numerose norme di tutela dei beni culturali intendono es-
senzialmente perseguire l’obiettivo di impedire che il privato proprietario
ne usi in modo da minare la loro conservazione, nonché precludere pro-
grammi di elusione fiscale e di speculazione economica in occasione della
vendita di beni culturali in privata proprietà, «costringendo» il proprietario
a non apportare modifiche che possano risultare dannose per la conserva-
zione della res. Dette norme prevedono, oltre ad una serie di cautele e di
divieti, un’ipotesi di prelazione in favore dello Stato in occasione della
vendita, decisa dal proprietario, di beni culturali che abbiano subito il pro-
cedimento di verifica dell’attualità di tale interesse con esito positivo, ai
sensi dell’art. 12 del Codice.
3 Sul punto si rinvia a S. LARICCIA, Interesse religioso, in Enc. giur., Vol. XVII, Mi-
lano, 1989, secondo cui “l’esistenza di un impegno dello Stato a garantire un regime di li-
bertà nei confronti dei gruppi confessionali affinché possa verificarsi l’autodeterminazione
degli interessi religiosi collettivi, può ritenersi uno dei principi generali del nostro ordina-
mento costituzionale, ma l’interesse particolare delle Confessioni religiose non può qualifi-
carsi interesse pubblico. Difatti in uno Stato laico l’interesse di questo non coincide con
l’interesse collettivo dei membri delle singole collettività religiose, che deve qualificarsi
come “interesse collettivo privato”.

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