Un rilievo di caratte re globale

AutoreGaetano Nanula
Pagine275-291
CAPITOLO DICIOTTESIMO
UN RILIEVO DI CARATTERE GLOBALE
S: 1. Una società a carattere strettamente familiare; 2. Man-
canza di riferimenti tecnici attendibili per la ricostruzione della pro-
duzione; 3. Buona parte dei cespiti aziendali di proprietà dell’ammi-
nistratore; 4. La compromissione dell’equilibrio aziendale; 5. La
fonte di derivazione del patrimonio privato dell’amministratore; 6.
Ulter iore a ltera zione d ell’equilibrio azienda le; 7. L’occulta mento,
mediante slittamento all’esercizio successivo, di altri costi; 8. La ma-
novra a tenaglia dei verificatori
1. Una società a carattere strettamente familiare
La società sottoposta a verica scale, era uno di quei gros-
si organismi produttivi (un centinaio di milioni di giro d’aari
eettivo circa) nei quali la veste giuridica appariva tipicamente
strumentalizzata al ne di limitare le responsabilità del soggetto
economico, senza che la conduzione, dal punto di vista delle
scelte decisionali, dierisse praticamente da quella di una qua-
lunque impresa a carattere familiare.
Tutto s’imperniava sulla volontà incontrastata dell’ammini-
stratore unico, che possedeva in proprio il 51% delle azioni e
disponeva, tramite sua moglie casalinga, del rimanente 49%.
Il collegio sindacale, da lui stesso nominato, appariva piut-
tosto distratto e non si sarebbe mai sognato di avanzare per-
276 La verifica fiscale alle imprese
plessità sulla contabilizzazione dei fatti di gestione. Le relazioni
dell’amministratore unico e del ripetuto collegio avevano ov-
viamente carattere di mera formalità, di articiosa nzione, av-
vertibile n dall’introduzione, dato che, rivolgendosi ai “Signori
azionisti”, non potevano che interloquire con la moglie casalin-
ga dell’amministratore medesimo. Ed il sospetto anzi che, nelle
varie occasioni in cui si era precedentemente riunita l’assemblea
dei soci, la signora potesse stare rassettando la casa, era a mala
pena fugato dalla considerazione che i relativi verbali risultava-
no compilati per mano di un notaio.
Una conduzione, dunque, sotto i vari aspetti economici, am-
ministrativi e contabili, di carattere assolutamente familiare
che, da un punto di vista scale, non permetteva di riconoscere
alla veste giuridica della società azionaria, migliori garanzie ri-
spetto ad una qualunque impresa individuale.
L’amministratore unico non doveva di fatto rendere conto a
nessuno; poteva contare su collaboratori fedeli, che gli dipen-
devano da molto tempo; disponeva di dati sia produttivi che
amministrativi piuttosto manovrabili.
La società produceva invero articoli di ceramica, destinati es-
senzialmente all’industria edile, ed estraeva la materia prima da
due cave di argilla poste nelle immediate vicinanze dello stabi-
limento.
L’argilla veniva sottoposta ad un elaborato processo di fran-
tumazione, selezione, omogeneizzazione e maturazione, prima
di passare alle macchine per la pressatura nelle varie forme e
quindi ai nastri di scorrimento che introducevano i pezzi entro
i forni di cottura.
Il fenomeno produttivo, a chi non avesse lungamente vissuto
la vita dell’azienda, appariva veramente incerto nei suoi dati.
Non era pensabile tentare di misurare la cubatura mancante alle
cave, per ricostruire il volume dell’argilla utilizzata nel processo
di produzione; l’argilla stessa cambiava natura in relazione allo
strato della cava da cui era stata estratta; l’assorbimento poi di
energia motrice e di riscaldamento per la relativa preparazio-

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