Un caso di frode fiscale in connessione con falso in bilancio ed altri reati comuni
Autore | Gaetano Nanula |
Pagine | 301-327 |
CAPITOLO VENTESIMO
UN CASO DI FRODE FISCALE IN
CONNESSIONE CON FALSO IN BILANCIO
ED ALTRI REATI COMUNI
S : 1. Una società in crisi, ammessa alla procedura di ammini-
strazione controllata; 2. I rapporti con società consociate; 3. Perples-
sità su possibili interferenze con le società consociate; 4. La proficua
lettura della corrispondenza; 5. Il passaggio dall’utile lordo ufficiale
all’utile lordo vero; 6. Incorporazione di società con occultamento di
utili; 7. Acquisizione di altri ingenti fondi occulti; 8. Utilizzo illecito
di altri fondi segreti; 9. Il quadro complessivo della falsa rappresen-
tazione contabile; 10. Il carattere globale della verifica
1. Una società in crisi, ammessa alla procedura di ammi-
nistrazione controllata
La società sottoposta a verica scale aveva per oggetto l’e-
sercizio di un’industria manifatturiera del settore metallurgico
e meccanico.
Trattavasi di società di notevole dimensione, che nella sua
lunga presenza sul mercato nazionale ed internazionale aveva
conosciuto momenti di grande rinomanza.
Le sue attuali dimensioni potevano essere così compendiate:
- capitale sociale di venticinque milioni di euro;
- stabili industriali, macchinari ed attrezzature per un valore
originario di bilancio di oltre ottanta milioni di euro;
302 La verifica fiscale alle imprese
- circa duemila persone alle dipendenze, fra dirigenti, impie-
gati ed operai;
- numerosi stabilimenti in funzione, dislocati in varie parti del
territorio nazionale;
- giro d’aari annuo intorno ai centocinquanta-duecento mi-
lioni di euro;
- partecipazioni azionarie di maggioranza in una decina di al-
tre società;
- completa disponibilità del pacchetto azionario di due società
operanti nel medesimo settore produttivo.
L’economia della società aveva però subito negli ultimi anni
gravi danni, per eetto di un andamento gestionale progressi-
vamente negativo che, nel mentre era in corso di svolgimen-
to la verica scale, aveva portato l’assemblea degli azionisti
ed il consiglio di amministrazione a deliberare di richiedere al
Tribunale civile l’ammissione della società alla procedura di
amministrazione controllata, ai sensi dell’art. 187 del R.D. 16
marzo 1942, n.267. Richiesta accolta dal Tribunale, che conces-
se alla società, in persona dei suoi legali rappresentanti pro tem-
pore, il detto benecio per il periodo di un anno.
I motivi del particolare momento di dicoltà attraversato fu-
rono indicati da parte degli amministratori in una ridotta possi-
bilità di acquisizione delle commesse e in una contrazione della
domanda sul mercato di quei prodotti nella realizzazione dei
quali la società aveva raggiunto un alto grado di specializzazio-
ne e, quindi, nella necessità di indirizzare su altri settori econo-
mici la propria attività, con la conseguente urgenza di rinnova-
re attraverso nuovi ingenti investimenti la struttura produttiva
dell’azienda.
D’altra parte, le non vantaggiose condizioni contrattuali cui
le più recenti commesse erano state assunte, per eetto di una
forte concorrenza; le dicoltà incontrate dalle maestranze nel-
la pratica attuazione dei nuovi progetti, che investivano campi
tecnici nei quali non sempre il personale poteva vantare una
suciente esperienza; i ritardi nei pagamenti da parte della
clientela e dei committenti in genere, conseguenti all’inevitabile
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