Sitema informativo e controllo interno. il ruolo delle nuove tecnologie

AutoreMichele Rubino - Filippo Vitolla
Pagine49-77
CAPITOLO II
SISTEMA INFORMATIVO
E CONTROLLO INTERNO.
IL RUOLO DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Sommario: 2.1 Le informazioni: risorse intangibili a supporto della governance azien-
dale; 2.2 L’informazione e il sistema informativo: il quadro teorico della letteratu-
ra; 2.3 Il sistema informativo aziendale: il ruolo degli ERP; 2.4 I ussi informativi
nella gestione dei rischi aziendali; 2.5 Information Technology e controllo interno;
2.6 L’audit del sistema informativo aziendale.
2.1 Le informazioni: risorse intangibili a supporto della
governance aziendale
Le informazioni, nell’accezione più ampia del termine, rivestono un
ruolo cruciale all’interno del sistema aziendale, fornendo un importante
contributo a tutti i processi che supportano il governo dell’impresa. Studi
e ricerche hanno evidenziato che le performance aziendali e il vantaggio
competitivo sono sempre più legati ad elementi intangibili quali il patri-
monio informativo e lo sviluppo e la condivisione delle conoscenze (Da-
venport e Harris, 2007)1. Le informazioni, a ben vedere, costituiscono le
premesse per la denizione dei processi decisionali, i quali consentono il
successivo svolgimento di azioni orientate al soddisfacimento degli obiet-
tivi aziendali. Il rapporto informazione-decisione-azione è, dunque, essen-
zialmente sequenziale. Tale sequenzialità presuppone un processo decisio-
nale razionale, basato, cioè, sulle informazioni rilevanti, opportunamente
raccolte e selezionate e pertinenti rispetto al tipo di decisione da prendere.
Non bisogna, però, dimenticare azioni basate sull’intuito e sulla creatività
1 Alcuni impor tanti contributi su l tema sono stati fornit i da Porter e Milla r (1985) e da
Davis e Borkin (1994). Inoltre, sul tema d ello sviluppo delle conoscen ze, si vedano anche Val-
dani (1994) e Vicari (1998).
50 Sistemi informativi e controllo interno: un approccio integrato
che, in particolar modo, nelle attività non routinarie, contraddistinguono
l’operato dell’uomo.
In ambito aziendale, i processi decisionali possono essere condizio-
nati da scelte di tipo sia razionale che intuitivo, ove il prevalere dell’una
o dell’altra tipologia di decisione dipende dall’oggetto della decisione e
dall’ambito di riferimento, oltreché dalle speciche caratteristiche del sog-
getto decisore. L’imprenditorialità, infatti, può essere denita come una
sintesi equilibrata di fattori razionali e di elementi intuitivi e visionari
(Bastia, 2008). Al di là del diverso grado di rischiosità o livello di incer-
tezza, i processi decisionali si presentano, molto spesso, come complessi;
ciò accade allorquando occorre dare una risposta a problemi caratterizzati
dalla presenza di molteplici elementi, le cui relazioni sono di dicile com-
prensione. Pertanto, il rischio, l’incertezza e la complessità rappresentano
dei limiti alle capacità cognitive umane e quindi implicano l’assunzione di
comportamenti solo intenzionalmente razionali.
In merito è possibile aermare che la valorizzazione del patrimonio in-
formativo, posseduto e raccolto dall’azienda, consente il superamento dei
limiti citati. Infatti, come si è avuto modo di osservare nel capitolo prece-
dente, il rischio e l’incertezza, nonché la complessità, sono elementi che
caratterizzano l’agire imprenditoriale2. È quindi evidente che una maggio-
re quantità e qualità delle informazioni consente, da un lato, di ridurre
i livelli di rischiosità insiti nei processi aziendali e, dall’altro, di superare
i limiti rappresentati dalle condizioni di incertezza soggettive, nonché di
arontare al meglio la complessità. In questo modo è possibile realizzare
un processo decisionale denibile come soddisfacente, ossia coerente sulla
base delle conoscenze possedute3.
L’utilizzo delle informazioni in azienda trova applicazione già a partire
dalla formulazione della strategia; in tale processo i manager esaminano ed
indirizzano le risorse aziendali in modo da sviluppare un valido modello di
2 Si parla di decisione rischiosa qua ndo l’evento che può accadere fa parte d i un insieme
finito di event i possibili o probabili, mentre laddove gli e venti possibili non siano riconduci-
bili ad un insieme f inito e conoscibile, si parlerà invec e di incertezza (Knig ht, 1921). La com-
plessità, invece, at tiene alla presenza d i una molteplicità intricat a di aspetti e di element i com-
positivi, tra c ui non sono rinvenibili relazioni c ausali chiare e uni voche.
3 Simon (1967) classif ica i processi decisional i in tre categorie fondamenta li distingui bili in
base all ’ampiezza del grado di discreziona lità del comportamento uma no:
- d ecisioni strutturate : concernono azioni altamente ripet itive e fortemente prevedibili;
- decisioni non strutt urate ma continuative: r iguardano il c ampo delle scelte compless e,
cioè delle scelte tr a molteplici alternative che si presentano i nizialmente dif ficili e di non
immediata s oluzione;
- decisioni non strut turate di cambiamento: sono quel le che avviano sentier i innovativi, di
ricerca, di sper imentazione, di introduzione e di i nversione di tendenza.

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