I trusts e il contr atto di fiducia

AutorePaolo Pardolesi - Viviana Mancinelli
Pagine129-164
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CAPITOLO QUARTO
I TRUSTS E IL CONTRATTO DI FIDUCIA
PAOLO PARDOLESI e VIVIANA MANCINELLI
SOMMARIO: 1. Profili introduttivi. - 2. Origini ed evoluzione del trust. - 2.1. Le parti-
colarità del sistema feudale inglese. - 2.2. L’avvento del doppio use. - 3. Struttu-
ra, classificazioni e funzioni del trust. - 3.1. I tratti distintivi. - 3.2. La differenza
fra trusts espressamente istituiti e trusts imposti per legge. - 3.3. Trusts discre-
zionali, trusts di scopo e i cheritable trusts. - 4. La Convenzione dell’Aja. - 4.1. La
nozione di ‘trust amorfo’. - 4.2. Brevi cenni sulla disciplina del trust internazionale.
- 5. Il trust tricolore. - 6. Contratto di fiducia.
1. Profili introduttivi
Il trust costituisce “la creazione più importante dell’equity” e
s’impone come uno degli istituti più tipici e peculiari del sistema giuridi-
co inglese. Per il suo tramite una persona (il cd. settlor of the trust) stabi-
lisce che alcuni beni del suo patrimonio vengano amministrati da uno o
più soggetti (ossia i trustees) nell’interesse di uno o più beneficiari (i cd.
cestuis que trust)1. Un oggetto misterioso (lungamente trascurato
1 R. DAVID, I grandi sistemi giuridici contemporanei, a cura di R. SACCO, Pado-
va, 1980, 306 s. Questo schema generale non esaurisce la varietà di modelli e fatti-
specie di trust attualmente conosciuti, ma acquista un valore paradigmatico per
l’analisi strutturale dell’istituto giuridico. Non è raro, infatti, l’utilizzo del termine
trusts al plurale, proprio per significare che ci sono situazioni giuridiche che, pur dif-
ferenziandosi tra loro sotto il profilo formale e funzionale, rientrano nella nozione di
trust (sul punto v., più approfonditamente, M. LUPOI, Trusts2, Milano, 2001, 7 ss.: “il
plurale «trusts» serve, in primo luogo, a sottolineare il poliformismo dell’istituto,
(…) quale appare dalla prassi negoziale, lontanissima dalle classiche finalità di con-
servazione dei patrimonii familiari; il plurale serve, in secondo luogo, a porre in luce
l’inesistenza di una dimensione sistematica all’interno del mondo della common law
(…). Il plurale «trusts» serve anche per sottolineare che la molteplicità delle esperienze
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legislative ha assunto una nuova dimensione quale conseguenza dell’adozione di leg-
gi speciali in o rdinamenti civilistici o misti, dovuta alla partecipazione alla «corsa al
trust» o a precedenti orientamenti fondati sulla percezione dell’opportunità di introdurre
nuovi strumenti negoziali e di supplire, per questa via, a talune limitazioni che bloccavano
lo sviluppo degli strumenti civilistici tradizionali o, infine, alla persistenza di antiche for-
me negoziali, alle quali si attribuiscono oggi nuove funzioni”). Tuttavia, la trattazione es-
senziale del tema suggerisce l’opportunità di fare riferimento ad uno schema esemplare
che, senza pretesa di esaustività, possa rappresentare un modello generale attraverso cui
comprendere i tratti che costituiscono trama e traccia del trust.
Nell’impossibilità di indicar e integralmente la copiosa bi bliograf ia sviluppatasi
sul tema, si rimanda ad alcune opere che hanno contribuito in maniera significativa
alla trattazione ed allo studio della materia. Nella letteratura italiana v., orientativa-
mente, R. FRANCESCHELLI, Il trust nel diritto inglese, Padova, 1935; C. GRASSETTI,
Trust anglosassone, proprietà fiduciaria e negozio fiduciario, in Riv. dir. comm.,
1936, I, 548 ss.; R. FRANCESCHELLI, voce “Trust e Trustee”, in Dig. it., XII, 2, Tori-
no, 1940, 569 ss.; L. BERNARDI, Il “trust” nel diritto internazionale privato, in Studi
nelle scienze giuridiche e sociali, XXXV, Pavia, 1957; M. LUPOI, Appunti sulla real
property e sul trust nel diritto inglese, Milano, 1971; A. GAMBARO, Problemi in ma-
teria di riconoscimento degli effetti dei trusts nei paesi di civil law, in Riv. dir. civ.,
1984, 93 ss.; G. CASSONI, Il Trust anglosassone quale istituzione sconosciuta nel no-
stro ordinamento, in Giur. it., 1986, I, 753 ss.; M. GRAZIADEI - B. RUDDEN, Il diritto
inglese dei beni e il trust, in Quadrimestre, 1992, 458; M. LUPOI, Introduzione ai
trusts. Diritto inglese, Convenzione dell’Aja, diritto italiano, Milano, 1994; nonché,
voce Trust: I) profili generali e diritto straniero; II) convenzione dell’Aja e diritto
italiano, in Enc. giur. Trecc., XXV, Roma, 1995; ID., La sfida dei trusts in Italia, in
Corriere giur., 1995, 1205; M. GRAZIADEI, Diritti nell’interesse altrui. Undisclosed a-
gency e trust nell’esperienza giuridica inglese, Trento, 1995; A. GAMBARO, Il diritto di
proprietà, in Tratt. di dir. civ. e comm., a cura di Cicu-Messineo, VIII, Milano, 1995, 609
ss.; ID., Legittimità dei trust “interni”, in I Trusts, in Italia oggi, Giuffrè, 1996, 29 ss.; G.
BROGGINI, Il Trust nel diritto internazionale privato, in I Trust in Italia oggi, I. Beneventi
(a cura di), Milano, 1996, 11 ss; P. PICCOLI, Il trust: questo (sempre meno) sconosciuto, in
Not., 1996, 391 ss.; F. DI MAIO, Nuovo genus di società fiduciaria o prima attuazione di
trust amorfo?, in Contr. e impr. eur., 1997, 593 ss.; C. CASTRONOVO, Il trust e”sostiene
Lupoi”, in Eur. e dir. priv., 1998, 441 ss.; nonché, Trust e diritto civile italiano, in Vita
notar., 1998, 1323 ss.; A. GAMBARO, voce “Trusts”, in Dig. disc. priv., sez. civ., XIX, To-
rino, 1999, 449 ss.; G. DE NOVA, Trust: negozio istitutivo e negozi dispositivi, in Trust,
2000, 162; M. LUPOI, Trusts2 cit.; G. PALERMO, Contributo allo studio del trust e dei ne-
gozi di destinazione disciplinati dal diritto italiano, in Riv. dir. comm., 2001, 391 ss.; S.
BARTOLI, Il Trust, Milano, 2001; F. GAZZONI, Tentativo dell’impossibile (osservazioni di
un giurista “non vivente” su trust e trascrizione), in Riv. not., 2001, 11 ss.; M. DOGLIOTTI
- A. BRAUN, Il trust nel diritto delle persone e della famiglia, Milano, 2003; M. LUPOI, I
trust nel diritto civile, in Tr. di dir. civ., diretto da R. Sacco, I diritti reali, vol. II, Torino,
2004; M. C. MALAGUTI, Il Turst, in Atlante di diritto privato comparato4, a cura di F.
GALGANO, Bologna, 2006, 193 ss.; M. LUPOI, Istituzioni del diritto dei trust e degli affi-
damenti fiduciari, Padova, 2008. Nella vastissima lettetratura straniera si segnalano, tra gli
altri, J. B. AMES, The Origin of Uses and Trusts, in Select Essays in Anglo-American
Legal History, II, 1908, 737 ss.; W. F. FRATCHER, Trust, in International encyclopedia
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nell’ambito del civil law)2, dunque; eppure il trust – in virtù dello
schema generale appena cennato – ha mostrato (non solo nel mondo
anglosassone) di essere in grado di (offrire spunti di riflessione molto
stimolanti e soprattutto di) proporre soluzioni rimarchevoli per molte-
plici scopi pratici3: la protezione degli incapaci, la liquidazione delle
successioni, nonché il funzionamento delle fondazioni e degli istituti
di pubblica utilità vengono assicurate attraverso tale meccanismo4.
Proprio queste peculiarità (insieme alla spinta proveniente dagli
ambienti dottrinale e giurisprudenziale) ne hanno fatto un affascinante
modello di circolazione micro-comparatistica, in grado (anche grazie
all’avvento della Convenzione dell’Aja del 1° luglio 1985) di varcare i
confini geografici del common law per trovare applicazione nei siste-
mi di civil law5.
of comparative law, VI, 11, 1973; Y. CARON, The trust in Quebec, (1980) 25
McGillis L.J. 421; J. H. BAKER S.F.C. MILSOM, Sources of English Legal History.
Privare Law to 1750, London, 1986; D. JOHNSTON, The Roman Law of Trusts,
Oxford, 1988; D.W.M. WATERS, The role of the trust treatise in the 1990s, (1994) 59
MissouriLR 121; S. GARDNER, An introduction to the law of trusts, Oxford, 1990; P.
MATTHEWS, Changing the proper law of a trust, London, 1990; P. MATTHEWS, The
new trust; obbligations without rights?, in Trends in contemporary trust law, a cura
di A.J. OAKLEY, Oxford, 1996; D.J. HAYTON, The law of trusts3, London, 1998; D.
HAYTON - C. MITCHELL, The law of trust and equitable remedies, London, 2005; PH.
H. PETITT, Equity and the law of trusts10, London, 2006.
2 M.C. MALAGUTI, op. cit., 193, che rimarca come quello in oggetto rappresenti
uno degli istituti “più difficili da comprendere per un giuri sta di civil law, non potendo
essere assimilato a nessuna figura giuridica dei sistemi di derivazione romanistica”.
3 Per un’analisi dettagliata della nozione di trust si rinvia a M. LUPOI, Trusts cit.,
260 ss.
4 “Il trust appare necessario, soprattutto ai nostri giorni, per evitare la catastrofe
che costituirebbe per la famiglia la successione a un patrimonio troppo cospicuo. Im-
poste esorbitanti colpiscono le successioni in Inghilterra; ma la massa imponibile non
comprenderà i beni di cui il de cujus abbia, tre anni almeno prima della morte, ab-
bandonato la proprietà, trasferendola a dei trustees”: così, R. DAVID, op. cit., 308.
Tuttavia, quella appena descritta, costituisce la struttura d’origine dell’istituto in ras-
segna che, nel corso dei anni, ha subito una evoluzione tale da assicurarne l’ap-
plicazione in molti ambiti dei mercati finanziari (si pensi: all’investment trust, al
business trust e al trust for sale). Per una minuziosa analisi dei molteplici ambiti ap-
plicativi individuabili nelle pieghe del trust v. M. LUPOI, Trusts cit., passim.
5 “Il dibattito corrente su una figura per taluno ancora misteriosa, da altri in-
compresa come il trust ha visto una sorta di incontro-scontro tra comparatisti e civili-
sti, mettendo a confronto due sensibilità e due propensioni diverse”: C. CASTRONOVO,
Il trust e”sostiene Lupoi”, in Eur. e dir. priv., 1998, 441. Per un’approfondita rico-
gnizione del modello del trust in ambiente di civil law si rinvia a M. LUPOI, voce
Trust: I) profili generali cit., 10 ss.; nonché, Trusts cit., 413 ss.

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