Capitolo primo. Teoria, definizione e sistematica dell'Informatica giuridica

AutoreElio Fameli
Pagine1-56

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@Premessa

A distanza di più di cinquant'anni dal suo primo apparire tra le discipline scientifiche1, dell'Informatica giuridica non è ancora possibile trovare - nep-Page 4pure nelle opere dei suoi più accreditati cultori - una definizione univoca e generalmente accettata. Una tale affermazione trova ampio riscontro nei numerosi tentativi che, in un arco di tempo ormai lungo, sono stati fatti al fine d'individuare non solo l'oggetto unitario su cui dovrebbe trovare fondamento l'autonomia dell'Informatica giuridica e, quindi, i suoi confini precisi, ma anche il suo apparato concettuale complessivo, i principî assunti e le metodologie impiegate (la c.d. teoria generale), la terminologia tecnica appositamente sviluppata (il lessico specialistico2), i suoi programmi di ricerca, le sue finalità, il suo statuto, i molteplici apporti esterni identificabili, nonché le complesse relazioni interdisciplinari instaurate nell'ambito delle scienze esatte come in quello delle scienze umane.

Dalla situazione di vaghezza e provvisorietà da cui tuttora stentano a emergere le dispute di natura epistemologica e sistematica deriva una sensazione diffusa d'incertezza e ambiguità che, originando dalla stessa collocazione per così dire "esterna" della disciplina nel suo complesso, ne investe successivamente l'articolazione e strutturazione "interna", ripercuotendosi inevitabilmente sulla sua configurazione ufficiale (accademica) nell'ambito degli studi universitari e sui relativi programmi d'istruzione e formazione promossi dall'Unione Europea, fino alla definizione dello stesso profilo scientifico dei suoi cultori come del ruolo sociale e - in senso ampio - funzionale di quanti, in vari modi e a diverso titolo, operano nei suoi molteplici settori d'interesse.

È chiaro che si tratta d'una svolta fondamentale che segna la nascita d'un nuovo settore di studi e applicazioni, d'una nuova disciplina, dai confini ancora incerti, dotata d'un apparato concettuale, metodologico e strumentale che s'incrementa e si potenzia a velocità impressionante, con forti connotazioni d'interrelazione, interazione e integrazione, rispetto ad aree scientifichePage 5 ormai da tempo consolidate (come la Matematica, la Fisica, la Filosofia e la Logica), ma anche recenti e in continua e rapida evoluzione (come l'Elettronica, l'Informatica, la Telematica, la Cibernetica, le Scienze cognitive e l'Intelligenza artificiale).

Se, dunque, da una parte può apparire giustificabile la situazione d'incertezza in cui, sul piano dell'inquadramento teorico e sistematico, l'Informatica giuridica versa tuttora, dall'altra è però sempre più urgente e avvertita l'esigenza di fissare almeno alcuni punti di riferimento precisi per una sua chiara definizione concettuale e una sua utile configurazione funzionale. In questo senso può ritenersi che uno dei compiti principali dell'Informatica giuridica debba consistere nello sforzo continuo - parallelo, comunque, al suo sviluppo tecnologico e metodologico - di riflettere su sé stessa, allo scopo di pervenire gradualmente a una soddisfacente autocomprensione, nella progressiva, costante ridefinizione dei suoi obiettivi e dei suoi metodi: non solo la validità scientifica delle scelte che in essa si operano, ma anche la consapevolezza della politica della ricerca che per essa si conduce, determinano nel tempo il suo configurarsi e consolidarsi come disciplina autonoma.

Come s'è già accennato, dall'approfondimento dell'analisi sulle questioni teoriche, epistemologiche, sistematiche e metodologiche conseguono ricadute pratiche rilevanti: evidenziando la radicalità di certe posizioni, ma anche la vaghezza, l'approssimazione e nello stesso tempo l'irriducibilità che talvolta le contrassegnano, sicuramente si contribuirà a una chiara interpretazione degli studi compiuti e delle applicazioni realizzate, ma anche a una ridefinizione dei programmi e degli indirizzi di ricerca ancora da avviare.

Allo stato attuale, da un esame il più possibile sommario e comprensivo della vastissima letteratura che in vario modo si considera di pertinenza dell'Informatica giuridica3 può desumersi soltanto che a tale disciplina di fatto si ricolleghi qualunque discorso abbia per oggetto l'Informatica e il Di-Page 6ritto, nella molteplicità e complessità dei loro rapporti. Una seria indagine sulla definizione dell'Informatica giuridica, sulla sua collocazione nell'ambito delle scienze e sulla sua sistematica interna, dovrà allora necessariamente fondarsi sulla conoscenza dei diversi modi d'intendere, appunto, l'Informatica e il Diritto e quindi anche tutte le relazioni, combinatoriamente possibili, tra l'una e l'altro. Nel prosieguo della trattazione si cercherà di delineare un quadro sintetico di questa articolata e complessa tematica, nella consapevolezza dei limiti derivanti dalla provvisorietà connessa con assetti tecnologici e metodologici in continuo e imprevedibile mutamento.

@1. Teoria dell'Informatica giuridica

@@1.1. L'Informatica in generale: dati, informazione, conoscenza

Il termine "Informatica", pur essendo entrato da molti anni nell'uso corrente della lingua italiana4, è d'origine francese (Informatique): coniato nell'ormai lontano 1962 dall'ingegnere Philippe Dreyfus mediante la crasi tra Information e Automatique, cinque anni più tardi venne adottato ufficialmente dall'Académie Française per indicare la "scienza del trattamento razionale, in particolare (notamment) per mezzo di macchine automatiche, dell'informazione considerata come il supporto delle conoscenze e delle comunicazioni nei settori tecnico, economico e sociale". Si tratta, dunque, d'una nuova forma di produzione, elaborazione, distribuzione e circolazione dell'informazione che, per il fatto d'essere resa automatizzata e autonoma, viene a configurarsi come un nuovo bene economico, sociale e giuridico5.

Emergono, fin da questa prima definizione, da un lato la centralità del concetto di "informazione" - assunto nella sua valenza più generale e astratta, riferibile a vaste classi di fenomeni ma insieme, volta a volta, da rapportare a contesti scientificamente ed empiricamente distinti -, dall'altro la rilevanza del nesso funzionale che, all'interno della definizione citata, la collega alla "conoscenza".

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Altri Autori, con formulazione più semplice e sintetica, per "Informatica" intendono la "elaborazione automatica delle informazioni", definizione, questa, che è sembrata abbastanza ampia da ricomprendere i molteplici e diversi profili della disciplina e, insieme, sufficientemente chiara per individuarne i confini.

In questa sede, evitando per necessità d'addentrarsi nell'analisi di concetti così centrali e complessi, ci si dovrà limitare a porre in evidenza come la nozione più generale e comprensiva d'Informatica propriamente si basi sul riferimento a un processo di trasformazione ("trattamento", "elaborazione") in cui, in maniera progressiva e attraverso fasi distinte, dai "dati" si ricavano "informazioni" e dalle "informazioni" si ottiene "conoscenza". A loro volta, però, questi passaggi graduali, che - almeno apparentemente e in una prima approssimazione - esprimono una linea di tendenza gnoseologica evolutiva, sono resi possibili dall'applicazione d'una "razionalità" che s'esprime essenzialmente nella "organizzazione" e nei diversi livelli di essa6.

Per "dati" possono qui intendersi gli aspetti elementari d'una entità conoscitiva complessa (riferibile a fenomeni o eventi reali), singolarmente e isolatamente considerati, mentre la "informazione" viene corrispondentemente a configurarsi come il risultato di quel processo di costruzione di cui, appunto, i dati costituiscono le materie prime; infine, la "conoscenza" discenderebbe dall'organizzazione concettuale - a livello semantico e sintattico insieme - d'una pluralità d'informazioni tra loro correlate.

Al significato che a queste nozioni è stato qui attribuito - per cui possono, tra l'altro, agevolmente individuarsi precisi riscontri in un'analisi di tipo sia diacronico (nelle linee evolutive generali delle tecnologie informatiche) che sincronico (specificamente, nel lessico giuridico: "dati fattuali", "dati personali", ecc.; "diritto all'informazione", "informazione sul fatto", ecc.)rimane invece del tutto estranea ogni considerazione di quegli elementi diPage 8 soggettività e relatività che, secondo alcuni Autori, connoterebbero l'informazione come una sorta di "ripensamento" e "ripresentazione", in senso relativo e soggettivo, appunto, di dati per loro natura del tutto neutrali e oggettivi7.

@@1.2. Utenti delle informazioni e soggetti della conoscenza

In un senso diverso occorre però tenere presente che, nel passaggio dal "dato" alla "informazione" e da questa alla "conoscenza", proprio in quanto oggettivamente sale il livello d'aggregazione e quindi d'organizzazione degli elementi di base, in conseguenza si modifica, si chiarisce e si specifica la figura e il ruolo del soggetto di riferimento che, da passivo fruitore (mero utente) - rispetto ai cui interessi, volta a volta differenziati, l'informazione viene a configurarsi e qualificarsi -, può progressivamente divenire soggetto attivo, costruttore di conoscenza (ingegnere della conoscenza). Infatti, i dati costituiscono elementi - individuabili e isolabili - per la conoscenza: sono suscettibili di conservazione, elaborazione e diffusione (si pensi, per esempio, ai dati contenuti in un elenco telefonico o in una tabella statistica); possono essere raccolti, scelti, analizzati, sintetizzati, classificati, catalogati, ma in sé restano ancora estranei a un accoglimento diretto e a un'utilizzazione immediata. Per il fatto di porsi in una fase di pre-utilizzazione, i dati si presentano ancora statici e neutri (soprattutto per il punto di vista dal quale possono essere considerati e per le relazioni che tra essi possono stabilirsi).

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Diversamente, invece, l'informazione si costruisce, si configura nel momento in cui i dati stessi vengono combinati...

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