Diritto all ambiente e diritto al futuro. Verso un ordinamento giuridico mondiale

AutoreAntonio Cammelli
Occupazione dell'autorePrimo Ricercatore, Istituto per l'Documentazione Giuridica, CNR
Pagine207-238

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@1. Premessa

L'esigenza di «tutela dell'ambiente» è strettamente correlata al concetto di «qualità della vita», all'interao di quel diritto fondamentale dell'uomo che è il «diritto aia vita», assunto come valore giuridico comune all'intera umanità, Il rispetto per la vita umana ìmpone, infatti, che negli ordinamenti positivi dei singoli Stati venga riconosciuto e garantito I principio della protezione ambientale, considerato come espressione della consapevolezza dell'essenzialità dell'ambiente terrestre per l'uomo, ma nello stesso tempo avvertito come necessaria conseguenza della limitatezza ed esauribilità degli elementi di cui l'ambiente stesso si compone, L'elaborazione dottrinaria e giurisprudenziale è gradualmente pervenuta all'individuazione d'un collegamento diretto tra «salubrità» e «patrimonio ambientale», da eoa parte, ed esigenze di vita e di sopravvivenza degli individui come tali, dall'altra.

Il presente contributo intende indicare un itinerario logico che parte da una precisa individuazione e caratterizzazione del «diritto all'ambiente» come «diritto alla salubrità dell'ambiente»; questo diritto viene pragmaticamente precisato e delimitato nel momento In cui dal piano delle affermazioni teoriche di principio ci si cala nella realtà dello Page 208 sviluppo economico e sociale non solo dei Paesi cosiddetti industrializzati, ma anche delle aree convenzionalmente definite «Sud del mondo» (concetto di «sviluppo sostenibile»), in questo processo il «diritto all'ambiente», così inquadrato, finisce con l´identificarsi con io stesso «diritto alla vita», da un lato acquisendo una dimensione non più nazionale bensì planetaria e dall'altro arrivando a configurarsi come premessa ed elemento fondante per 1 «diritto al futuro», nel senso della preservazione del pianeta e delle sue risorse per le future generazioni.

Le nuove tecnologìe delPinformazione appaiono come uno strumento indispensabile per assicurare validi supporti sia all'operatore giudico che al politico, chiamato a formulare decisioni concrete e tempestive non solo per le emergenze ambientali, ma anche per la prevenzione e gestione ordinaria dei territorio. Infatti, con riferimento all'ambiente, le tecnologie dell'informazione trovano utile impiego in ordine al conseguimento di funzioni diverse, che vanno dall'analisi e controllo dei fenomeni ambientali alla progettazione e sviluppo di processi produttivi sempre meno aggressivi e inquinanti» l principali settori applicativi riguardano il monitoraggio ambientale (rilevamento, raccolta, archiviazione ed elaborazione dei dati relativi all'inquinamento - atmosferico, acustico e idrico -, alle condizioni climatiche, al livello di radioattiviti, ecc.), lo sviluppo di modelli numerici dei fenomeni naturali, la realizzazione di sistemi informativi territoriali intemazionali e la costruzione di banche dati di vario livello, caratterizzate da facilità d'accesso e diffusione ed eventualmente distribuite nelle reti intemazionali.

In questo contesto il fine precipuo della documentazione giuridica avanzata consiste nel corrispondere agli aumentati bisogni infermativi che nascono non soie nel settore degli operatori giuridici, ma anche e soprattutto nella stessa collettività, che è chiamata ad assolvere un ruolo fondamentale nel dare piena effettività a un diano primario della persona quale si configura oggi il diritto all'ambiente, Per una tutela ambientale degna di questo nome qualunque società ha bisogno d'un cittadino informano. partecipe.» attivo, capace d'opporsi a misure che limitino ingiustamente i suoi diritti. Questo aspetto, per la natura e le implicazioni del tema, non può più essere consideralo in un ambito nazionale; un nuovo ordinamento mondiale è insieme il fine e il mezzo più sicuro per un'efficace tutela ambientale, che non può riguardare singoli Stati, ma tacco il «villaggio globale» (secondo quella che oggi è, forse, la definizione più attuale e felice del nostro pianeta).

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@2. Il Diritto all'ambiente come diritto alla salubrità dell'ambiente

Il rapporto tra ambiente (inteso nell'accezione più vasta) e società ha rappresentato nel corso dei secoli un terreno di confronto tra la posizione di chi ha privilegiato il predominio dell´ambiente fisico sull'uomo e quella di chi, al contrario, ha assunto la superiorità dell'uomo sull'ambiente. Almeno fino a Montesquieu il rapporto tra uomo e ambiente è stato affrontato in maniera opposta rispetto all'approccio moderno: infatti, si è prestata attenzione solo e unicamente ai condizionamenti che venivano all'uomo dall'ambiente, fissando una relazione diretta tra ambiente, clima e risorse, da un lato, e caratteristiche fisiche e comportamentali dei diversi popoli, dall'altro; non si hanno concrete tracce d'attenzione, invece, dell'inevitabile interazione e dei condizionamenti tra un popolo e il suo ecosistema, Posto in questi termini il problema si presentava con una precisione teorica assoluta: i popoli dominanti erano tali perché abitavano in un ambiente migliore. Per i Romani l'Italia era la terra migliore ed infatti il barbami era connotato proprio in funzione del suo habitat, quasi sempre ostile, caratterizzato da solitudines (grandi distese incolte), da regioni tenebrose dove era ritenuto impossibile il consorzio civile e di conseguenza lo svilupparsi d'una civiltà importante.

Pur senza arrivare alla drammaticità del presente, il problema della contaminazione ambientale era già avvertito nella società romana e. anche se con riferimento a quel tempo non è possibile parlare di coscienza ecologica diffusa, è comunque legittimo affermare che allora l'alterazione dell'ambiente naturale era considerata come un intervento di notevole gravità, giustificabile solo col fine di migliorare la qualità della vita stessa; questo scrupolo etico-religioso e precise disposizioni di legge risultarono essenziali e determinanti per la conservazione dell'ambiente. Secondo questa concezione, dunque, ogni intervento di modifica di ciò che era naturalmente disposto poteva essere definito sacrilego, esponendo al pericolo di castighi divini. Come può facilmente notarsi, siamo in presenza d'una esigenza totalmente ignota alla concezione moderna, qual è quella dei rispetto assoluto dell'ambiente naturale che, in quanto tale, non può essere comunque violato, esigendosi in caso di necessità un'adeguata purificazione.

Nonostante che lo sviluppo urbanistico di Roma ponesse con forza l'esigenza d'interventi ambientali, si preferi non intraprendere iniziative Page 210 in tal senso, adottando misure particolari solo in casi d'assoluta necessità, Tacito (Ann. 1, 79) ci attesta che persino il Senato, nel 15 a..C., si rifiutò di prendere decisioni per salvaguardare le popolazioni romane dalle continue inondazioni del Tevere» Si tratta d'un passo illuminante su una polemica di carattere ambientale: non è menzionata la causa primaria, che probabilmente risiedeva in un'intensa attività di deforestazione, ma sono illustrate le soluzioni prospettate, che per l'epoca erano sicuramente d'ampia portata: la deviazione di fiumi, la creazione di dighe, ecc. I rappresentanti dei diversi municipi e colonie introdussero nella discussione vari motivi di timore derivanti dalle popolazioni interessate: i Fiorentini temevano un'alluvione dell'Arno, così come i Ternani nutrivano timori per il Velino, una volta che questi fiumi avessero ricevuto affluenti deviati dal Tevere. A tal argomenti, tuttavia, si sovrapponeva la proibizione d´aiterare l´ordine stabilito dalla natura, che ha disegnato con precisione il corso dei fiumi dalla sorgente alla foce, il risultato fu - ovviamente - che il Tevere continuò nelle sue periodiche inondazioni della città.

Persino l'agricoltura era intesa come violazione della natura: l'aratura era vista come una tortora e una ferita inferta alla madre terra, alla quale venivano strappati capelli col toglierle l'erba. Lo stesso può dirsi del mare, Seneca si scaglia contro coloro che violano il mare per costruirvi immense e lussuose dimore (Epist 89, 21): dovunque il mare formi un'insenatura, là l'uomo è pronto a costruire splendide ville e, non contento d'aver sottratto spazio alla terra, per suo gusto e piacere costringe il mare a lambire le nuove dimore. Lo stesso Orazio, nell'Ode 2.15, si scaglia contro una dissennata espansione edilizia. Dunque, anche se l'attività industriale dell'epoca - certo molto limitata - non produceva i guasti ambientali delle società odierne, pure per quei tempi lontani può parlarsi d'un diritto alla salubritas.

Perfino il problema dell'eliminazione dei residui organici attraverso il rudimentale sistema delle cloache, soprattutto nelle grandi città, era per lo pie un problema olfattivo e, se le cloache costituivano uno dei principali fattori d'inquinamento, possiamo affermare che il problema ambientale era ben presente nelie coscienze, ma gii effetti negativi sulle comunità erano sicuramente quasi del tutto trascurabili. Ciò nonostante. grande attenzione e cura vi dedica Plinio nel XVIII libro dei suo Naturalis Historia, allorché addebita all´'uomo la colpa di violentare gli elementi naturai della terra, piegandoli a usi che potremmo definire impropri. La Page 211 terra produce anche veleni che l'uomo utilizza, mentre gli animali e gli uccelli si limitano a starne lontani (18,2-3).

Anche per quei che concerne il problema dell'impiego delle risorse naturali il mondo antico era convinto della inesauribilità delle risorse, Sempre Plinio il Vecchio (Nat. His. 33, 2-3), però, esprime sincera indignazione per Fattività estrattiva di pietre e marmi; in lui è abbastanza chiaro il timore d'un possibile esaurirsi delle risorse del sottosuolo fino ad arrivare a immaginare un futuro in cui la cupidigia umana avrà consumato tutto ciò che è custodito nel ventre della terra.

Di fronte a questa prospettiva, ormai da anni il mondo attuale ha chiaro che le cose sono ben più gravi, in quanto l´accelerazione dello sviluppo economico ha...

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