DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 25 maggio 2012 - Scioglimento del consiglio comunale di Rivarolo Canavese e nomina della commissione straordinaria. (12A06841)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Rivarolo Canavese (Torino), gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 e 14 aprile 2008;

Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra componenti del consesso e la criminalita' organizzata locale;

Ritenuto che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e determina lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;

Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Rivarolo Canavese, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;

Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 22 maggio 2012;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Rivarolo Canavese (Torino) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.

Art. 2

La gestione del comune di Rivarolo Canavese (Torino), e' affidata alla commissione straordinaria composta da:

dott. Massimo Marchesiello - viceprefetto;

dott. Gaetano Losa - viceprefetto aggiunto;

dott.ssa Angela Pagano - dirigente II fascia, area I.

Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.

Dato a Roma, addi' 25 maggio 2012

NAPOLITANO

Monti, Presidente del Consiglio dei

Ministri

Cancellieri, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 30 maggio 2012 Registro n. 4 Interno, foglio n. 212

Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Rivarolo Canavese (Torino), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 e 14 aprile 2008, presenta forme d'ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione, il buon andamento e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.

Nell'ambito del procedimento penale n. 6191/07 RGNR della DDA di Torino che ha portato all'emanazione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico di 150 persone, tra cui il segretario generale del predetto comune, sono emersi elementi circa possibili infiltrazioni della 'ndrangheta nell'ente, che hanno indotto il prefetto di Torino, con decreto del 16 agosto 2011, successivamente prorogato, a disporre l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.

All'esito dell'accesso ispettivo il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione della competente autorita' giudiziaria, ha redatto l'allegata relazione in data 6 marzo 2012, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti di amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale, ai sensi dell'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

La criminalita' organizzata, radicata da anni nella periferia di Torino e nel canavese, ha fatto in modo di insinuarsi gradualmente tra le maglie della societa' civile e della pubblica amministrazione al fine di fruire degli utili derivanti dall'imponente sviluppo economico, prediligendo rapporti pseudo amicali con gli esponenti politici locali mediante una trattativa pacifica e foriera di soddisfazioni economiche per tutte le parti in causa.

Tale subdolo modus operandi si connota per manifestazioni non visibili nel contesto locale ed apparentemente lontane dalle metodologie mafiose, risultando ancor piu' pericoloso in quanto non avvertito dalla societa' civile.

Il radicamento della malavita nel territorio costituisce il presupposto primario per il ricorso a provvedimenti di rigore in virtu' del fatto che le cosche, con la loro peculiare organizzazione, hanno capacita' di infiltrazione nel tessuto sociale, economico e politico-istituzionale, agendo in ambiti apparentemente leciti, ma di fatto inquinati dall'influenza che esse sono in grado di esercitare.

Infiltrazioni malavitose sono gia' state accertate nel comune di Leini, limitrofo a Rivarolo Canavese, destinatario del provvedimento di rigore ai sensi del citato art. 143, adottato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 2012.

Dagli accertamenti investigativi e' emersa la presenza di una fitta rete di connivenze e cointeressenze tra amministratori, esponenti del mondo imprenditoriale e le locali cosche anche a Rivarolo Canavese dove e' risultato che soggetti legati alla criminalita' organizzata perseguono finalita' ed agiscono con metodi tipici delle associazioni mafiose, con mire espansive della dimensione affaristica e con l'obiettivo di condizionare, a proprio vantaggio, l'amministrazione in cambio dell'appoggio in occasione di consultazioni elettorali.

In particolare, dalle risultanze delle indagini della magistratura e' emerso che, nel corso della tornata elettorale del 2009, il sindaco di Rivarolo Canavese e' stato sostenuto, con l'intermediazione del segretario generale nonche' direttore generale del comune e di esponenti della 'ndrangheta canavesana, poi arrestati nel corso dell'inchiesta relativa al citato procedimento penale, da soggetti contigui alla criminalita' organizzata i quali, procurando i voti a sostegno del proprio candidato, miravano ad ottenere agevolazioni nella conduzione degli interessi imprenditoriali della malavita.

Analogo intervento di mediazione e' stato svolto per canalizzare le preferenze elettorali in favore di un consigliere comunale di Rivarolo Canavese, effettivamente eletto consigliere anche in altra amministrazione.

Il supporto di membri delle cosche era gia' stato assicurato anche nel corso delle consultazioni amministrative dell'aprile 2008, nei confronti del candidato sindaco poi risultato eletto, attraverso l'attivazione della rete mafiosa e con l'avvio di trattative finalizzate alla raccolta di voti di elettori che dimorano al di fuori del territorio comunale.

Il sindaco di Rivarolo Canavese aveva gia' svolto lo stesso mandato nella precedente consiliatura ed era gia' presente nel consiglio comunale eletto nel 1994 e nel 1998.

In occasione delle tornate elettorali del 2008 e del 2009 emerge la figura di un affiliato alla 'ndrangheta, ritenuto elemento di spicco del sistema di infiltrazione della criminalita' all'interno delle istituzioni per il ruolo di collegamento con amministratori locali, politici ed imprenditori, svolto in favore di tutta l'organizzazione mafiosa.

Elementi significativi di cointeressenze, che si sono rivelati sintomatici dell'interesse malavitoso alla penetrazione nelle amministrazioni pubbliche per condizionarne il funzionamento, sono stati riscontrati anche nei rapporti tra detto esponente della locale cosca e un amministratore del comune di Leini, responsabile della dissoluzione di quell'ente, entrambi soci di fatto di ditte che hanno lavorato anche per la realizzazione di un complesso residenziale a Rivarolo Canavese.

Gli accertamenti ispettivi hanno posto in evidenza il rilevante numero di imprese, i cui titolari appartengono a sodalizi criminali o condividono con questi ultimi interessi, relazioni di affari o rapporti parentali, che hanno reiteratamente effettuato lavori per conto del comune.

La gran parte degli affidamenti e' stata caratterizzata da un'indebita ingerenza degli organi politici sull'operato dell'apparato burocratico, in contrasto con il principio di separazione dei poteri di indirizzo e programmazione da quelli gestionali.

La giunta, in alcuni casi, si e' sovrapposta alla dirigenza del comune, guidando l'amministrazione nella scelta delle ditte che dovevano realizzare i lavori, spesso indicando la procedura negoziata quale modalita' di individuazione del contraente e talora stabilendo il numero di imprese da invitare.

Indice rivelatore di anomale cointeressenze e', altresi', la riorganizzazione burocratica disposta dal sindaco che, all'indomani del suo insediamento, ha affidato l'incarico di responsabile del servizio lavori pubblici prima al segretario generale e poi ad un tecnico, con diversa esperienza professionale, incaricato anche di svolgere ulteriori compiti istituzionali.

Di tale situazione si sono avvantaggiate ditte controindicate che hanno portato a termine interventi di interesse comunale, tra i quali nella relazione prefettizia vengono evidenziati quelli relativi al rifacimento dell'impianto di illuminazione pubblica, la ristrutturazione della copertura di un fabbricato, la sistemazione del perimetro del cimitero e la realizzazione del parcheggio ad esso adiacente nonche' le opere di difesa idraulica di un torrente. Le modalita' all'affidamento dei lavori presentano peraltro numerose irregolarita' procedurali.

Sintomatico dell'avvenuta penetrazione della 'ndrangheta all'interno dell'ente e' l'affidamento dei lavori effettuati presso un centro polisportivo, per la cui esecuzione la giunta comunale ha deliberato di invitare a trattativa privata cinque ditte, individuate dal responsabile del...

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