Valorizzazione degli aspetti pragmatici delle leggi e loro impiego nei sistemi informatici legislativi

AutoreCarlo Biagioli
Pagine23-45

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@Premessa

La tesi qui sostenuta è che occorra comunque dotarsi di metodi di visione pragmatica dei testi legislativi e di programmi informatici che da una parte favoriscano tale operazione e dall'altra la sfruttino, con applicazioni varie per la elaborazione di norme. Questo sia per progettare leggi più chiare, sia per realizzare più efficaci programmi per l'elaborazione a fini vari delle leggi stesse.

Uno dei metodi possibili è la valorizzazione e sistematizzazione di una nozione della dogmatica giuridica e della tecnica legislativa corrente, quella di disposizione o regola, nel senso ad esse dato da G.U. Rescigno (1996, 673-713). Ciò costituirebbe in una certa misura una guida alia buona organizzazione dei testi legislativi e favorirebbe lo sviluppo di sistemi informatici legislativi, permettendo di fornire al computer maggiori competenze documentarie e diagnostiche, in particolare per:

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- drafting: pianificazione del testo di legge e formulazione delle relative disposizioni;

- ricerca; strumenti documentari per la previsione dell'impatto normarivo (per un'applicazione sperimentale del metodo qui proposto vedi Tiscornia, 1997, 63-71);

- diagnosi: strumenti per la valutazione dell'impatto normativo.

Si agevolerebbe inoltre anche l'adattamento (la cosiddetta «formalizzazione») di contenuti normativi a più complessi e astratti sistemi informatici di calcolo delle norme.

@1. Alcuni orientamenti significativi nella rappresentazione della conoscenza di tipo normativo, per la realizzazione di sistemi informatici per il trattamento delle leggi, tra gli anni settanta e novanta

Il testo di legge può essere visto ingenuamente come una «scatola nera», dall'interno della quale vengono prelevate norme. Questo fa il giurista, con varie finalità (applicazione, valutazione, informazione, ecc); questo fa il cittadino, per uniformare la propria condotta a quanto stabilito dalle leggi stesse. Questa estrazione delle norme awiene attraverso ne processo di interpretazione e integrazione dei contenuti- dei testi legislativi.

Da tempo si cerca di addestrare il computer a collaborare a queste complesse attività. Non solo con finalità informative lo si è addestrato a gestire archivi di leggi e a ritrovare in essi documenti particolari, fornendogli informazioni a volte precise a volte vaghe, circa le necessità documentarie, ma si è cercato anche di entrare «dentro» le leggi, riproducendo norme o comunque loro contenuti più specifici, con finalità più ampie.

Ad esempio, si sono riprodotte norme procedurali per ricavarne sistemi automatici di monitoraggio di processi, regolati appunto da apposite leggi. Mi riferisco ai sistemi informativi sugli iter di approvazione delle leggi, or-mai in uso presso organi governativi e legislativi.

Il computer è stato addestrato a comprendere le norme procedurali pertinenti e a correlarle a fatti, sui quali è costantemente messo al corrente, così da rendersi utile nell'esercitare un certo controllo e nel fornire informazioni sui processi di formazione delle leggi.

Le conoscenze procedurali si sono mostrate sin dall'inizio di questi sforzi informatici particolarmente adatte ad una loro traduzione in programmi, grazie a un certo isomorfismo tra esse e i linguaggi di rappresentazione (es. diagrammi ) e di programmazione (specie quelli del tempo, detti appunto anche linguaggi procedurali).

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Più complessa è invece la formalizzazione e trasformazione in programmi informatici dì conoscenze, di direttive espresse in forme più astratte, varie ed articolate, come è dato trovare nei testi di legge, dove anzi sono la maggioranza e costituiscono la principale fonte di regole.

Mediante grossi sforzi interpretativi, e soprattutto riformulativi, si è riusciti tuttavia a realizzare programmi capaci di contenere ed azionare conoscenze eterogenee, in qualche modo, molto indirettamente, ricavate da fonti normative. Questo è avvenuto sostanzialmente utilizzando gli elaborati dell'attività interpretativa dell'operatore umano e riproducendo aspetti dei ragionamenti effettuati successivamente sugli elementi normativi così ricavati, Mi riferisco alla stagione dei cosiddetti «sistemi esperti» giuridici,

Mentre, nella prima fase, il punto d'incontro tra conoscenza da elaborare e strumenti informatici disponibili consisteva nella comune natura procedurale, nella seconda lo schema di riferimento e il punto d'incontro tra conoscenza trattata e sua rappresentazione erano costituiti dalla procedura «decisionale» presa di volta in volta in considerazione (ad esclusione di altre, pur basate sulle stesse conoscenze).

Infine, le conoscenze tecnico-legislative, come quelle raccolte nelle «Regole e suggerimenti per la redazione dei testi normativi»1, sono alla base di realizzazioni informatiche di supporto al drafting2 che, oltre ad offrire strumenti di gestione del testo, permettono di effettuare su di esso controlli a livello lessicale, grammaticale e stilistico, seguendo appunto i consigli disponibili e codificati di tecnica legislativa (Ainis 1990, 803-827). La finalità di questi programmi di videoscritura specialistica è essenzialmente quella di agevolare l'attività di redazione dei testi, nell'intento d'influire positivamente sulla loro comprensibilità (Marcatali 1988, 53-65).

Sembra comunque che aspetti di complessità e ambiguità dei testi legislativi risiedano talvolta solo apparentemente a livello lessicale e grammaticale, ma che afferiscano invece al livello pragmatico, Ad esempio, si incontrano spesso disposizioni formulate in forma passiva: questo è sconsigliato dalla tecnica-legislativa perche la forma passiva secondo un'ottica di «plain language» è considerata troppo complessa per l'utente medio.

À mio parere la complessità in questo caso sta altrove, nel livello pragmatico del linguaggio. In questi casi si crea contrasto tra la struttura grammaticale e quella «logica»: infatti il soggetto grammaticale non corrispondePage 26 più al soggetto logico, bensì all'oggetto logico» Quindi, il processo di comprensione di tali enunciati necessita di un capovolgimento della loro struttura3.

D'altronde, è lecito pensare che la forma passiva sia talvolta più efficace e conveniente e rinunciarvi creerebbe forse altre forme di complessità del discorso.

Ritengo che la soluzione a tali problemi vada trovata non nell'impoverimento del linguaggio, ma in accorgimenti che possono scaturire solo da una visione pragmatica dei testi.

@2. Alcuni orientamenti attuali nella rappresentazione della conoscenza di tipo normativo per la realizzazione di sistemi informatici per il trattamento delle leggi

I limiti nella realizzazione dei cosiddetti sistemi esperti giuridici con conoscenze di tipo normativo vengono solitamente indicati soprattutto in tre aspetti: l'alto costo in termini di analisi delle conoscenze, in questo caso direttive, da riprodurre, nonché un eccessivo grado di arbitrarietà nella loro riformulazione, e il vincolo inevitabile di tali realizzazioni informatiche a particolari applicazioni (purpose oriented).

Inoltre, una delle difficoltà rilevate risiedeva nell'individuazione di significati- rigorosi ed univoci da attribuire a concetti e categorie normative presi in considerazione (legai domain knowledge). Questo introduceva un elemento d'incertezza nei ragionamenti sviluppati dai sistemi stessi (si veda in proposito Fameli (1984, 165-179), Perez Luño (1993,II-257) e più in generale Martino (1992)). Non è un caso quindi che la ricerca corrente, orientata a sistemi informatici in ambito legislativo, dedichi grande attenzione allo studio analitico della natura del dato giuridico, Inutile riprodurre accuratamente un ragionamento, se i dati e i concetti su cui e con cui opera sono incerti. Tra i vari itinerari alcuni sembrano particolarmente promettenti.

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@@2.1 Teorie normative

Un orientamento attualmente significativo nell'ambito dell'intelligenza artificiale giuridica è, a mio parere, quello «ontologico». In intelligenza artificiale per «ontologia» si intende la descrizione dei componenti di un certo mondo (i «mattoni»), attraverso l'impiego di concetti o tipi cosiddetti primitivi; a tale analisi si aggiunge poi l'individuazione delle relazioni tra gli oggetti enucleati, come spiega Guatino (1998, 3-15)4.

Rovesciando l'ottica del problem solving che guidava la progettazione dei sistemi esperti, si cerca di individuare metodi di rappresentazione degli elementi costitutivi degli ambiti trattati, anche prescindendo dagli usi possibili di tali rappresentazioni. Nel nostro caso l'obiettivo è individuare e rappresentare gli elementi di cui si compongono le entità normative. Questo viene fatto basandosi su teorie adeguate o su conoscenze pragmatiche del dominio.

Alcune esperienze si ispirano a teorie filosofico-giuridiche sulla norma particolarmente analitiche. Da esse vengono ricavate ontologie basate su modelli astratti delle norme, calati sulle leggi per guidarne l'estrazione dei concetti contenuti ed elaborarne gli elementi rilevanti (secondo i modelli stessi). L'ontologìa proposta da van Kralingen e Visser, ad esempio, sì articola in tre modelli, espressi attraverso il formalismo delle cosiddette «frames». Un modello permette l'espressione di azioni, un secondo di concetti ed infine vi è la concettualizzazione della norma, basata su note teorie giuridiche, particolarmente quelle di Kelsen e Hart (van Kralingen 1995). I modelli ricavati dall'analisi ontologica Tengono poi impiegati in questo caso in un sistema esperto per il calcolo delle conseguenze normative, ma potrebbero adattarsi ad altri scopi.

@@2.2 Teorie linguistiche

Un filone più classico è quello che sì ispira a teorie linguìstiche. L'impiego di nozioni come quella di atti linguistici permette ad esempio a KarlPage 28 Branting l'individuazione capillare delle componenti di documenti giuridici più semplici e standardizzati dei testi legislativi, ma che con essi presentano analogie. Questo utilizzando metodi linguistici di analisi e...

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