Riflessioni sulla trasformazione eterogenea

AutoreMichele Castellano
Pagine337-348
Michele Castellano
Riessioni sulla trasformazione eterogenea
S: 1. L’oggetto. – 2. L’impostazione. – 3. Una prima ipotesi: sulla molteplicità funzionale del con-
tratto associativo. – 4. Segue: le modalità associate dell’agire come funzione del contratto associativo.
– 5. Una prima verica del risultato parziale raggiunto. – 6. Sugli altri caratteri di identità tra società
di capitali e singole fattispecie previste dagli artt. 2500 septies e octies c.c. – 7. Sul rapporto comunione
– società. – 8. Conclusioni.
1. Le considerazioni che seguono vogliono essere un contributo al possibile inquadra-
mento sistematico della trasformazione eterogenea di cui agli artt. 2500 septies e octies c.c.1.
Inquadramento, come è noto, niente aatto agevole e che non trova, a mio avviso,
ancora oggi, una risposta esauriente, tanto che è anche legittimo dubitare che una rispo-
sta convincente, sul piano sistematico appunto, possa poi essere ritrovata, dovendosi
acquietare, in questo caso, l’interprete ad una mera presa d’atto di uno scopo legislativo
perseguito con assoluto stravolgimento e/o noncuranza degli equilibri sistematici dell’or-
dinamento2.
I proli che rendono altamente problematico l’inquadramento di cui si dice sono
noti: a) la trasformazione è sempre stata vissuta, nel sottosistema societario, come una
modicazione negoziale; b) ebbene, traendo spunto da un autorevole insegnamento in
materia di trasformazioni delle situazioni giuridiche, di cui si dirà tra breve più nel det-
taglio, una modicazione negoziale presuppone che il mutamento della vicenda giuridi-
ca lasci inalterato un prolo di identità tra fattispecie pre e post trasformazione; c) con
altre parole, la vicenda modicativa deve intervenire nell’ambito e non al di fuori di un
1 Le novità del nuovo assetto della trasformazione di cui agli artt. 2500 septies e octies sono state diusamen-
te sottolineate in dottrina: S, La disciplina della trasformazione, in La riforma del diritto societario, Atti
seminari della Cassa Forense svoltisi a Roma 12 maggio – 10 luglio, Milano 2003; S, Dalla trasforma-
zione delle società alla trasformazione degli enti, in Scritti in onore di V. Buonocore, vol. III, t.III, p. 3879 e ss;
G, La nuova disciplina delle trasformazioni: proli generali, in Vita Not., 2004, p. 736. Per una di-
samina del dibattito dottrinario e giurisprudenziale precedente alla riforma e un confronto dello stesso con
l’attuale disciplina, v. D’A, La trasformazione eterogenea, in Riv Notar., 2008, p. 349 e ss.
2 Lo scopo perseguito dal legislatore in materia è consegnato all’art. 2498 c.c.: la continuità dei rapporti
giuridici aerenti l’ente trasformato. È inutile dire che la continuità in parola riposa sul piano degli eetti e
sarà eetto congruo, come si dice nel testo, alla natura modicativa dell’atto di trasformazione e non ad una
sua natura innovativa – costitutiva (di diversa fattispecie).
Quanto non agevole sia l’inquadramento sistematico lo dice la stessa terminologia, di origine dottrinaria e
fatta propria dal legislatore per designare il fenomeno in parola, perché in vero nell’ambito del vocabolario
del diritto societario richiamare la fattispecie trasformazione e accompagnarla con la qualicazione “etero-
genea” concreta, per quanto detto nel testo in ordine al carattere di continuità (nel genus) che devono avere
le modiche negoziali, un vero e proprio ossimoro, posto che “eterogenea” sembra rinviare ad una modica
dei caratteri del genus di appartenenza della fattispecie.
Il punto è se siamo di fronte ad un mero ossimoro terminologico, componibile sul piano concettuale, o se
si tratti di ossimoro anche concettuale, non componibile sul piano sistematico.

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