Una riaffermazione di un diritto giusto

AutoreEnzo Musco
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La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, con la richiesta di archiviazione formulata in relazione del decesso di Pergiorgio Welby, prosegue nella linea di ´coraggioª intrapresa già dallo stesso ufficio nel parere espresso al Tribunale civile (e da questo inopinatamente disatteso con una ordinanza efficacemente definita ´pilatescaª).

Il provvedimento giunge a ritenere l'assenza di qualsivoglia notizia di reato nella condotta del dr. Mario Riccio, che aveva dichiarato di aver personalmente provveduto alla sedazione ed al distacco del ventilatore in presenza di più persone ed ottemperando alle richieste dello stesso Welby, sulla base di un iter logicogiuridico esente da vizi, e che anzi brilla per la linearità, la consequenzialità e la completezza del'argomentare.

In sostanza, viene ad essere riconosciuto in capo a Welby (e, quindi, ad ogni cittadino) il diritto a non essere sottoposto a trattamento medico contro la propria volontà; e ciò, sulla base di quanto previsto normativamente sia a livello interno che internazionale. Basti ricordare, in proposito, quanto sancito dall'art. 32 della Costituzione (´nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non per disposizione di leggeª), dall'art. 5 della Convenzione di Oviedo, ratificata con legge 28 marzo 2001, n. 145 (´un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona abbia dato consenso libero ed informatoª), dall'art. 3 della Carta Europea dei diritti dell'Uomo (´nell'ambito della...

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