Pasticciata, soluzioni errate, falsi problemi e burocrazia imperversante

AutoreSilvio Boccalatte
Pagine280-282
280
var
2/2014 Arch. loc. e cond.
VARIE
PASTICCIATA, SOLUZIONI
ERRATE, FALSI PROBLEMI E
BUROCRAZIA IMPERVERSANTE
di Silvio Boccalatte (*)
SOMMARIO
1. Lo Stato e il Marchese del Grillo. 2. Le locazioni nel dibatti-
to sulla legge di stabilità. 3. Quando un timbro blocca tutto.
1. Lo Stato e il Marchese del Grillo
Come sotto l’albero di Natale, all’ombra della legislazio-
ne di f‌ine anno si trovano sempre regalini di rara simpatia.
Il problema è che i regalini del legislatore non si possono
riciclare girandoli a qualcun altro.
Non si vuole parlare della degradante prassi dei de-
creti milleporoghe; non si vuole parlare dell’allucinante
prassi delle leggi f‌inanziarie (ora leggi di stabilità: cambia
il nome, chissà perché, non cambia la sostanza ...), che
sono tristi carovane nelle quali ogni parlamentare cerca
di far salire qualche norma; non si vuole nemmeno parlare
dei devastanti effetti che queste modalità di legislazione
hanno provocato, provocano e provocheranno sul sistema
delle fonti, ormai trasformato in un inestricabile guazza-
buglio di grida e di norme manifesto. No, sono tutti argo-
menti che meritano approfondimenti specif‌ici, ma che si
ripetono con agghiacciante costanza: la mia attenzione,
invece, è stata attratta da una normettina in materia di
locazioni, dapprima introdotta dalla legge di conversione
13 dicembre 2013, n. 137, e poi modif‌icata dall’art. 2, com-
ma 1, decreto legge 30 dicembre 2013, n. 151.
No, pur parlando di locazioni non si tratta dell’ennesi-
mo blocco degli sfratti – il 29esimo a partire dal 1978 – la
norma di cui si vuole discutere è una novità: “le ragioni e
gli enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito
della propria autonomia, hanno facoltà di recedere, entro
il 30 giugno 2014, dai contratti di locazione di immobili
in corso alla data di entrata in vigore della legge di con-
versione del presente decreto. Il termine di preavviso per
l’esercizio del diritto di recesso è stabilito in 180 giorni,
anche in deroga ad eventuali clausole difformi previste dal
contratto”.
L’ho letta e riletta ma è inutile, torno sempre allo stesso
punto: c’è scritto proprio quello che c’è scritto, cioè che
tutti gli enti pubblici più importanti possono semplice-
mente stracciare i contratti che hanno stipulato il giorno
prima. Certo, il Governo ha detto e ripetuto che con que-
sta norma si vogliono eliminare gli scandalosi “aff‌itti d’oro”
(già, a proposito: quando un aff‌itto può essere def‌inito
“d’oro”?); certo, pregevoli servizi giornalistici hanno più
volte evidenziato situazioni in cui gli enti pubblici pagano
canoni locatizi apparentemente assurdi ed inutili; certo,
questa disposizione contribuirà a ridurre la spesa pubbli-
ca (già: ne siete proprio convinti?); però qui non si cerca
di individuare gli abusi, di eliminare quelli esistenti e di
prevenirli per il futuro. No, qui si conferisce alla pubblica
amministrazione il puro e semplice potere di non rispetta-
re i contratti di locazione di immobili, tutti i contratti di
locazione, senza alcuna distinzione.
Da circa mezzo secolo si permette impunemente alla
pubblica amministrazione di appropriarsi della proprietà
privata senza seguire regole e procedure (leggasi: occupa-
zione d’urgenza e le conseguenze giurisprudenziali): cosa
volete, è solo il diritto di proprietà immobiliare.
Vi sono altri esempi colossali di come allo Stato sia per-
messo tutto: le giustif‌icazioni non mancano mai, luccicano
e risplendono di modernità, di sviluppo e di progresso.
E noi restiamo in silenzio, tanto non è mai un “mio” pro-
blema: io non sono ricco, tassate senza pietà i ricchi; io
non sono proprietario, tassate senza pietà i proprietari; io
non sono un evasore, eliminate il contante. Anche in re-
lazione a questa norma mi sembra già di sentire: “intanto
che m’importa, non ho mica locato una casa allo Stato o al
comune i problemi sono ben altri! Anzi, così si colpiscono
gli speculatori. Finalmente!”.
Certo. Intanto il cerchio si stringe sempre di più.
Adesso lo Stato ci butta in faccia questa disposizione,
sfrontata, sguaiata, motivata in modo imbarazzante, priva
del benché minimo rispetto del principio fondamentale
della civiltà giuridica occidentale (ah, a proposito: ve la
ricordate la storia della giungla del mercato? E questa
cos’è, civiltà?), cioè “pacta sunt servanda”. Chissà quale
sarà il gradino successivo ...
Sì, lo stato di diritto, in Italia, non esiste. E forse non
è nemmeno mai esistito. Lo sapevamo già, ma vederselo
buttato davanti in modo così brutale, sinceramente, fa
una certa impressione. Mi ricorda una battuta famosa del
protagonista di un vecchio bellissimo f‌ilm interpretato
magistralmente da Alberto Sordi, il “Marchese del Grillo”:
“io so’ io, e voi nun siete ...”.
Già, appunto.
2. Le locazioni nel dibattito sulla legge di stabilità
Soluzioni errate e falsi problemi.
Da sempre, la f‌ine dell’anno ci delizia con maratone par-
lamentari f‌inalizzate ad approvare decreto omnibus e leggi
f‌inanziarie, queste ultime ormai sostituite dalle cosiddette
“leggi di stabilità”. A parte i mutamenti di denominazione,
che contraddistinguono la gattopardesca realtà italiana,
la sostanza è sempre la stessa: il Parlamento si scapicolla
per approvare entro il 31 dicembre f‌iumi di disposizioni
eterogenee; unif‌icate solo dalla volontà di reperire risorse
aggiuntive e dalla volontà di prorogare l’entrata in vigore
di norme già approvate.
Alcuni giorni o r sono la Commiss ione Bilan cio della
camera h a approvato d ue nome in ma teria di loca zione.
Nella prima di queste viene corrisposto il divieto di pa-
gare in cont anti i canoni di l ocazione ad uso abitativ o

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