Dipartimento della prevenzione e della comunicazione. Direzione Generale della prevenzione sanitaria dell’ex Ministero della salute. Relazione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della legge 30 marzo 2001 n. 125 «Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati» Anni 2006-2007

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine363-367

Page 363

(Estratto)

Roma, 10 dicembre 2008

PRESENTAZIONE

Con la presente Relazione vengono illustrati al Parlamento, secondo quanto previsto dall’art. 8 della legge 30 marzo 2001 n. 125 «Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati», gli interventi realizzati per l’attuazione della legge medesima nell’anno 2006, con aggiornamenti al 2007.

La legge 125/2001 continua ad essere un importante strumento di rafforzamento delle politiche alcologiche del nostro Paese, sia a livello nazionale che regionale, e grazie ad essa si è accresciuta la generale sensibilità verso i problemi derivanti dall’uso inadeguato e abuso di alcol.

L’alcol è da tempo considerato il terzo più importante fattore di rischio per la salute, dopo il tabacco e l’ipertensione. Oltre ad essere una sostanza psicotropa che può dare dipendenza, esso è causa di molte patologie di varia natura nonché di gravi eventi traumatici, incidenti, disordini mentali e comportamentali.

Le conseguenze dell’uso inadeguato e dell’abuso di alcol non interessano solo il settore sanitario ma anche quello sociale ed economico, con perdita di anni di vita e di lavoro, sofferenza delle famiglie e degli individui, violenza, disadattamento sociale.

La prevenzione dei danni alcolcorrelati non riguarda quindi solo la sfera della salute del singolo cittadino ma anche il benessere psicofisico e la sicurezza dell’intera società, con importanti responsabilità sia a livello individuale che istituzionale.

In Italia l’assunzione moderata di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa, ben radicata nella tradizione culturale e socialmente accettata; per questo è molto importante monitorare i più importanti indicatori di rischio alcolcorrelato e gli interventi attivati per la protezione della popolazione.

Da tempo si vanno diffondendo nel nostro Paese, tramite i contatti sempre più intensi con i Paesi del Nord Europa, soprattutto tra i giovani, nuovi modelli di consumo alcolico che espongono la popolazione ad un elevato rischio di patologie e incidenti alcolcorrelati. In particolare stanno assumendo un andamento preoccupante i consumi fuori pasto, i consumi eccessivi e ad alta intensità (binge drinking) e gli episodi di ubriachezza, soprattutto tra i giovani ma per alcuni aspetti anche tra gli anziani, con una crescente partecipazione della popolazione femminile.

Negli anni più recenti questo Ministero, in attuazione della legge 125/2001, ha espresso un notevole impegno per il rafforzamento delle politiche alcologiche, con iniziative programmatiche quali il Piano Nazionale Alcol e Salute e il Programma «Guadagnare Salute», promuovendo un approccio interistituzionale alla prevenzione sanitaria in adesione ai principi sostenuti dai programmi europei di «Salute in tutte le politiche».

Secondo tale orientamento i programmi sono stati condivisi innanzitutto con le Regioni e le Province autonome ma anche, a vario titolo e in diverse forme, con altri soggetti, istituzionali e non, di ambito anche diverso da quello strettamente sanitario, che possono svolgere un ruolo strategico importante attuando efficaci interventi.

Particolarmente significativo appare in questo senso l’impegno espresso dal Ministero dell’interno tramite la polizia stradale per l’incremento del numero dei controlli della guida in stato di ebbrezza, che è praticamente triplicato tra il 2006 e il 2007.

Anche altri Ministeri e istituzioni, quali ad esempio la Scuola, stanno svolgendo un ruolo importante nella prevenzione e lo stesso mondo della produzione sembra più attento agli aspetti problematici del consumo di alcol e disponibile ad una maggiore collaborazione.

Le istituzioni sanitarie regionali sempre più esercitano il loro ruolo di protezione della salute pubblica attraverso lo stimolo e il coordinamento di risorse in ampi settori della società, collaborando con le Forze di polizia, la Scuola, lo stesso mondo della produzione e distribuzione, l’associazionismo presente nel territorio.

Le Regioni, pur con le diversità derivanti dalle specifiche condizioni socioeconomiche e culturali, hanno saputo corrispondere alle esigenze di potenziamento delle politiche alcologiche, rafforzando i servizi territoriali, aumentando il numero degli operatori addetti ed incrementando gli interventi di sensibilizzazione della popolazione. Esse hanno inoltre recentemente costituito un Sottogruppo tecnico di coordinamento per l’alcologia nell’ambito della Commissione Salute degli Assessori regionali alla Sanità, per facilitare l’adozione di comuni linee di intervento nel rispetto degli specifici problemi regionali, dei diversi modelli di consumo e delle tipologie di rischio correlate.

Le sfide che questo Ministero è chiamato ad affrontare sono notevoli, dato il rilievo delle trasformazioni culturali del bere nel nostro Paese e la diffusione di nuovi comportamenti che creano nuovi rischi e impatto sulla salute.

Come spesso ribadito nelle sedi politico-istituzionali dell’Europa e dell’O.M.S., l’adozione di efficaci politiche sull’alcol richiede il sostegno dell’intera società ed in quest’ottica il primo, preliminare strumentoPage 364 per accrescere il livello di protezione della popolazione è accrescere il senso di responsabilità individuale e sociale sulle conseguenze derivanti dall’uso inadeguato di alcol.

In tale direzione, nello spirito della legge 125/2001, Ministero e Regioni proseguono il loro impegno.

Maurizio Sacconi

PREMESSA

L’art. 8 della legge 30 marzo 2001 n. 125 dispone che il Ministero della salute trasmetta al Parlamento una relazione annuale sugli interventi realizzati ai sensi della legge stessa, da predisporre sulla base delle relazioni che le Regioni e Province autonome sono annualmente tenute a trasmettere al Ministero ai sensi dell’art. 9 comma 2 della legge stessa.

La Relazione al Parlamento viene annualmente curata dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria-Ufficio VII.

La presente Relazione al Parlamento si riferisce agli interventi realizzati nel corso dell’anno 2006, con aggiornamenti al 2007. Alla sua redazione ha collaborato, nell’ambito di uno specifico progetto finanziato dal CCM del Ministero del lavoro, salute e politiche sociali, l’Istituto Superiore di Sanità-CNESPS-Osservatorio Nazionale Alcol, con un contributo originale di elaborazione e analisi di dati.

PARTE PRIMA
  1. Il quadro epidemiologico.

1.1. I consumi di bevande alcoliche e i modelli di consumo.

Le evidenze epidemiologiche di importanti studi di livello nazionale e internazionale continuano a confermare la correlazione tra il consumo di alcol nella popolazione e il rischio di morbilità e mortalità per alcune cause. Il rischio di danni sanitari e sociali cresce generalmente con la quantità di alcol consumata.

L’alcol risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, incluso il cancro1.

In Europa l’alcol causa 195.000 morti l’anno2 ed è inoltre la terza causa di mortalità prematura.

La frequenza e intensità delle intossicazioni acute accresce in particolare il rischio di incidenti stradali e di patologie cardiovascolari quali infarti e malattie coronariche.

Le evidenze relative alla diminuzione del rischio di malattie coronariche nei casi di consumo alcolico molto ridotto (circa 10 grammi ogni due giorni) sono tutt’ora oggetto di discussione, e in ogni caso, secondo recenti studi effettuati nel Regno Unito, il livello di consumo alcolico che si associa al minore rischio di morte è notevolmente basso, prossimo allo zero per le donne fino a 65 anni, pari a 5 grammi al giorno per i maschi al di sotto dei 65 grammi e a meno di 10 grammi al giorno per i maschi oltre i 65 anni.

La struttura dei consumi alcolici della popolazione rappresenta pertanto un importante indicatore della possibile evoluzione delle condizioni di salute di un Paese ed appare importante, per prevenire e contrastare i possibili danni, monitorare e tenere sotto controllo fenomeni quali il consumo totale di alcol, il numero, il genere e l’età dei bevitori, le percentuali delle diverse bevande alcoliche consumate, i modelli di consumo.

D’altra parte il consumo di alcol può avere ripercussioni non solo sul bevitore ma anche sul suo contesto familiare e sociale nonché in generale sull’intera società, poiché l’alcol è una sostanza psicotropa che può indurre comportamenti violenti (1 omicidio su 4 e un suicidio su 6 è alcolcorrelato), abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada.

In Italia gli anni tra il 1981 e il 1998 hanno visto una drastica diminuzione (-33,3%) dei consumi alcolici in termini di consumo medio pro-capite di alcol puro (che si riferice all’alcol contenuto in tutte le bevande alcoliche consumate), derivante principalmente dalla diminuzione dei consumi di vino; e, in concomitanza, la progressiva diminuzione del tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti indicatori di danno alcolcorr elato, passato dal 22,60 per 100.000 del 1990 al 10,73 per 100.000 del 2004.

Peraltro, più recentemente, la tendenza al calo dei consumi sembra interrompersi nella popolazione al di sopra dei 15 anni di età, dove, tra il 2001 e il 2003, il consumo medio annuo pro-capite di alcol puro è passato da 0,14 litri a 10,45 litri. Pertanto, mentre tale consumo nel 2001 era nettamente inferiore alla media dell’Europa dei 25, nel 2003 esso ha quasi raggiunto il dato medio europeo, facendo passare l’Italia dalla 6a alla 9a posizione nella graduatoria dei Paesi (tab. 1).

Tabella 1
CONSUMO DI ALCOL PRO-CAPITE NELLA POPOLAZIONE CON
PIÙ DI 15 ANNI DI ETÀ NEI PAESI EUROPEI.
CONFRONTO ANNI 2001-2003 (valori in litri pro-capite)
Paesi Consumo pro-capite 2001
1 Malta 6,74
2 Svezia 6,86
3 Polonia 7,7
4 Lituania 8,4
5 Finlandia 8,95
6 Italia 9,14
7 Grecia 9,3
8 Lettonia 9,31
9 Paesi Bassi 9,76
10 Estonia 9,97
11 Cipro 10,27
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