Merito

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine209-212

Page 209

@TRIBUNALE PENALE DI FOGGIA Ord. 9 novembre 2009, n. 334. Est. Talani – Imp. C.A.

Reato - Reato continuato - Unicità del disegno criminoso - Sato di tossicodipendenza dell’agente - Rilevanza - Limiti

La disposizione relativa alla valutazione dell’incidenza sulla disciplina del reato continuato dello stato di tossicodipendenza, introdotta all’art. 671 c.p.p. dall’art. 4 vicies della legge n. 49 del 2006, non va interpretata nel senso che tale stato debba necessariamente essere ritenuto decisivo ai fini del riconoscimento dell’unicità del disegno criminoso, ma nel senso che il giudice non può omettere di valutarlo ove esso sia allegato dall’interessato o emerga dagli atti. (C.p.p., art. 671; L. 21 febbraio 2006, n. 49, art. 4 vicies) (1)

    (1) L’ordinanza in epigrafe riveste interesse per il pregevole lavoro di ricostruzione giurisprudenziale compiuto dall’Estensore sull’applicazione della disciplina del reato continuato con particolare riferimento allo stato di tossicodipendenza dell’agente.

IN DIRITTO

A scioglimento della riserva di cui al verbale d’udienza camerale del 27 ottobre 2009, letti gli atti e sentite le parti, il Giudice osserva quanto segue: l’istanza non può trovare accoglimento per le seguenti ragioni. In primis trattasi di reati, per i quali sono intervenute, a carico dell’istante, le tre sentenze irrevocabili di condanne indicate in epigrafe, non del tutto contigui cronologicamente. Infatti, i reati per cui v’è condanna con sentenza del 15 gennaio 2007 sono stati commessi nel settembre 2006, laddove i reati per cui sono intervenute le sentenze del 2 marzo 2007 e del 27 maggio 2008 sono stati consumati nell’anno 2005, tra maggio e agosto;

Il Supremo Collegio ha precisato che la contiguità temporale dei reati, per i quali si richiede l’applicazione della disciplina del reato continuato, non è sufficiente ai fini di detta applicazione (cfr. Cass. pen., Sez. I, 28 febbraio 1992, n. 263, Fichera, inArch. Nuova Proc. Pen., 1992, 577). Pertanto, a fortiori la carenza di detto elemento induce ad escludere l’applicabilità della normativa di cui all’art. 671 c.p.p.;

inoltre, ha sottolineato il Supremo Collegio che non è riconoscibile l’unicità del disegno criminoso, ai fini dell’affermazione della sussistenza del vincolo della continuazione, sulla sola base del non eccessivo intervallo di tempo intercorso tra i vari episodi criminosi e della identità delle norme violate, non essendo tali elementi di per sè idonei a dimostrare che tutti gli episodi anzidetti siano stati frutto di una originaria determinazione volitiva, e non invece di un generico programma di attività delinquenziale il quale ben può realizzarsi nella commissione, anche a distanza ravvicinata, di identiche violazioni di legge ciascuna delle quali, però, occasionata da impulsi contingenti (cfr. Cass. pen., Sez. I, 5 giugno 1992, Salafia, in Giust. Pen., 1993, II, 236).

Inoltre, ha rimarcato il Supremo Collegio che in tema di applicazione della disciplina del reato continuato in fase esecutiva, l’unicità del disegno criminoso costituente l’indispensabile condizione per la configurabilità della continuazione non può identificarsi con la generale inclinazione a commettere reati, sotto la spinta di fatti e circostanze occasionali più o meno collegati tra loro, ovvero di bisogni o necessità di ordine contingente, e neanche con la tendenza a porre in essere reati della stessa specie o indole, determinata o accentuata da talune condizioni psico-fisiche (nella specie tossicodipendenza), dovendo le singole violazioni costituire parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’inizio nelle linee essenziali per conseguire un determinato fine, a cui si aggiungerà, di volta in volta, l’elemento volitivo necessario per l’attuazione del programma stesso (cfr. Cass. pen., Sez. I, 11 marzo 1993, Travagliante, in Cass. Pen., 1994, 2444, Cass. pen., Sez. I, 20 dicembre 1993, Vaneffi, inCass. Pen., 1995, 570, e Cass. pen., Sez. I, 24 gennaio 1994, Muzzolon, in Cass. Pen., 1995, 1530);

altresì, ha affermato il giudice di legittimità che, in tema di applicazione della disciplina del reato continuato in fase...

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