Merito

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine881-900

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@CORTE DI APPELLO PENALE DI BRESCIA sez. II, 2 luglio 2010, n. 1028. Pres. Platé – Est. Mazza – Imp. Catalozzi ed altri

Reato – Cause di giustificazione – Uso legittimo delle armi – Configurabilità – Fuga di malvivente – Pericolo per l’incolumità pubblica – Legittimità dell’uso delle armi – Fattispecie.

Ai fini dell’operatività della scriminante dell’art. 53 c.p., è legittimo l’uso dell’arma, da parte delle Forze dell’ordine, quando sia finalizzato all’arresto di un malvivente che si sia dato alla fuga con modalità tali da mettere in pericolo l’incolumità e la sicurezza di terzi. (Nella specie è risultato in fatto che il malvivente alla guida di un veicolo rubato aveva reagito all’intimazione di arresto da parte di una pattuglia di carabinieri fuggendo e successivamente speronando l’autovettura di servizio e i medesimi carabinieri, nel tentativo di darsi ad ulteriore spericolata fuga con pericolo per l’incolumità dei passanti. La Corte di appello, alla luce di quanto disposto dall’art. 2, n. 2, della Cedu, ha ritenuto che fosse da escludere ogni responsabilità a carico dei carabinieri che esplodendo colpi di pistola avevano colpito non mortalmente la compagna del fuggitivo rannicchiata, in modo non visibile dall’esterno, sul sedile passeggero anteriore). (l. 4 agosto 1955, n. 848, art. 2; c.p., art. 53) (1)

    (1) Si veda Cass. pen., sez. IV, 2 maggio 2003, Fusi, pubblicata per esteso in questa Rivista 2004, 50, con nota di ALESSANDRO ROIATI, Caratteristiche dei requisiti della violenza o della resistenza per legittimare l’uso delle armi.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza in data 28 marzo 2006 del Tribunale di Brescia, veniva affermata la penale responsabilità di Catallozzi Guido, D’Armi Claudio e Cerubini Luca in ordine al reato di lesioni personali in danno di Guarneri Giuseppe loro ascritto al capo “C” della rubrica e del Catallozzi anche in ordine a quello sub “B” (riqualificato come lesioni colpose ed escluse le aggravanti contestate); conseguentemente, concesse a tutti le attenuanti generiche stimate equivalenti all’aggravante contestata al capo ‘C’, gli stessi venivano condannati:

- D’Armi alla pena di anni 1 di reclusione;

- Cerubini alla pena di mesi 8 di reclusione;

- Catallozzi alla pena di mesi 9 e giorni 10 di reclusione, di cui mesi 8 per il capo “C” e mesi 1 e giorni 10 per il capo “B” (p.b. mesi 2, ridotta ex art. 62 bis c.p.).

A tutti veniva applicata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per anni 1 e a tutti venivano concessi i benefici di legge.

I prevenuti venivano altresì condannati al risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile Guarneri, liquidato in € 2.000,00 e il solo Catallozzi anche al risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile Montero, pure liquidato in € 2.000,00.

Dalle rimanenti imputazioni loro rispettivamente ascritte ai capi A (tentato omicidio), D (falso in atto pubblico), ed E (calunnia) tutti i predetti imputati (nonché il coimputato Mancini Fausto) venivano assolti per insussistenza del fatto. Mancini veniva assolto anche dal reato sub C) per non avere commesso il fatto.

Quanto alla ricostruzione della vicenda per cui si procede, in sentenza vi è una prima sommaria descrizione del seguente tenore.

“Alle ore 3 circa del giorno 15 marzo 2004 una pattuglia dei Carabinieri appartenenti al Nucleo Operativo Radiomobile di Brescia (composta dal brig. Mancini Fausto e dall’app. scelto D’Armi Claudio) avvistava tra le cittadine via Borgosatollo - via Della Volta tal Guarneri Giuseppe, persona nota e ricercata - dal 18 febbraio 2004 - per violazione agli obblighi della misura di prevenzione della sorveglianza speciale (contemplante l’obbligo di dimora in quel di Montichiari).

Accertato che il Guarneri viaggiava su automobile (una Y10) provento di furto i militari si ponevano al suo inseguimento mentre l’auto prendeva la direzione di San Polo; veniva poi in supporto, tramite l’allertata centrale operativa, altra pattuglia composta dall’appuntato scelto Catallozzi Guido e dal carabiniere (scelto) Cerubini Luca.

Durante l’inseguimento il Guarneri imboccava una serie di strade per poi prendere la via Monte Pasubio e da qui una sterrata a fondo chiuso in località Castenedolo: finito contro il cancello di detta stradina (chiuso e di accesso alla Cava Faustini) e bloccato dalle pattuglie intervenute, raggiunto dall’appuntato D’Armi che gli spalancava la portiera (lato guida) si dava ad una repentina manovra scaraventando a terra il militare: nel frattempo, all’arrivo (a piedi) dei carabinieri Mancini, Catallozzi e Cerubini, inseriva la retromarcia per aprirsi nuova via di fuga collidendo in tale fase con l’autoradio “127” dei carabinieri e poi con l’altra autoradio (la “132” una volta invertita la marcia in direzione di uscita dalla stradina; accadeva dunque che nel detto contesto i carabinieri esplodessero colpi dalle pistole d’ordinanza nel tentativo di fermare la fuga «violenta» del Guarneri che terminava con l’urto della Y10 contro un muretto. Il tutto si concludeva con un traumaPage 882 d’arma da fuoco subìto alla coscia sinistra dalla donna in compagnia del Guarneri, tale Altagracia Montero Montes, seduta davanti al lato passeggero, e con “trauma cranico commotivo con ferita lacero contusa alla fronte ed al cuoio capelluto, contusione lombare e addominale” in danno del Guarneri, trasportato al locale ospedale civile di Brescia con prognosi immediata di giorni 15 (poi giorni 20 stando al medico legale).

Guarneri Giuseppe (gravato da svariate condanne, sul che cfr. il certificato del casellario giudiziale ..., e da ultimo indagato per ulteriore delitto di rapina compiuto dopo la liberazione ottenuta per i reati della sera del 15 marzo 2004) veniva tratto in arresto e denunciato per i reati di furto dell’autovettura Lancia Y10 in proprietà di tale Toci Giancarlo, a questi asportata in Rezzato (con “scasso” e nella notte stessa del 15 marzo), e di resistenza a pubblico ufficiale con lesioni in danno degli appuntati Catallozzi e D’Armi (il primo riportante “trauma contusivo alla mano destra”, il secondo “edema mano destra e lieve tumefazione regione frontale destra”, con prognosi per entrambi di 7 giorni), nonché per il delitto di tentato omicidio in danno dei militari. La compagna dell’uomo, Montero Montes Altagracia, veniva anche arrestata ma liberata immediatamente dal P.M. ex art. 121 disp. att. c.p.p.; la donna veniva poi fatta segno di archiviazione nell’ambito del procedimento istaurato nei confronti del Guarneri.

L’arrestato Guarneri nell’udienza di convalida (al Gip) del 16 marzo 2004 riconosceva di avere rubato l’autovettura Y10 a Rezzato e dichiarava di essere stato incrociato dai carabinieri tra Brescia centro e San Polo; aggiungeva che i militari avevano esploso colpi d’arma da fuoco contro la Y10 sin dall’inseguimento in zona San Polo; che la Montero era stata colpita mentre egli cercava di allontanarsi, dapprima in retromarcia e poi a marcia in avanti, con alle spalle e/o a lato le vetture dei carabinieri e gli stessi militari fuori dai mezzi, dalla strada a fondo cieco e che, pur essendo egli sceso dall’autovettura con l’intento di consegnarsi ai militari, costoro lo avevano percosso violentemente cagionandogli le lesioni poi riscontrate.

Alle date del 26 marzo e 30 marzo 2004 la Montero ed il Guarneri presentavano, rispettivamente, atti di querela per condotte violente in loro danno da parte dei carabinieri”.

Il Tribunale si è poi soffermato in maniera più analitica sulla ricostruzione dei fatti, al fine di valutare quale sia quella accreditabile alla stregua delle emergenze acquisite (consulenze, rilievi, e prove dichiarative) e pervenire all’esatta qualificazione giuridica delle varie condotte oggetto delle imputazioni.

“Ebbene, come si è anticipato in narrativa, si fronteggiano in causa due versioni quanto allo snodo degli avvenimenti della notte del 15 marzo 2004.

Stando a quanto leggesi nel verbale di arresto 15 marzo 2004 del Guarneri, la vettura Y10 condotta da Guarneri - una volta intercettata, verso le ore 3,00 - si era data alla fuga con inseguimento ad alta velocità lungo le vie Borgosatollo, Giorgione, San Polo, Fiorentini, Sabbioneta, Ostiglia, Buffalora e dei Santi, fino a quando il mezzo non imboccava la via Monte Pasubio e poi la strada a fondo chiuso (in località Castenedolo) in cui si fermava;

- in tale posto la vettura di servizio di Mancini e D’Armi era raggiunta da quella dei colleghi Catallozzi e Cerubini: le due vetture si posizionavano in modo da precludere al Guarneri la via di fuga;

- D’Armi scendeva per primo dal mezzo e correva verso il conducente della Y10 invitandolo a discenderne dopo avere aperto la portiera lato guida: in tale frangente Guarneri accelerava improvvisamente sterzando a sinistra e caricava sul cofano il D’Armi scaraventandolo in terra;

- gli altri carabinieri si dirigevano verso il collega e Guarneri avviava la vettura in retromarcia venendo loro contro; i militari si spostavano tutti a sinistra; il Mancini ed il Catallozzi esplodevano taluni colpi dalle proprie pistole d’ordinanza mirando agli pneumatici della Y10;

- ciononostante la Y10 continuava la sua marcia, per cui i militari si gettavano a terra ed il Catallozzi veniva colpito di striscio dalla vettura; il Guarneri sempre in retromarcia andava ad urtare una delle due vetture di servizio, invertiva la sua posizione con due manovre, speronava l’altra vettura di servizio e riprendeva la fuga, che terminava però dopo una decina di metri in quanto lo pneumatico anteriore sinistro, colpito precedentemente, si afflosciava;

- i carabinieri facevano scendere Guarneri dalla Y10 e solo a quel punto si avvedevano della presenza sull’auto della Montero, rannicchiata sul sedile passeggero anteriore, il cui schienale si presentava completamente abbassato;

- la donna lamentava un dolore alla coscia sinistra, ove veniva constatata la presenza di un foro d’entrata, e risultava all’esito del successivo...

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