Massimario di legittimitá

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine909-955

    I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.


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@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Violazione di norme di legge - Nozione

Il reato di abuso di ufficio, connotato da violazione di norme di legge o di regolamento, è configurabile non solo quando la condotta tenuta dall'agente sia in contrasto con il significato letterale, logico o sistematico della disposizione di riferimento, ma anche quando la stessa contraddica lo specifico fine perseguito dalla norma, concretandosi in uno «svolgimento della funzione o del servizio» che oltrepassa ogni possibile opzione attribuita al pubblico ufficiale o all'incaricato di pubblico servizio per realizzare tale fine. (In applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto configurabile il suddetto reato in capo ai pubblici amministratori addetti al controllo di una fondazione ex art. 25 c.c., allorquando il potere loro affidato per assicurare l'aderenza dell'operato dell'ente alle finalità previste dall'atto costitutivo sia esercitato in modo da ignorare tali obiettivi e al solo fine di procacciare vantaggi patrimoniali agli amministratori).

    Cass. pen., sez. VI, 24 novembre 2006, n. 38965 (ud. 18 ottobre 2006), P.G. in proc. Fiori e altri. (C.p., art. 323; c.c., art. 25). [RV235277]


@Abuso d'ufficio - Estremi - Procedura di selezione di candidati per un concorso - Fattispecie

Ai fini dell'astratta configurabilità del reato di cui all'art. 323 c.p. con riferimento ad un concorso per l'assegnazione di un incarico, non rileva la natura pubblica o privata della procedura di selezione dei candidati, bensì che la stessa sia diretta al conferimento di un pubblico ufficio. (Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto configurabile il reato di cui all'art. 323 c.p. nella violazione di legge concernente la procedura per l'assegnazione di un incarico direttivo all'interno di una Asl).

    Cass. pen., sez. VI, 18 dicembre 2006, n. 41365 (ud. 9 novembre 2006), Fabbri e altri. (C.p., art. 323). [RV235434]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Acque reflue da perforazione - Natura di reflui industriali

I reflui di attività di perforazione, nella specie per la realizzazione di un pozzo artesiano, costituiscono acque reflue industriali, in quanto non provenienti dal metabolismo umano e da attività domestiche, per cui il loro sversamento richiede il preventivo rilascio dell'autorizzazione, in difetto della quale si configura il reato di cui all'art. 59 del D.L.vo n. 152 del 1999 (ora sostituito dall'art. 137 del D.L.vo 3 aprile 2006 n. 152).

    Cass. pen., sez. III, 1 dicembre 2006, n. 39854 (c.c. 17 ottobre 2006), P.M. in proc. Cocito. (D.L.vo 3 aprile 2006, n. 152, art. 137). [RV235455]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Acque reflue urbane - Provenienti da impianto di depurazione

L'autorizzazione allo scarico di acque reflue urbane provenienti da impianto di depurazione non comprende lo smaltimento dei fanghi prodotti dai detti impianti, atteso che trattasi di rifiuti speciali e come tali sottoposti alla disciplina di settore.

    Cass. pen., sez. III, 9 gennaio 2007, n. 163 (ud. 6 dicembre 2006), Grasso. (D.L.vo 3 aprile 2006, n. 152, art. 127; D.L.vo 3 aprile 2006, n. 152, art. 184). [RV235415]


@Acque pubbliche e private - Opere idrauliche - Reato di cui all'art. 96 comma primo lett. f) R.D. n. 523 del 1904

Il reato di cui all'artt. 96 sub f) del R.D. 25 luglio 1904 n. 523 che vieta le piantagioni di alberi e siepi, le fabbriche, gli scavi e lo smovimento del terreno a distanza dal piede degli argini e loro accessori minore di quella stabilita dalle discipline vigenti nelle diverse località ed, in mancanza di esse, a distanza minore di metri quattro per le piantagioni e smovimento del terreno e di metri dieci per le fabbriche e per gli scavi, ha natura di reato di pericolo sicchè, per la sussistenza della fattispecie contravvenzionale, non occorre l'ulteriore verifica che l'azione illecita abbia recato nocumento all'alveo del corso d'acqua o alle sue sponde.

    Cass. pen., sez. III, 3 novembre 2006, n. 36502 (ud. 21 settembre 2006), Ranzuglia. (R.D. 25 luglio 1904, n. 523, art. 96). [RV235531]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Procedimento - Giudizio abbreviato

La sentenza emessa all'esito del giudizio abbreviato è pubblicata mediante lettura del dispositivo in udienza, e pertanto non deve essere notificato al difensore dell'imputato l'avviso di deposito con l'indicazione del dispositivo.

    Cass. pen., sez. II, 22 novembre 2006, n. 38770 (ud. 10 novembre 2006), Terrano. (C.p.p., art. 128; c.p.p., art. 443; c.p.p., art. 599). [RV235312]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglioProcedimento - Impedimento dell'imputato

Qualora nel giudizio di appello, celebrato in camera di consiglio ai sensi dell'art. 599, comma secondo, c.p.p., venga presentato un certificato medico che attesti l'assoluto impedimento a comparire dell'imputato, l'udienza deve essere rinviata, dovendosi equiparare la documentazione prodotta ad una manifestazione univoca della volontà di partecipare.

    Cass. pen., sez. VI, 25 gennaio 2007, n. 2811 (ud. 18 dicembre 2006), Ramelli. (C.p.p., art. 127; c.p.p., art. 599). [RV235340]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Richiesta delle parti

È inammissibile il ricorso avverso la sentenza con cui, in accoglimento della richiesta congiunta delle parti, ai sensi dell'art. 599, comma quarto c.p.p., per la sostituzionePage 910 della pena inflitta in primo grado con la sola sanzione pecuniaria o, in subordine, con la libertà vigilata, il giudice di appello applichi la sanzione sostitutiva più grave, in quanto tale decisione è coerente con la richiesta e costituisce espressione dell'esercizio della potestà valutativa in ordine alla sanzione più idonea, così come previsto dagli artt. 53 e 58 della citata legge n. 689 del 1981.

    Cass. pen., sez. III, 30 novembre 2006, n. 39555 (ud. 17 ottobre 2006), Del Pin. (L. 24 novembre 1981, n. 689, art. 53; L. 24 novembre 1981, n. 689, art. 58; c.p.p., art. 599). [RV235501]


@Appello penale - Incidentale - Strumento autonomo di impugnazione - Esclusione

L'appello incidentale non è strumento autonomo di impugnazione ma ha natura accessoria rispetto a quello principale, atteso che la ratio dell'istituto non è quella di svolgere una funzione deterrente rispetto al gravame proposto dall'imputato ma di porsi in posizione antagonistica alle doglianze da quest'ultimo specificamente mosse. Ne consegue che l'appello incidentale non può avere ad oggetto i capi della decisione, ma neanche i punti di essa, che non siano stati investiti dall'appello principale.

    Cass. pen., sez. IV, 7 dicembre 2006, n. 40275 (ud. 28 settembre 2006), Pozzoli e altri. (C.p.p., art. 595). [RV235394]


@Appello penale - Sentenza - Prova inutilizzabile - Ricorso al cosiddetto criterio di resistenza

Il giudice d'appello, che facendo applicazione del cosiddetto criterio di resistenza ritiene di poter prescindere per la decisione dalla prova contestata, non è tenuto a dichiararne preventivamente l'inutilizzabilità.

    Cass. pen., sez. II, 7 dicembre 2006, n. 40381 (ud. 18 ottobre 2005), Formoso ed altro. (C.p.p., art. 526; c.p.p., art. 605). [RV235303]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Senenza - Revisione - Richiesta per prove nuove

La revisione della sentenza di patteggiamento, richiesta per la sopravvenienza o la scoperta di nuove prove, implica il riferimento alla regola di giudizio dell'assenza delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p., sicché deve trovare fondamento in elementi tali da dimostrare che l'interessato deve essere prosciolto per la ricorrenza di una delle cause che danno luogo all'immediata declaratoria di non punibilità.

    Cass. pen., sez. VI, 1 marzo 2007, n. 8957 (c.c. 4 dicembre 2006), Tambaro. (L. 12 giugno 2003, n. 134, art. 3; c.p.p., art. 444; c.p.p., art. 629; c.p.p., art. 630). [RV235490]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Sentenza - Errore sulla qualificazione giuridica del fatto - Ricorso per cassazione

In tema di patteggiamento, l'erronea qualificazione giuridica del fatto, prospettata dalle parti e recepita dal giudice, è materia sottratta alla disponibilità delle parti stesse, con la conseguenza che, sul punto, è ammissibile il ricorso per cassazione. (Nella specie, a fronte della contestazione, in materia di droga, nella quale il fatto era descritto in termini di normale gravità, il giudice aveva immotivatamente recepito l'accordo delle parti che invece definiva il fatto medesimo come di lieve entità).

    Cass. pen., sez. IV, 29 novembre 2006, n. 39526 (c.c. 17 ottobre 2006), P.G. in proc. Santoro. (C.p.p., art. 444; c.p.p., art. 445; c.p.p., art. 447; c.p.p., art. 606). [RV235389]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Sentenza - Poteri del giudice - Aumento per la continuazione

In tema di patteggiamento, rientra nei poteri del giudice includere nella pena concordata l'aumento per la continuazione quando la volontà di riconoscerla sia implicita nella proposta concernente tutti i reati: la richiesta implicita, invero, si manifesta infatti nell'assenza di una richiesta alternativa di proscioglimento o di separata procedura per uno più dei reati da ritenere in continuazione.

    Cass. pen., sez. V, 22 dicembre 2006, n. 42322 (c.c. 21 novembre 2006), P.G. in proc. Drame. (C.p., art. 81; c.p.p., art. 444; c.p.p., art. 445). [RV235400]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Sentenza - Richiesta di revisione per prove nuove - Nozione di prove nuove

In tema di revisione della sentenza di patteggiamento, in ragione di un'inconciliabilità logica con le caratteristiche dell'accertamento nell'applicazione di pena concordata, nella nozione di prove nuove non possono essere ricomprese le prove «non...

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