Introduzione

AutoreMarina Pietrangelo - Francesco Romano - Gian Luca Conti
Pagine13-38
Introduzione
SULL E LIB ERTÀ DOPO I SOCIAL MEDIA:U NA PR EME SSA,A S CAN SO DI
EQU IVOC I
Le invenzioni umane sono sempre più sorprendenti. Stupiscono l’uomo
stesso che le crea; e come sempre accade, talvolta deviano dall’idea originaria.
Nascono da buone intuizioni, occasionali o conclusive di lunghi pensamenti.
In alcuni casi, l’invenzione è il risultato di ricerche che perseguono un obietti-
vo dichiarato; in altri, si tratta di studi che evolvono senza tracce predef‌inite o
costrizioni applicative. L’invenzione può essere interna ad un procedimento
che mira a soddisfare interessi pubblici; oppure tende alla soddisfazione di
interessi particolari o commerciali.
Questo schema è certamente sommario; esso tuttavia, pur nella semplif‌i-
cazione estrema, mi agevola nell’introdurre altrettanto semplicisticamente un
pro memoria sulla differenza tra l’invenzione-Internet e l’invenzione-social
media. Nonostante la diffusa tendenza a raccoglierli nella classe dei “nuovi
mezzi” funzionali all’esercizio di certe libertà democratiche, si tratta invece, a
mio avviso, di beni con caratteri del tutto diversi, molto distanti tra loro per
percorso di scoperta e utilizzo. Ritengo, infatti, che solo la rete Internet (o cer-
te sue applicazioni come il web) – e forse solo in teoria – possa essere riguardata
come “metafora dei nuovi spazi democratici”, per il suo potenziale espansivo
sui margini di esercizio di certe libertà, anzitutto la libertà di espressione.
Secondo certa letteratura, questa traccia condurrebbe f‌inanche a considerare
Internet come bene d’interesse pubblico o, come taluno ritiene, bene comune.
Non altrettanto può osservarsi per i social media, i quali a ben vedere crescono
e si diffondono entro recinti particolari e come prodotti commerciali. Tanto
che proprio la connotazione originaria di questi ultimi, parrebbe esprimere il
limite maggiore, e forse invalicabile, alla loro equiparazione alla rete Internet,
come invece qualcuno auspica, forse con l’intento di arginarne gli eccessi.
La storia dei social media è breve e densa, e a tutti nota. Così che appare
quasi scontato ricordare che essi non solo non offrono sevizi gratuiti, ma
che – al contrario – l’accesso al servizio ha un costo elevatissimo, seppure
non dichiarato né concordato (dettaglio quest’ultimo che peraltro dovrebbe
di Marina Pietrangelo, Francesco Romano, Gian Luca Conti.
Edizioni Scientif‌iche Italiane ISSN 0390-0975 ISBN 978-88-495-3707-9
14 Informatica e diritto /Social media e diritti. Diritto e social media
già preannunciare conseguenze gravi sul piano giuridico). D’altro canto, se
Facebook, Twitter, Instagram o Google sono prodotti commerciali, essi inevi-
tabilmente costano, alla stessa maniera di altri beni o servizi. I servizi offerti
dai social media però hanno un prezzo altissimo, clandestino, sproporzionato
e tratto con l’inganno. Apprendiamo tutti i dettagli di questo tariffario invi-
sibile dalla lettura delle cronache di questi giorni; le quali sole già sarebbero
suff‌icienti ad escludere in radice che beni siffatti possano aver accresciuto gli
spazi democratici, incidendo specialmente sui margini elastici della libertà di
espressione e del diritto di informarsi. Le relazioni e le comunicazioni tra le
persone appaiono più f‌luide e più agevoli, senza però esserlo pienamente.
Quanto dunque i social media hanno pesato nell’espansione o, all’opposto,
come proverò a sostenere, nella compressione delle libertà democratiche?
Esattamente questo è il punto su cui vorrei provare a spostare la rif‌lessione.
Un interrogativonetto cui è diff‌icile r isponderein modo altrettanto def‌initivo,
certo; confesso tuttavia che proprio le molte, precise e varie osservazioni
contenute nei saggi raccolti in questo Volume mi hanno agevolata, come dirò,
nel ritenere conclusivamente prevalente l’azione compressiva delle libertà.
La grande diffusione di questi strumenti tra la popolazione mondiale
chiama in causa tutti, anche i giuristi. I quali rif‌lettono per lo più, e i lavori
qui introdotti in qualche misura ne sono prova, non tanto e non solo sugli
spazi di libertà, come è stato all’indomani della scoperta e della diffusione di
Internet e del Web; ma piuttosto sui modi per arginare, contrastare o inibire
fenomeni che comprimono le libertà personali. Così che si tratta di capire
come debba essere salvaguardato il diritto alla protezione dei dati personali
raccolti e trattati dai social media; o come disincentivare e punire i discorsi in-
citanti all’odio o al terrorismo svolti mediante i social media; o come limitare
le aggressioni nei confronti dei minori registrate sui social media; e più ancora.
Un diritto reattivo, dunque, tutto giocato in difesa: chiamato in causa, se
fosse necessario, non per regolare gli effetti sociali positivi (espansione delle
libertà) cagionati dal nuovo fenomeno, ma gli effetti sociali negativi, cioè le
violazioni del diritto positivo vigente da quello occasionate. Il giurista insom-
ma è richiesto per accomodare il diritto positivo, nel senso di fronteggiare
i colpi inferti a un sistema di regole riconosciute che appare molto fragile,
come si dirà più avanti, e che sembra arretrare dinanzi a un altro sistema di
regole che prende forma nei social media. Un sistema che sottotraccia tende a
vivere di vita propria, a farsi autonomo, alternativo rispetto al dirittopositivo:
un “sistema giuridico alternativo” che forza l’ordine costituito e che tende a
negare le regole degli ordinamenti democratici.
ISSN 0390-0975 ISBN 978-88-495-3707-9 Edizioni Scientif‌iche Italiane

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