Informatica pubblicae ruolo delle Regioni

AutoreValentino Castellani
CaricaProfessore incaricato di Comunicazioni elettriche presso la Facoltà di ingegneria del Politecnico di Torino e Presidente del Consorzio Piemontese per il Trattamento Automatico dell'Informazione
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Questa relazione si propone di presentare il quadro concettuale di riferimento per l'avvio di un sistema informativo regionale.

Essa nasce dal confronto di tre esperienze regionali (Piemonte, Puglia e Toscana) fra loro molto diverse negli strumenti operativi ma sostanzialmente conformi quanto alla maturazione di linee di intervento. Le idee qui esposte rappresentano il punto di vista dei tecnici responsabili delle strutture informatiche, ai quali spetta il compito di mediare, sul piano operativo, gli indirizzi generali assunti in ambito strettamente politico.

Più che su una serie di specifiche realizzazioni ad alcune delle quali, si farà peraltro cenno a titolo di esempio - la relazione si sofferma sui criteri generali di intervento, allo scopo di evidenziare la trama unitaria che è sottesa alle varie iniziative e che non sarebbe immediato cogliere in questa prima fase di attuazione di sistemi informativi regionali.

@1. Linee generali per una riqualificazione della domanda pubblica di informatica

L'informatica è entrata ormai da molti anni nella pubblica amministrazione, suscitando attese che il tempo e l'esperienza hanno, almeno in parte, ridimensionato.

È comunque un dato di fatto che la domanda pubblica di informatica, sia in termini di macchine che di servizi, rappresenta una quota consistente del mercato; una impostazione qualitativamente corretta dalla domanda pubblica è quindi un obiettivo politico assai significativo.

Gli incuccessi e le delusioni conseguenti ai primi ottimistici approcci hanno provocato una impietosa riflessione auroeilitici s'iviso dè venuta maturando in questi anni una impostazione nuova, culturalmente ricca e piena di implicazioni, che ha trovato lo spazio per esperienze assai significative nelle Regioni delle quali la presente comunicazione intende occuparsi,

Dare veste organica ad un discorso coerente sull'informatica applicata alla pubblica amministrazione non è compito facile: ci proponiamo di presentare alcune riflessioni generali che hanno guidato, e guidano, le nostre scelte concrete e di esporre successivamente le principali linee operative previste nell'ambito regionale.

La riflessione autocritica, cui si è fatto cenno poc'anzi, ha appurato ormai, senza ombra di dubbio, che l'introduzione del calcolatore nella pubblica amministrazione è stata motivata quasi sempre da fini di gestione più che di governo, ed anche in questo caso-l'introduzione dell'informatica è avvenuta eludendo una analisi seria ed approfondita sulla organizzazione del lavoro.

Da un esame anche frettoloso che si può fare scorrendo gli Atti dei numerosi Convegni di questi anni o leggendo la stampa più specializzata emergono con chiarezza - anche se compare qualche lodevole eccezione - un basso livello di qualificazione ed una debolezza organizzativa dei quadri informatici pubblici.

À questa situazione ia riscontro inevitabile un predominio, anche culturale, delle case costruttrici e delle società di consulenza»

Questo dato di fondo ha come ovvia conseguenza un livello qualitativamente basso delle applicazioni, capaci raramente di innescare processi di ristrutturazione nella organizzazione dei lavoro e soprattutto quasi mai collegati a fini di governo» dovendo questi trovare la loro origine in una sede decisionale strettamente politica.

Par riconoscendo l'importanza - ed numerosi casi anche l'urgenza - di risolvere i problemi connessi con una maggiore efficienza nell'gestione della pubblica amministrazione, tuttavia non si sfugge ad una constatazione decisiva relativamente a questi anni: ci si è accostati airiniormatica ponendo

Nasce da queste considerazioni li orimo iondamemaie criterio per una riqualificazione delia domanda pubblica nei settore: un uso corretto ed un dominio pieno della informatica da parte degli operaiorl pubblici sono strettamente correlati con la crescita generalizzata di une cultura informatica e con la consapevolezza di questo problema a parte delle forze politiche che hanno responsabilità ài governo, E dunque sugli nomini e non sulle iiiacchine che è tempo di spostare l'accento: il problema è politico e culturale insieme.

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Accanto a questa osservazione di carattere generale, occorre sottolineare le due tendenze evolutive più marcate nel settore dell'informatica, tendenze - come si potrà constatare - ricche di conseguenze anche operative per il nostro discorso.

La tecnologia dei componenti elettronici si è talmente evoluta in questi anni da provocare cambiamenti radicali nell'architettura dei sistemi di elaborazione dei dati. Non è più valida - oggi - affermazione secondo cui la potenza di calcolo aumenta più rapidamente,del costo soltanto se il sistema è centralizzato.

Lo svilupo, dell'informatica negli anni '60, basato sul grande elaboratore «generai purpose» ha subito una svolta radicale in favore di sistemi informativi che privilegiano l'intelligenza distribuita, cioè la disseminazione sul territorio anche di parti della potenza di calcolo.

Questa tendenza si accompagna a quella che attribuisce una importanza ed un peso economico sempre maggiori-al «software» rispetto alle macchine.

Non può sfuggire a questo punto, il nesso essenziale che si stabilisce tra le due tendenze menzionate e la necessità di estendere la «cultura informatica» dentro la pubblica amministrazione regionale.

Da queste premesse generali si possono derivare criteri di intervento che per brevità vengono presentati in modo schematico.

1.1, L'obiettivo prioritario è quello 'di disseminare sul territorio regionale delle risorse umane in grado di utilizzare in modo corretto gli strumenti dell'informatica.

Ciò implica una serie di iniziative nel campo formativo, in stretta connessione con le strutture formative pubbliche, quali in primo luogo l'Università.

Altrettanta cura deve essere posta nella formazione degli Amministratori, ai quali non si deve chiedere né una delega acritica ad inesistenti tecnici neutrali né pericolosi quanto improduttivi entusiasmi da neofiti dell'informatica, Sia gli Amministratori che i quadri burocratici degli Enti locali devono sapere ciò che un calcolatore può fornire e poter chiedere risultati credibili, ed anche nuovi, con un" approccio corretto. Ciò vale sia quando il calcolatore è usato come strumento di razionalizzazione della gestione, sia quando lo si vuole finalizzare a strumento di governo,

1.2. Si sta operando gradualmente per dare vita ad un sistema informativo regionale che prevede una oculata distribuzione territoriale anche delle capacità di calcolo. Sembra però necessario bloccare la installazione indiscriminata di macchine, che portano spesso, quale unico risultato, a costi ingiustificati; fuso consortile su aree omogenee pare la strada più congrua, anche se le esperienze in tal senso sono ancora poche e non tutte incoraggianti.

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Molta attenzione va prestata alla informatica distribuita, individuandone senza remore i vantaggi, ma badando anche di non farne un nuovo caso di spreco consumistico. Va ricordato a questo proposito che l'utilizzazione «distribuita» della informatica non è quasi mai sinonimo della creazione di una rete fisica con terminali e collegamenti in tempo reale.

Spesso - e all'inizio sempre - è sufficiente un coordinamento di procedure ed una acquisizione periodica dei dati con modalità tradizionali.

1.3. E essenziale che Pintroduzione dell'informatica nella pubblica amministrazione sia sempre associata alla definizione di progetti-pilota per i quali sia esaurientemente dimostrata l'utilità economica e tecnica dell'uso del calcolatore. La gradualità e la crescita parallela delle conoscenze sono di solito requisiti essenziali, che fanno fede della concretezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere, rispetto ai quali il calcolatore, le macchine sono sempre in posizione subordinata. L'affermazione pura e semplice, senza specificazioni, in un programma politico o in un consuntivo di «aver comprato o di voler comprare un calcolatore» dovrebbe essere sempre guardata con molto sospetto.

1.4. E importante una «diffidenza critica», anche se non aprioristica, sia per quanto riguarda l'uso indiscriminato delle procedure in tempo reale sia per quanto riguarda approcci illuministici nella creazione di banche di dati.

Quanto al «tempo reale» va tenuto conto che le procedure che ne fanno uso richiedono investimenti consistenti e manutenzione di elevata qualità. Non sempre il «tempo reale» è necessario per un buon servizio, specie quando viene concepito come possibile alternativa ad esistenti disservizi organizzativi.

Quanto alle «banche di dati», l'esperienza ci induce a mettere in guardia dalle impostazioni onnicomprensive, che ogni tanto affiorano, centrate sul concetto di Banca regionale dei dati che dovrebbero servire a tutti gli usi.

Questo concetto è da rifiutare per il costo enorme, per la sua irrealizzabilità in tempi utili e ragionevoli, ma soprattutto perché esprime un modello accentratole...

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