Un archivio a testo pieno delle fonti giuridiche epigrafiche e papirologiche romane: i senatusconsulta

CaricaFacoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania.
Pagine241-248

Page 241

Il reperimento delle fonti antiche relative ad uno specifico argomento è stato sempre uno dei momenti più complessi nell'ambito della ricerca giusromanistica. Fino a qualche tempo fa, lo studioso del diritto romano -per facilitarsi il compito - aveva a sua disposizione soltanto alcuni vocabo-lari specializzati1 e qualche lessico relativo a singole fonti, giuridiche2 e letterarie3. A partire dagli ultimi dieci anni un sussidio indubbiamente più vantaggioso è derivato dalia diffusione degli strumenti elettronici, e più specificamente di alcune banche dati su cd-rom, che contengono il testo pieno di molteplici fonti giuridiche e letterarie, testo sul quale può essere effettuata una ricerca attraverso un motore di information retrieval.

Per ciò che concerne le fonti letterarie, due sono i databases di maggiore interesse per il giusromanista4. Il primo di essi è PHI Latiti CD-ROM (realizzato per la prima volta nel 1991 presso il Packard Humanities Institute di Los Altos e giunto adesso alla sua terza revisione) che contiene buona parte della letteratura latina dal II sec. a.C. fino al II sec. d.C, nonché una selezione di autori posteriori, quali Servio e Giustiniano. Il secondo è Aureae Latinitatis Bibliotheca, edito da Zanichelli nel 1991, che riporta il testo elettronico integrale delle opere degli autori principali della letteratura latina dell'epoca repubblicana ed alto imperiale5.Page 242

Minore attenzione è stata invece riservata alle fonti giuridiche. Ciò, almeno, fino al 1994, allorquando l'archivio Fontes di BIA-Bibliotheca Iuris Antiqui6 ha parzialmente colmato tale lacuna, rendendo accessbile all'interno di una banca dati fornita di un adeguato software di ricerca il testo di tutte le fonti giuridiche ad eccezione di quelle in lingua greca (Novellae giustinianee e costituzioni greche del Codex repetitae praelectionis).

Evidenti sono le ragioni che giustificano l'utilizzazione delle applicazioni informatiche, che si fanno preferire ai tradizionali strumenti su supporto cartaceo principalmente per la facilità di reperimento dei testi attraverso i motori di ricerca. Il fruitore della banca dati, infatti, piuttosto che lunghi indici cartacei, si trova di fronte una semplice maschera di interrogazione, di norma a più chiavi di ricerca: ciascuna unità documentale diventa così reperibile attraverso una delle parole contenute nel testo ovvero più parole coordinate attraverso gli operatori logici booleani. Ugualmente, si può ricorrere all'indicazione sintetica del luogo della fonte, che consente di fare apparire a video il testo richiesto, già pronto per essere stampato su carta ovvero esportato in un file per essere poi utilizzato autonomamente7.

La vastità del materiale - giuridico e letterario - già archiviato su supporto ottico sembrerebbe prima facie tale da soddisfare pienamente le esigenze del giusromanista. Tuttavia, a guardare meglio, una grossa lacuna è costituita dall'assenza pressoché totale di uguali strumenti informatici aventi ad oggetto le fonti epigrafiche e papirologiche. Ad eccezione, infatti, del libro VI del Corpus Inscrìptionum Latinarum, contenuto nel cd-rom Epigraph8, nonché di una raccolta comprendente alcune iscrizioni greche di età classica ed ancora una scelta di papiri ed ostraca9, non esiste ancora una banca dati sufficientemente ampia da ricomprendere tutte le epigrafi ed i papiri utilizzabili dallo studioso del diritto romano.

Tale lacuna non è di secondo ordine per il giusromanista moderno. Se, infatti, in un passato ormai lontano, l'indagine giusromanistica tendeva ad essere limitata all'analisi esegetica delle fonti contenute nelle compilazioni ePage 243 principalmente nella compilazione giustinianea, oggi si tende sempre più al superamento di tale limite, e ben si intende che un contributo determinante alla conoscenza del diritto romano può essere offerto non soltanto dalle tradizionali fonti giuridiche e letterarie, ma anche e soprattutto dallo studio dei testi giuridici romani tramandatici attraverso le epigrafi ed i papiri. Su tale piano di principio il consenso tra i romanisti è unanime. Sul piano dei fatti, invece, ancora oggi l'utilizzazione delle fonti epigrafiche e papirologiche da parte degli studiosi del diritto romano risulta ostacolata dalla difficoltà di accesso ad un materiale di per sé ricchissimo di preziose informazioni.

Per essere più concreti, si può dire che l'unico punto di riferimento - per ciò che concerne appunto le epigrafi ed i papiri giuridici - facilmente accessibile e ben dominato dalla dottrina giusromanistica è probabilmente costituito dal primo e dal terzo volume di Fontes luris Romani Antejustiniani, i ed. fira, di Salvatore Riccobono e Vincenzo Arangio-Ruiz10. Se è superfluo dire quanto tale raccolta sia preziosa per il romanista, più interessante è interrogarsi in ordine ai limiti, per tanti versi giustificati e comprensibili, di quell'opera.

Un primo, chiaro, indizio circa il fatto che i fira siano oggi una miniera fin troppo sfruttata, per certi versi esaurita, e comunque ormai insufficiente per lo studioso del diritto romano, si coglie ictu ovuli nella recentissima pubblicazione dei Roman Statutes di Michael Crawford11, un'opera che certamente finirà col sostituire i fira per quanto riguarda l'accesso alle fonti epigrafiche e papirologiche contenenti i testi delle leges romane.

Ma Crawford, per nostra sfortuna, si è limitato alla raccolta delle leges; il lavoro resta invece ancora tutto da fare per quanto riguarda gli altri testi normativi contenuti nel primo volume dei fira: e penso agli editti magi-stratuali, alle costituzioni imperiali, ai senatoconsulti.

Una nuova raccolta dei testi giuridici romani su epigrafi e papiri risulta, quindi, sempre più necessaria, e tale esigenza si avverte innanzitutto per ciò che riguarda quei testi normativi che formano il primo volume dei fira. Pertanto, si è pensato ad una nuova messa a punto del materiale epigrafico e papirologico, che sarà realizzata mettendo insieme gli sforzi di due distinti gruppi di lavoro: quello catanese, operante presso il Centro Interuniver-sitario per l'Informatica Romanistica - avente sede nella facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania - guidato dal prof. Nicola Palazzolo e quello pavese, guidato dal prof. Dario Mantovani.Page 244

Il gruppo di Catania si occuperà più specificamente della raccolta dei senatusconsulta.

Perché una nuova raccolta dei...

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT