Archivi elettronici e antiquitatis reverentia

AutoreDario Mantovani
CaricaFacoltà di Giurisprudenza, Università di Parma
Pagine249-266

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@1. FIURIS: una recensione in tempo reale

Recensire un repertorio di informazione bibliografica è un compito spinoso. Le strade da percorrere sembrano obbligate e poco invitanti. Considerato il servizio che ogni bibliografia rende alla comunità scientifica, è facile cadere nel genere encomiastico. Non è più raccomandabile la strada opposta che si apre al recensore, quella di essere più pignolo del bibliografo più accurato, discutendo i suoi criteri, individuando qualche imperfezione, scovando magari qualche errore, credendo così di avere dimostrato di essere potenzialmente più capace di chi ha compiuto i lavoro, senza doverlo fare.

La recensione di una bibliografia romanistica computerizzata, cui è dedicata la prima parte di questo intervento (1-7; la seconda parte riguarda gli archivi in full-text), è forse un compito più piacevole. L'ammirazione, innanzitutto, è giustificata; credo che nessuno che si sia seduto al terminale per interrogare FlURIS abbia fatto a meno di provarla. D'altra parte, la struttura aperta dell'opera, che si arricchisce, si modifica per così dire con ogni nuovo dato che si immette, consente di formulare qualche osservazione con serenità. Resta da dire che alcune delle considerazioni che farò in questa recensione per così dire in tempo reale1 potranno forse risultare frutto della mia inesperienza di utente e troveranno probabilmente un chiarimento da parte dei curatori.

@2. Le fonti antiche di riferimento

La ricerca in FIURIS è pratica, anche per chi non sia già esperto nella consultazione secondo le regole del sistema Italgiure Find. E noto che FindPage 250 non pretende di guidare l'utente. Occorre conoscere in partenza la sintassi delle sequenze di ricerca e non si è aiutati da maschere preconfezionate. L'apprendimento, però, è elementare2. Non mi soffermo, perciò, su questo aspetto strutturale comune a tutti gli archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di Cassazione, per venire ai contenuti specifici dell'archivio romanistico.

FIURIS si è dato dei limiti e deve essere giudicato entro dì essi, intendo dire che sarebbe sterile insistere sul fatto che l'ambito delle fonti antiche di riferimento è circoscritto e non coincide con gli interessi della romanistica attuale: basti pensare che esclude per larga misura il campo del diritto pubblico e che il suo baricentro è fortemente spostato in avanti, verso la fine dell'esperienza giuridica romana. I limiti sono stati lucidamente descritti dai curatori3 e quindi non ha senso insistervi: fra i pregi di un'iniziativa di informatizzazione deve essere senz'altro compreso anche il realismo con il quale viene ricercato il punto di equilibrio fra costi e benefici, fra il desiderabile e il realizzabile. Del resto, se è consentito osservarlo, gli interessi di ricerca dei curatori dell'archivio, che vanno notoriamente al di là del diritto privato, testimoniano, se ce ne fosse bisogno, che la scelta non mira a ristabilire vecchie divisioni all'interno del nostro campo di studi.

Vorrei solo segnalare come, anche all'interno del campo prescelto, tendenzialmente coincidente con quello del diritto privato, si possono verificare sfasature. Cosìf potremo conoscere le interpretazioni moderne della definitio labeoniana contenuta in D. 21.1.17,14 Ulp. 1 ed. aed. cur.: «Erronem ita definit Labeo pusillum fugitivum esse et ex diverso fugitivum magnum erronem esse», ma non potremo ricercare quelle pertinenti ad un'altra definizione labeoniana sempre in tema di edicto edilizio, «Caelius Sabinus in libro, quem de editto aedilium curulium compostiti, Labeonem refert, quid esset morbus, bisce verbis definisse: 'Morbus est habitus cuiusque corporis cantra naturam, qui usmm eius facit deteriorem'». Infatti, questa seconda definitio ci è nota solo grazie a Gellio (N.A 423% cioè una fonte letteraria, estranea al novero di quelle giuridiche prese in considerazione in sede di costituzione dell'archivio (si noti che, in questo secondo testo, a quanto sembra, la citazione labeoniana è addirittura letterale).

Il rimedio a disparità di questo tipo non credo sia particolarmente di-Page 251spendioso. Si tratta di compiere una ricognizione, sulla base delle due raccolte disponibili (di O. Lenel e di F.P. Bremer), dei frammenti giurisprudenziali traditi per canali diversi dal Digesto e dalle altre raccolte pregiustinianee, ossia prevalentemente attraverso autori letterarii o i rari papiri. L'analisi del materiale bibliografico potrà in seguito essere compiuta dai redattori estendendo l'attenzione anche a questo ulteriore gruppo di fonti.

Discorso analogo è da farsi a proposito delle costituzioni imperiali, per evitare, ad esempio, la disparità di trattamento che ora si verifica con la Constitutio Antoniniana: fiuris contiene le interpretazioni relative a D. 1.5.17 Ulp. 22 ed., ma non quelle pertinenti alla più interessante tradizione testimoniata da P. Giss. 40 I.

@3. Il materiale bibliografico

Anche sotto questo profilo la scelta dei documenti da includere nell'archivio può essere giudicata restrittiva, sia per l'esclusione programmatica delle monografie, sia per la cernita cui sono stati sottoposti i periodici (penso all'assenza di riviste come Athenaeum, Historia o JRS). In realtà, si ha l'impressione che, a differenza di quanto accade con le fonti di riferimento, la scelta del materiale bibliografico tenda a porsi in un punto più vicino all'equilibrio fra costi e vantaggi. Infatti, il repertorio delle fonti discusse nelle riviste è un sussidio di cui si avvertiva particolarmente la mancanza. Questo tipo di indici, infatti, è disponibile a stampa solo per alcune riviste e in un numero ancora inferiore di casi è accessibile in formati che coprono più annate, come per la ZSS; più spesso è necessario procedere a lunghi controlli volume per volume. Nelle monografie, invece, l'uso di indici delle fonti è sistematicamente diffuso, il che ne rende meno grave la mancata trasfusione nell'archivio elettronico. D'altra parte, poiché in fiuris sono state indicizzate anche le recensioni con le relative fonti discusse, sono state per così dire ricuperate all'archivio elettronico le principali fonti interpretate nelle monografie, in quanto ridiscusse in sede di recensione. Questo rinvio costituisce una potente - direi quasi risolutiva -risorsa per circoscrivere il numero delle monografie dei cui indici lo studioso procederà al controllo diretto.

Dato che, invece, per le collettanee l'indice delle fonti è un optional e, al tempo stesso, le recensioni delle opere collettive sono, per loro natura, spesso cursorie (cosicché non si può sperare di ottenere attraverso le recensioni una cernita delle fonti citate), è da incoraggiare il progetto di includerle nell'archivio in un prossimo futuro.

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La presentazione degli estremi bibliografici è chiara e precisa. Disturba un poco l'assenza del numero ordinale dell'annata delle riviste, il dato potrebbe essere utile al momento di cercare l'esemplare della rivista per consultarlo direttamente, dato che non sempre le riviste nelle biblioteche sono catalogate per anno. L'omissione, però, può essere un buon antifurto, nel senso che la citazione di seconda mano, compiuta travasando in uno scritto direttamente il risultato ottenuto da FIURIS, potrà essere individuata dalla mancanza del numero dell'annata!

@4. Il campo fonti

I curatori sono perfettamente consapevoli che la presentazione del documento è farraginosa, dato che non solo la fonte oggetto della ricerca compare con tutte le altre incluse nel documento, ma non è nemmeno evidenziata a video da una diversa luminosità. L'inconveniente risulta abbastanza fastidioso specialmente se si procede alla stampa dei risultati dell'interrogazione. Può capitare, come nel caso dell'articolo di P. Pescani, «Studi sul Digestum vetus», BIDR, 84 (1981), p. 159 ss., che il prodotto siano tredici pagine a stampa.

Per attenuare l'inconveniente, avanzo un suggerimento molto semplice, che non richiede interventi sulla logica del sistema Find. Se le fonti, invece di essere presentate nell'ordine in cui compaiono nell'articolo spogliato, cioè in ordine di pagina, fossero disposte in ordine alfanumerico, l'individuazione della fonte all'interno della lista sarebbe notevolmente facilitata e inoltre si troverebbero accostate tutte le indicazioni relative alla medesima fonte, qualora sia più volte citata nello stesso scritto.

@5. Il ricupero dell'informazione: un confronto con bia

Può essere costruttivo, dopo avere parlato di FIURIS, istituire un confronto con un altro encomiabile prodotto dell'informatica romanistica, il CD Bibliotheca Iuris Antiqui (bia)4.

FIURIS e BIA, al di là della diversa dimensione, si differenziano soprattutto sotto il profilo del retrieval. Si può dire, mi pare, che FIURIS abbia seguito la strada del rigore, BIA quella dell'abbondanza. Le chiavi per accedere all'informazione bibliografica sono, fino ad un certo livello, identiche:

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entrambi gli archivi si possono interrogare muovendo dai dati bibliografici,

cioè attraverso i nomi degli autori e le parole del titolo (oltre, ovviamente, alle chiavi secondarie, che permettono, per esempio, di sapere chi ha scritto nel 1985 o chi abbia scritto su riviste pubblicate dall'editore Giuffré o su

Labeo, ammesso che siano informazioni significative). Inoltre - ed è questa

la novità straordinaria di entrambe le basi di dati, che misura il loro progresso su qualunque altra realizzazione del passato - possono essere consultate ' attraverso i luoghi delle fonti. FIURIS si ferma a questo livello, con una riserva che scioglierò tra poco; bia è dotata anche di una fitta rete di notazioni rappresentate da numeri (cioè classi) nonché da parole libere e da termini controllati costituiti in thesaurus, cioè trattati come concetti e legati da relazioni di sinonimia, di sotto- e di sopraordinazione. Poiché bia, come ripeto dotata, in aggiunta, anche di. tutti gli accessi di cui dispone FIURIS, non c'è dubbio che essa...

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