Democrazia e informatica

AutoreAntonio Anselmo Martino
Pagine51-54

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Da quanto dicono i futurologi sulla società, sorgono previsioni delle quali alcune sono, a dir poco, apocalittiche, altre utopiche.

Per ciò che riguarda la diade politico-tecnica democrazia-informatica, due sono le previsioni: una angosciarle di perdita della libertà nelle grinfie informatiche del potere, l'altra, utopica, di partecipazione politica attraverso reti informatiche.

Non è detto che la prima previsione sia giustificata, ma neppure che la seconda sia necessariamente auspicabile.

Non v'è alcun dubbio che nell'immediato futuro la società sarà più informatizzata1, ma sarà anche più democratica.

Nell'ombra che il 1984 ha proiettato nella fine di questo nostro secolo c'è la paura di uno Stato totalitario capace di annientare l'individuo. Questa paura, più del panoptico di Bentham, invade il mondo con le nuove tecnologie, in particolare l'informatica. Questa si espande e penetra nelle umane vicende con una velocità e profondità mai raggiunte prima d'ora, con la possibilità, inoltre, di tenere la nostra vita costantemente sotto l'occhio del suo potere.

Informatica e democrazia, ma sono poi compatibili, Come tutte le paure, anche questa delle nuove tecnologie è difficilmente analizztbile in termini di razionalità, ma in queste poche righe non intendo andare oltre. Mi limiterò alla parte razionale discorsiva del problema e al fatto, non meno importante, che non vi sia - e non può esservi per ort, - alcuna verifica empirica sull'argomento; il tutto, quindi, è puro -frutto di congetture.

L'informatica è un mezzo, un insieme di conoscenze e di tecniche, e, come tutti i mezzi, non è in grado di risolvere da sola il problema di sapere se la società futura, che sarà senza dubbio più informatizzata, sarà anche più democratica.

Non è il caso di scomodare tutte le teorizzazioni formulate ai fini di individuare cosa potrebbe darci più democrazia. Come ogni termine, democrazia riceve senso anche da un altro termine al quale si oppone: autoritarismo («dittatura» o «totalitarismo», secondo le preferenze).

Nella classificazione aristotelica, mantenuta fino ad Hegel, la democrazia è una forma corrotta che il grande filosofo definisce «a vantaggio dei poveri»,Page 52 e questo perché i poveri sono inevitabilmente i più, Oggi poche teorie (non interessate) negano che la democrazia richieda certe procedure universali legate alla forma delle elezioni (periodiche, con alternative reali, con una sufficiente libertà-per poter-renderle, tali e rispettarle dopo). Si potrebbe dire che la democrazia indica come governare nel...

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