Conservatorie meccanizzate: una modesta proposta

AutoreAngelo Gallizia
Pagine247-256

Page 247

@1. La storia dell'idea di meccanizzare le Conservatorie

Lo credo che la prima volta in cui è stata enunciata in pubblico la possibilità teorica e l'opportunità di meccanizzare le procedure della Conservatoria dei Registri Immobiliari debba farsi risalire ad un convegno, organizzato dall'Associazione dei Conservatori dei Registri Immobiliari sulle applicazioni del microfilm nelle Conservatorie il 20/21 maggio 1967 a Saint Vincent, di cui resta traccia nel n. 18, luglio-dicembre 1967, della Rivista di Diritto Ipotecario. Allora il funzionamento della Conservatoria era ritenuto cosi brillante dai Conservatori che fu coniato lo slogan «Conservatorie, l'azienda modello della pubblica amministrazione». Di diversa opinione erano anche allora gli utenti, sopratutto sul versante delle ispezioni ipotecarie dove il ritrovamento del titolo utile non era favorito dall'impostazione rigorosamente personale dell'accesso ai dati. L'informatica venne in quel convegno auspicata per la sua potenzialità di facilitare le procedure di ricerca del titolo utile mediante il contemporaneo accesso personale e reale.

Invece ciò che spinse all'effettiva meccanizzazione delle Conservatorie fu il ritardo fra presentazione e repertoriazione delle note. Il meccanismo generatore della Legge 52 fu innescato dal Consiglio Notarile di Milano, che si propose di realizzare, ad esclusiva spesa dei Notai milanesi, una procedura informatizzata che permettesse di rendere meno drammatici gli effetti del ritardo nella repertoriazione. Tale ritardo, in realtà commisurabile a quello oggi esistente in più di una Conservatoria, fu ritenuto giustamente intollerabile perché obbligava gli ispezionanti alla consultazione di un numero di registri del Mod. 60 tale da rendere inattendibile i risultati della consultazione stessa.

Alle dimissioni del Consiglio Notarile di Milano (1978) conseguenti al diniego da parte del Ministero delle Finanze dell'autorizzazione alla realizzazionePage 250 della proposta, il Ministero delle Finanze stesso (posi hoc ergo propter hoc) costitui una Commissione interministeriale per la meccanizzazione della Conservatoria composta da funzionari del Ministero delle Finanze, del Ministero della Giustizia, della Società SOGEI (il braccio informatico del Ministero delle Finanze), alcuni Conservatori ed alcuni Notai. I lavori della Commissione si conclusero... per mancata riconvocazione, dopo che i Notai componenti non avevano approvato la relazione finale proposta, per disaccordo nei confronti di alcune procedure ivi previste.

La légge 52 fu comunque strutturata sulla base di quella relazione, i relativi decreti attuativi seguirono e molte Conservatorie sono state meccanizzate. Oggi è possibile, osservando il funzionamento delle Conservatorie meccanizzate, fare alcune osservazioni anche sulla scorta di ciò che l'esperienza, ormai attendibile perché assestata sperimentalmente, dimostra.

@2. L'obbiettivo della meccanizzazione

Lo scopo pratico che la meccanizzazione delle Conservatorie si poneva fu, senza dubbio, quello di «annullare» i tempi di «repertoriazione» cosi da rendere inutile il Mod. 60 e la sua consultazione. Il risultato formale è stato raggiunto - il Mod. 60 non esiste più nelle Conservatorie meccanizzate - ma il periodo di latenza fra presentazione delle note e repertoriazione (oggi memorizzazione), anziché in tempo reale, cioè tale da non richiedere il Mod. 60, è in tempo ampiamente differito in quasi tutte le Conservatorie meccanizzate.

Data l'assenza del Mod. 60 non vi è più alcun strumento per gestire il tempo di latenza dai dati. La conclusione è quindi paradossale: il Mod. 60 non esiste più ma esiste, ed in qualche caso è ingigantita, l'esigenza che del Mod. 60 postulava l'esistenza.

Questo stato di cosa penalizza pesantemente la funzione notarile, cui il mercato immobiliare, compresi i fruitori delle garanzie ipotecarie, chiede da sempre la sicurezza delle contrattazioni, il che spiega il coro di lamentele che dalla operosa periferia salgono al centro, luogo delle decisioni, lamentele, che, in qualche caso, rischiano di mettere in discussione l'utilità stessa della meccanizzazione.

La situazione è di tale gravita da meritare una diagnosi accurata e l'indicazione di una adeguata terapia, che deve essere sensata e rapida, da attuarsi prima che inizi la meccanizzazione delle grandi conservatorie, dove i danni saranno verosimilmente più che proporzionali alla quantità dei dati trattati.

@3. La diagnosi dell'attuale situazione

Il fatto, apparentemente paradossale, della meccanizzazione che rallenta l'esercizio di procedure rispetto alla gestione manuale, in realtà si è già verifi-cato nella storia dell'informatica.Page 251

La ragione di fondo sta nel fatto che l'informatica, per la sua natura, tende a modificare il modus operandi di coloro che si trovano sia a monte (fornitori di dati) che a valle (utilizzatori di dati) delle procedure meccanizzate.

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